sabato 20 agosto 2022
In manette l'ex procuratore Murillo Karam con l'accusa di aver coperto il «crimine di stato»
Le foto dei 43 studenti esposte a Città del Messico

Le foto dei 43 studenti esposte a Città del Messico - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

José Murillo Karam è in cella. L’ex procuratore incaricato delle indagini sulla scomparsa dei 43 studenti a Iguala è stato arrestato con l’accusa di aver manipolato le prove, insieme ad altri 63 funzionari di alto livello dell’amministrazione di Enrique Peña Nieto. La «verità ufficiale», più volte sbandierata da Murillo Karam, è stata fatta a pezzi punto per punto dalla Commissione di inchiesta creata dal governo del successore, Andrés Manuel López Obrador, all’indomani dell’elezione. Quello avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 settembre nella cittadina del Guerrero è stato un «crimine di stato», a cui hanno partecipato, oltre alla polizia – non solo quella locale bensì le forze di sicurezza statali e federali –, vertici delle Forze armate e inquirenti. La versione dei 43 ragazzi bruciati nella discarica di Cocula è «una montatura», fabbricata con confessioni estorte con la tortura e prove confezionate. Niente di nuovo, in realtà. Il gruppo di esperti indipendenti chiamato a far luce sulla vicenda era giunto alla medesima conclusione nel 2016, insieme a attivisti, reporter e analisti. Stavolta, però, è lo stesso esecutivo ad affermarlo. E ad aggiungere – per la prima volta – che le probabilità di ritrovare i 43 studenti vivi sono praticamente nulle. Il caso-Iguala è divenuto il simbolo della tragedia dei “desaparecidos” in Messico. Oltre 100mila persone sono scomparse negli ultimi sedici anni. La sparizione dei 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa è riuscita, però, a rompere il muro di silenzio che, troppo a lungo, ha avvolto il dramma. Da qui l’importanza del rapporto, presentato da venerdì dal sottosegretario per i Diritti umani, Alejandro Encinas. Meno di ventiquattro ore dopo, Murillo Karam è finito in manette. Finora, però, solo i resti di tre giovani sono stati trovati. Degli altri 40 non si sa nulla. Anche questo è una buona metafora dei 100mila desaparecidos messicani.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: