mercoledì 18 agosto 2010
«Vietarle è incostituzionale» secondo la Corte Suprema. L'autorizzazione vale solo per la capitale, dove le unioni sono state legalizzate nel 2009. Ma la polemica è rovente. Dure critiche dalla Chiesa. 
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Avere due mamme o due papà non è incostituzionale. Al contrario, proibire ad una coppia omosessuale di adottare un minore significherebbe «costituzionalizzare la discriminazione». Con questi argomenti, il Tribunale Supremo messicano ha dato il suo placet alla legge di Città del Messico (valida solo nel distretto della capitale), che permette l’adozione alle coppie gay legalmente sposate. Il ricorso di incostituzionalità presentato dalla Procura generale federale è stato rigettato. La decisione della Corte è stata assunta quasi all’unanimità: nove voti a favore dell’adozione, solo due voti contrari. Eppure – nonostante l’unità dei membri del Supremo – il dibattito è rovente in Messico, uno dei Paesi più cattolici del mondo. In un ampio documento pubblicato nel sito dell’episcopato messicano, il cardinale Juan Sandoval Iniguez, arcivescovo di Guadalajara, ha manifestato «tristezza e delusione» per una «così grave decisione». I giudici – accusa il cardinale – hanno «disatteso il bene comune, la logica del senso comune e hanno palesato disprezzo per la legge naturale». Equiparare i diritti delle coppie eterosessuali e omosessuali «danneggia profondamente il matrimonio, formato da un uomo e una donna» e «la famiglia, prole di un’unione fra persone dello stesso sesso». I veri protagonisti della vicenda sono i minori: «Non devono essere tenuti in conto solo i diritti delle persone dello stesso sesso che vogliono adottare», ma anche «i diritti fondamentali dei bambini». E avere «un padre e una madre – assicura l’arcivescovo – è l’ambiente migliore e più adatto» per inserirsi nella società circostante. Qualche giorno fa, il cardinale aveva accusato i membri della Corte Suprema di essere stati corrotti dalle autorità del Distretto Federale di Città del Messico e da organismi internazionali. Il Supremo ha reagito duramente alle parole dell’arcivescovo, censurandole: «In uno Stato laico come il nostro deve esserci un’assoluta separazione fra Chiesa e Stato», ha risposto il giudice Sergio Valls Hernandez. «Non si può accusare impunemente di corruzione gli 11 membri del più alto tribunale del Paese", ha aggiunto il magistrato». Il 5 agosto la Corte Suprema aveva già dichiarato costituzionale la legge di Città del Messico che autorizza i matrimoni fra persone dello stesso sesso: il Tribunale stabilisce che queste unioni devono essere riconosciute in tutto il Paese, anche negli stati messicani in cui le nozze gay non sono legali. Il Parlamento del Distretto Federale della capitale approvò il matrimonio gay nel dicembre del 2009: la norma – entrata in vigore il 4 marzo – fu uno dei primi strappi di questo tipo in America Latina. Nel 2007 la maggioranza parlamentare di Città del Messico aveva depenalizzato l’aborto. Quella della Procura generale e della Chiesa messicana non sono le uniche posizioni contrarie all’adozione dei minori da parte delle coppie omosessuali. Per il presidente dell’associazione degli avvocati cattolici, Armando Martinez, la sentenza nasconde «una decisione politica» e una posizione «ideologica», che «vulnera il diritto fondamentale dei bambini di avere un padre e una madre». Anche se in Messico non sono più possibili appelli, gli avvocati cattolici non escludono il ricorso ad altri organismi internazionali. Esultano – al contrario – le organizzazioni di gay e lesbiche, per le quali la risoluzione ha «seppellito» l’omofobia istituzionale.
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