martedì 20 febbraio 2024
Il veto usa ha bloccato, ancora una volta, l'iniziativa. Al Cairo ancora stallo nelle trattative. Il principe William "rompe" il protocollo: "Troppi morti"
Nel sud della Striscia peggiorano le condizioni di igieniche per gli sfollati palestinesi nella zona di Rafah: il campo di Deir al-Balah è tra quelli allagato dalla piogge

Nel sud della Striscia peggiorano le condizioni di igieniche per gli sfollati palestinesi nella zona di Rafah: il campo di Deir al-Balah è tra quelli allagato dalla piogge - Ansa

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Un cessate il fuoco «temporaneo» da raggiungere «non appena possibile». In Consiglio di sicurezza Onu gliUsa – per la prima volta dall’inizio del conflitto in Medio Oriente – infrangono il muro da loro stesso eretto attorno all’operazione a Gaza di Israele e gettano sul tavolo, seppure “ammorbidita”, una proposta di tregua. Secondo quanto riferito dalla Reuters, la mossa statunitense è arrivata dopo il veto (e quindi la bocciatura) a una risoluzione elaborata dall’Algeria che, invece, chiedeva un cessate il fuoco umanitario «immediato». Con l’iniziativa statunitense il Consiglio di sicurezza «sottolineerebbe  – si legge nel testo riportato dalla Reuters – il proprio sostegno ad un cessate il fuoco temporaneo a Gaza non appena possibile, basato sulla formula del rilascio di tutti gli ostaggi e chiederebbe l’eliminazione di tutte le barriere alla fornitura di assistenza umanitaria su vasta scala».

Secondo le anticipazioni circolate, il testo della risoluzione riecheggerebbe in qualche modo la posizione (irata) espressa dal presidente Usa Joe Biden al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in particolare sul “no” ad un attacco a Rafah, la città più a sud della Striscia dove hanno trovato rifugio circa la metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza. Un alto funzionario dell’Amministrazione americana, parlando a condizione di anonimato, ha precisato che gli Stati Uniti «non hanno intenzione di affrettarsi» al voto e intendono concedere tempo per i negoziati. «Il semplice fatto che gli Stati Uniti stiano presentando questo testo è un avvertimento per Netanyahu. «È il segnale più forte che gli Stati Uniti hanno inviato finora alle Nazioni Unite: Israele non può fare affidamento indefinitamente sulla protezione diplomatica americana», ha commentato alla Reuters il direttore dell’International Crisis Group delle Nazioni Unite, Richard Gowan.
Negoziati, appunto. Ieri il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è arrivato al Cairo per colloqui con funzionari egiziani, dopo che le prospettive per una nuova tregua con Israele si sono assottigliate sempre più. Parallelamente, è approdata in Egitto anche una delegazione israeliana mentre oggi è atteso il consigliere per il Medio Oriente del presidente Usa Biden, Brett McGurck. Quali sono i margini di movimento reali per rianimare la trattativa? Secondo un funzionario del movimento islamista, l’arrivo al Cairo di Hanieyh non è un segnale di svolta nei negoziati, definiti «difficile».

Israele ha poi smentito le voci che continuano a circolare su una possibile fuga in Egitto del leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, considerato la mente dell'attacco sanguinario del 7 ottobre. Le forze di difesa israeliane hanno puntualizzato di non avere informazioni al riguardo. La situazione umanitaria nella Striscia continua a essere tragica. E ieri il Programma alimentare mondiale ha nuovamente sospeso la distribuzione di aiuti nel nord di Gaza per il «caos e della violenza più totale causati dal crollo dell’ordine civile». L’agenzia Onu aveva ripreso domenica la consegna degli aiuti, precedentemente sospesi per tre settimane, ma ha dovuto nuovamente bloccare le operazioni dopo che un convoglio di camion è stato preso di mira da colpi d’arma da fuoco e saccheggi. Le squadre del Pam hanno riferito di aver assistito a «livelli di disperazione senza precedenti».

Il principe William ha rotto invece il protocollo reale ed è intervenuto sul sanguinoso conflitto in corso tra Israele e i miliziani di Hamas a Gaza invocando "la fine delle ostilità al più presto possibile", in un modo molto inusuale da suscitare alcune critiche. Una dichiarazione per certi versi "politica" da parte dell'erede al trono britannico, che in questo modo incarna in pieno il ruolo di principe di Galles come lo aveva interpretato a suo tempo re Carlo III, noto per le sue affermazioni su molti temi meno neutrali e caute rispetto alla linea tenuta dalla defunta regina Elisabetta II. William inoltre si è detto "profondamente inquieto per il terribile costo umano del conflitto", nel corso di una visita alla sede della Croce Rossa britannica, impegnata nel fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza mentre continua la massiccia operazione militare condotta dalle truppe dello Stato ebraico. "Troppe persone sono state uccise finora", ha sottolineato ancora l'erede al trono, parlando anche della "disperata necessità di aumentare l'aiuto umanitario" nella Striscia, come pure di ottenere "il rilascio degli ostaggi" israeliani nelle mani di Hamas. Chiari riferimenti alla strage del 7 ottobre non sono comunque mancati.

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