mercoledì 25 agosto 2010
Almeno sei civili sono rimasti uccisi oggi nei violenti scontri tra esercito e insorti islamici Shabaab in corso a Mogadiscio dove ieri sono morte 32 persone, tra cui 6 deputati. E oggi un appello è stato pronunciato da Benedetto XVI, che ha sollecitato la comunità internazionale a "non risparmiare sforzi" per il ripristino del "rispetto della vita e dei diritti umani".
- «Un altro assalto vigliacco. Il mondo ci deve aiutare»
- Non è più solo somala la guerra shabaab di Fabio Carminati
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Almeno sei civili sono rimasti uccisi nei violenti scontri tra esercito e insorti islamici Shabaab che sono in corso, per il terzo giorno consecutivo, a Mogadiscio, dove ieri sono morte 32 persone, tra cui 6 deputati, nell'attacco all'hotel Muna. Secondo alcuni testimoni, almeno sei civili sono stati uccisi da colpi di mortaio diretti contro le abitazioni. Da tre giorni è in corso una violenta battaglia nella capitale somala in seguito all'offensiva lanciata lunedì sera dai ribelli islamici contro le postazioni del governo transitorio somalo.E oggi un appello sulla grave situazione in Somalia è stato pronunciato da Benedetto XVI al termine dell'udienza generale, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Il Papa ha sollecitato la comunitàinternazionale a "non risparmiare sforzi" per il ripristino del "rispetto della vita e dei diritti umani". "Il mio pensiero va a Mogadiscio - ha detto il Pontefice -, da dove continuano a giungere notizie di efferate violenze e che ieri è stata teatro di una nuova strage". "Sono vicino - ha proseguito - alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che, in Somalia, soffrono a causa dell'odio e dell'instabilità". "Auspico - ha concluso Papa Ratzinger - che, con l'aiuto della comunità internazionale, non si risparmino sforzi per ristabilire il rispetto della vita e dei diritti umani".L'ASSALTO ALL'HOTELL’ennesima prova di forza del fondamentalismo islamico mette spietatamente a nudo la debolezza e il vuoto di potere in cui è sprofondata la Somalia. Guerra vera, quella in corso a Mogadiscio. Tra un governo che non può governare e un gruppo estremistico – gli shabaab legati ad al-Qaeda – che ha allungato i suoi tentacoli su tutto il territorio nazionale, nella convinzione di poter dare ormai l’ultima spallata per la presa del potere. Così si spiega l’ultimo attentato, quello di ieri, compiuto nella capitale: almeno 31 le vittime, tra le quali anche sei deputati, anche se i fondamentalisti parlano di un bilancio di 60-70 morti.L’assalto contro un albergo frequentato da funzionari governativi e politici è avvenuto al mattino, per mano di uomini armati travestiti con uniformi militari. «Sei membri del Parlamento che stavano nell’albergo sono tra le persone morte nell’attacco. Inoltre, cinque agenti di sicurezza sono morti nell’operazione, gli uomini armati alla fine si sono fatti esplodere», ha reso noto il governo in una nota. «Alcuni membri del Parlamento avevano delle pistole nelle loro camere e si sono difesi da soli prima dell’arrivo delle forze di sicurezza», ha aggiunto una fonte governativa.Al-Shabaab ha rivendicato immediatamente l’attacco, sostenendo che sono morte dalle 60 alle 70 persone. «Le nostre forze mujaheddin hanno messo in atto un’operazione all’Hotel Muna e i nostri martiri sono riusciti a uccidere dalle 60 alle 70 persone, tra membri del Parlamento, agenti d’intelligence e dipendenti statali», ha detto ai giornalisti il portavoce Sheikh Ali Mohamud Rage. I miliziani islamici hanno confermato che l’attentato era stato pianificato da tempo, senza precisare però il numero dei terroristi impegnati nell’operazione. Secondo la radio somala Shabelle, gli assalitori sarebbero stati tre: due di loro si sarebbero fatti saltare in aria dopo aver aperto il fuoco nell’albergo, mentre il terzo sarebbe stato catturato vivo. La conferma di un arresto è stata data anche dalle autorità.L’assalto di ieri è la riprova che il governo e gli oltre 6.300 militari delle forze di peacekeeping dell’Unione Africana (Ua) non sono riusciti a riportare l’ordine dopo due decenni di anarchia, periodo che ha reso il Paese una continua fonte di instabilità per l’Africa orientale. L’attacco, peraltro, è giunto all’indomani dell’annuncio da parte dell’Unione Africana di un imminente arrivo di centinaia di nuovi peacekeeper, in maggioranza ugandesi. Finora i militari dell’Ua sono riusciti per lo più a controllare il porto e l’aeroporto e a proteggere il presidente Sheikh Sharif Ahmed, non ottenendo però altri successi significativi. I militanti, che controllano la maggior parte della città e molte zone nel centro e nel sud del Paese, hanno arruolato nelle loro fila decine di combattenti stranieri.Da due giorni estremisti e soldati governativi si fronteggiano a Mogadiscio. Gli shabaab sono decisi a conquistare una zona denominata «chilometro zero»: l’obiettivo è quello di spezzare la via di collegamento tra l’aeroporto e il porto, isolando così anche il palazzo presidenziale ed impedendo al governo di avere rinforzi e rifornimenti dall’estero. Il bilancio di questi ultimi combattimenti è di 40 morti e 150 feriti. Negli ultimi tre anni, però, la stima delle vittime è di 210mila persone. Due giorni fa, peraltro, gli shabaab hanno annunciato l’inizio di una vasta offensiva «contro gli invasori cristiani e il governo apostata». Non possono star tranquilli nemmeno i Paesi vicini, come hanno tristemente evidenziato gli attentati suicidi compiuti da al-Shabaab il mese scorso in Uganda, costati la vita a 70 persone.Paolo M. Alfieri
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