giovedì 17 agosto 2023
Al governo sembra interessare veramente poco il corollario di accuse che accompagna il reale. La visita in Gran Bretagna, dopo quella a Parigi, dovrebbe avvenire a ottobre. In vista affari miliardari
Il principe Mohammed bin Salman con il premier giapponese Fumio Kishida a Gedda

Il principe Mohammed bin Salman con il premier giapponese Fumio Kishida a Gedda - ANSA

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Il premier britannico Rishi Sunak riceverà in autunno, probabilmente a ottobre, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. La sua ultima volta nel Regno Unito risale a marzo 2018, pochi mesi prima l’assassinio nel consolato di Istanbul del giornalista Jamal Khashoggi di cui, secondo l’intelligence turca e statunitense, è stato il mandante. I dettagli della visita a cui il governo lavora da mesi ancora non ci sono. Il protocollo prevederebbe che il principe, 37 anni, primo ministro dal 2022, venga accolto anche a Buckingham Palace da re Carlo. È difficile che per l’occasione, come auspicano le associazioni per i diritti umani, non gli vengano stesi tappeti rossi.

Mohammed bin Salman (MbS), titolare di un patrimonio personale di circa 25 miliardi di dollari, non è solo l’uomo che avrebbe disposto il feroce omicidio Khashoggi. È anche la regia del riavvicinamento dell’Arabia Saudita ai governi totalitari di Russia, Cina e Iran nonché lo stratega della partecipazione saudita alla guerra nello Yemen paradossalmente contro gli Houthi appoggiati dallo stesso regime iraniano che ora (grazie al lavoro diplomatico Usa) potrebbero avvicinarsi a Riad. Al governo di Sunak sembra interessare veramente poco il corollario di accuse. Londra è determinata a ottenere per suo tramite un prezioso accordo di libero scambio con il blocco dei Paesi del Golfo Persico che, oltre all’Arabia Saudita, anche Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Oman e Bahrein. Un’intesa che secondo alcune stime potrebbe far crescere l’economia britannica di 1,6 miliardi di sterline all’anno.

Il principe è stato “corteggiato” già da Boris Johnson che l’anno scorso, allora ancora premier, volò a Riad per ottenere forniture addizionali di petrolio con cui affrontare la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina. Tornò a mani pressoché vuote. La collaborazione a cui ambisce Sunak non riguarda (solo) il petrolio. La nota diffusa da Downing Street a conferma della visita di MbS chiarisce che l’obiettivo è ad ampio spetto e riguarda investimenti nell’industria ad alto valore tecnologico, difesa e sicurezza. Le opportunità che fanno gola alle imprese britanniche rientrano nel piano da mille miliardi di dollari, Vision 2030, che Riad ha messo in campo per dare nuovo slancio l’economia del Paese sganciandola dal petrolio. Prospettiva allettante anche per i laburisti. Il partito si è limitato a sottolineare per mezzo de vicesegretario Angela Rayners che “è importante che il Primo Ministro gli parli anche di diritti umani”.

A giugno il principe MbS, attivo interlocutore della Casa Bianca, ha incontrato a Parigi anche il presidente francese Emmanuel Macron. Londra è solo una tappa del tour che lo porta in giro per il mondo a presentare il volto moderno di una monarchia antica che solo nel 2019 ha concesso alle donne la possibilità di mettersi alla guida di un’auto. Del nuovo corso di Riad fanno parte anche i miliardari investimenti nello sport e, in particolare, nel calcio. L’acquisizione del Newcastle United, club inglese della Premier League, ne è solo un esempio. I suoi critici qualificano il suo attivismo sportivo come “sport-washing”, strategia che distrae con il glamour del gioco i diritti umani calpestati.

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