giovedì 7 giugno 2018
I fermi aumentati del 5% rispetto al mese precedente. La crescita economica incoraggia gli ingressi nonostante il pugno di ferro di Trump. L'amministrazione: «Occorrerà uno sforzo proluimngato»
Migranti del centro america entrano negli Stati Uniti al valico di el-Chaparrai in Messico (Epa)

Migranti del centro america entrano negli Stati Uniti al valico di el-Chaparrai in Messico (Epa)

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Gli arresti di immigrati che tentano di entrare illegalmente negli Usa dal confine messicano sono aumentati del 5% a maggio rispetto al mese precedente. Lo affermano i dati diffusi dal ministero per la Sicurezza nazionale. Un trend costante da tre mesi. Il pugno di ferro del presidente Donald Trump contro l'immigrazione illegale che si traduce in fermi ed espulsioni, evidentemente ma non sta scoraggiando i flussi migratori verso gli Stati Uniti.

Secondo gli esperti, il momento particolarmente favorevole per l'economia americana con l'indice di disoccupazione calato al 3,8% potrebbe essere uno dei fattori che sta determinando l'aumento dei tentativi di immigrazione. La polizia di frontiera ha arrestato oltre 50.000 persone a maggio. "Questi numeri - ha detto in un comunicato un portavoce del ministero - mostrano che nonostante l'amministrazione Trump stia ripristinando il ruolo della legge, per distruggere i cartelli, i contrabbandieri tutti gli altri nefasti attori, occorrerà uno sforzo prolungato e un impiego continuativo di risorse per mesi".

La lotta all'immigrazione clandestina è infatti una delle più importanti partite su cui si gioca la credibilità del presidente Trump. Le politiche di "tolleranza zero" promosse dalla Casa Bianca hanno portato anche ad una serie di criticatissime operazioni di polizia che hanno portato alla separazione di un numero sempre maggiore di famiglie. In due settimane, 658 minorenni sono stati allontanati dai genitori, secondo le stime fornite dall'opposizione democratica. Eppure il numero delle persone che cerca di oltrepassare il confine continua a crescere, aumentando il nervosismo all'interno della West Wing e la frustrazione del presidente nei confronti dell'operato della ministra per la sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen.

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