giovedì 19 ottobre 2023
La crisi apre inaspettati spazi politici per Mosca, che ha rapporti con tutti gli attori coinvolti. Ma pesano le ombre della guerra in Ucraina. E l'equilibrismo tattico può portare all'immobilità
Vladimir Putin in compagnia del presidente cinese Xi Jinping a Pechino

Vladimir Putin in compagnia del presidente cinese Xi Jinping a Pechino - Reuters

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Ieri il faccia a faccia a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping nel quale ha ribadito la richiesta di “un cessate il fuoco” immediato. Oggi l’invio di 27 tonnellate di aiuti umanitari destinati ai civili della Striscia di Gaza. Vladimir Putin prova a “entrare” nella crisi mediorientale, una crisi che, paradossalmente, apre degli spazi politici al leader russo, ostracizzato in Occidente dopo la guerra in Ucraina. “La Russia può e giocherà un ruolo nella risoluzione del conflitto. Stiamo mantenendo i contatti con le parti in conflitto”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. E lo stesso presidente russo, da Pechino, ha assicurato di avere avuto contatti con tutti gli attori principali nella crisi e di essere convinto “che nessuno vuole che la situazione precipiti”. Ma quali sono le reali possibilità di Mosca? Può il presidente russo, che ha promosso una guerra che dura ormai da 20 mesi, portando morte e distruzione in Ucraina, accreditarsi come pacificatore nel complicato mosaico mediorientale?

Una (insperata) occasione da sfruttare

Secondo gli analisti, Putin punta a “capitalizzare” questa guerra. Per almeno due motivi. La crisi tra Israele e Hamas “distrae” – come ha scritto la Bbc – l’opinione pubblica, con l’attenzione mediatica oggi puntata tutta su Gaza. Ma Mosca spera soprattutto che “una parte delle forniture di armi occidentali all'Ucraina vengano reindirizzate verso Israele”, nonostante il segretario alla Difesa americano statunitense, Lloyd Austin si sia affrettato a fare sapere che “gli Usa possono stare accanto all’Ucraina e allo Stato di Israele”. Non solo. La recrudescenza del conflitto in Medio Oriente è un’arma retorica nelle mani della Russia per contestare l’ordine mondiale “garantito” dagli Stati Uniti. Dopo l'attacco di Hamas a Israele, il messaggio rilanciato più volte da Vladimir Putin è stato che “siamo davanti a un esempio del fallimento della politica degli Stati Uniti in Medio Oriente". Mosca accusa gli Stati Uniti di aver prestato poca attenzione al dramma palestinese e alla loro aspirazione ad avere uno Stato indipendente.

Il ruolo in Medio Oriente

Dopo essere stata espulsa politicamente dal Medio Oriente, la Russia ha riconquistato spazi con la guerra in Siria, quando - a suon di raid - ha salvato il regime di Bashar al-Assad. E, paradossalmente, come sostengono gli analisti dell’Afsa, l’American Foreign Service Association, la Russia è “l’unica potenza in grado di dialogare con tutte le parti in tutti i conflitti nella regione”. Ha legami sempre più stretti con l’Iran, ma anche con Israele. Ha relazioni storiche con i palestinesi, Hamas compresa. Ha intessuto rapporti solidi anche con l’Egitto e l’Arabia Saudita. È insomma capace di giocare su più tavoli. Proprio questa sua posizione impone a Mosca quella che il Cremlino ha definito un “approccio equilibrato”.

Israele o Iran?

Come scrive l’Ap, “le relazioni di Mosca con Israele sono rimaste forti durante le operazioni della Russia in Siria, anche se l’esercito israeliano ha spesso attaccato le forze iraniane che si erano alleate con le truppe russe”. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha rappresentato un test importante per le relazioni russo-israeliane. “Le autorità israeliane hanno camminato su una linea sottile, esprimendo sostegno a Kiev ma rifiutandosi di fornirle armi”. Al tempo stesso però Mosca si è avvicinata sempre più all’Iran. Come scrivono gli analisti dell’European council on foreign relations, “la cooperazione tra i due Paesi ha raggiunto livelli senza precedenti, evidenti nell’uso dei droni iraniani da parte della Russia in Ucraina. Russia e Iran hanno aumentato i loro sforzi per resistere congiuntamente alle sanzioni occidentali e all’isolamento politico. L’Iran continua inoltre ad espandere il suo programma nucleare a livelli allarmanti – senza alcuna opposizione da parte di Mosca”. Un vero e proprio equilibrismo politico, con la Russia attenta a non sbilanciarsi tra Iran e Israele. Che rischia, però, di sterilizzare un possibile ruolo di Mosca.

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