venerdì 15 gennaio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Gli sforzi delle congregazioni religiose e delle associazioni laiche di cooperazione per aiutare la popolazione. Un’opera di promozione delle persone che continua anche in queste ore drammatiche L’ospedale Camilliano Nell’ora più drammatica di Haiti, tre grandi famiglie religiose stanno affrontando una spaventosa emergenza umanitaria. I padri camilliani operano in prima linea. Nonostante i danni enormi, l’ospedale Saint Camille, costruito nel 2001 grazie alle donazioni arrivate dall’Italia, ha retto. Ieri medici, infermieri e volontari hanno accolto e medicato centinaia di feriti in un vero e proprio lazzaretto. «Qui potremmo ospitare cento persone e ce ne hanno portati cinquecento, forse di più – racconta padre Gianfranco Lovera da Saluzzo – arrivano disperati, spesso in condizioni gravissime: uomini, donne, bambini con fratture, emorragie, lesioni interne, senza braccia e senza mani. La situazione è drammatica. Li curiamo come possiamo, ma tanti non ce l’hanno fatta. Molti cercano solo un posto dove morire in pace». I padri Camilliani gestiscono nella capitale un centro sanitario, un centro di formazione e un centro di riabilitazione motoria per bambini. Sull’isola si trovano quattro religiosi, tre italiani e un africano insieme ad alcune sorelle Ministre degli Infermi che operano in ospedale e in un centro per l’alfabetizzazione delle donne. Stanno tutti bene, ma purtroppo non si hanno notizie di cinque studenti di teologia.Colpita duramente, come appariva chiaro dalle prime ore, la presenza salesiana, che ad Haiti nasce con l’antica scuola nazionale di arti e mestieri "Saint Jean Bosco". Oggi 66 religiosi operano nella Visitatoria Beato Filippo Rinaldi di Haiti. Le 10 comunità animano e coordinano diverse presenze sul territorio per la maggior parte dedite, secondo tradizione, all’accoglienza e formazione dei ragazzi più poveri, sia di strada che in situazione di rischio. Don Attilio Stra, direttore dell’opera di Port-au-Prince-Enam è rimasto ferito gravemente, mentre don Simon Maceus, creatore del progetto Timkatec per il sostegno ai bambini di strada di Petionville, è stato portato a Miami per essere curato, ma le sue condizioni non sono preoccupanti. Non si hanno informazioni sulla sorte di oltre 200 allievi rimasti sepolti sotto la scuola di Port auPrince-Enam. Crolli anche nell’opera di Carrefour-Thorland e le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno subito danni nelle opere di Port-au-Prince e Santa Maria Mazzarello di Pétionville. Il mondo salesiano si è già attivato. Il Dicastero per le Missioni della Congregazione e il Don Bosco Network hanno creato una rete di raccolta di aiuti dalle Ispettorie e dai benefattori di tutto il mondo. Le Missioni salesiane stanno cooperando con le strutture di "Catholic Charities”, “Catholic Relief Services” e “Feed the Children” per le emergenze alimentari e sanitarie. Infine, i gesuiti, le cui strutture nel paese non sono state danneggiate. Il Jesuit refugee service è invece attivo nel punto più lontano dal sisma, alla frontiera con la Repubblica Dominicana, l’altro Stato della grande isola di Hispaniola. Attività più che mai strategica. Infatti, poiché la povertà estrema ha messo in moto decine di migliaia di immigrati (un haitiano su cinque oggi vive all’estero), il Jrs svolge un’efficace attività di accoglienza e tutela degli irregolari operando in due centri di confine, a Dagobon e nella città gemella dominicana di Wamament per prevenire abusi e violenze. Facile prevedere nelle prossime settimane l’aumento dei flussi. L’emergenza si sposterà e il Jrs, al servizio della congregazione, sta predisponendo, nella capitale e fuori, strutture per l’accoglienza della popolazione. In queste ore sta aiutando diverse ong ad entrare nella parte più disperata dell’ isola.
L’impegno del MlalIl concetto di sicurezza alimentare è una delle vie che le ong di ispirazione cristiana stanno percorrendo per aiutare i piccoli agricoltori a raggiungere l’autosufficienza almeno in famiglia e conquistare una relativa autonomia nella compravendita dal giogo degli intermediari e della grandi aziende. Il Progetto Mondo-Mlal, Movimento laici America Latina di Verona, membro della Focsiv, stava giusto per concludere il progetto «Piatto di Sicurezza» con l’ong locale Cresfed, a Leogane, 50 chilometri ad est dall’epicentro. «Ad ora – spiega la portavoce Lucia Filippi –  non sappiamo cosa ne sia di tutti gli insediamenti informali costruiti sulle pendici della catena montuosa che segue la costa, proprio verso la zona dell’epicentro, né se sia ancora in piedi il nuovo Centro di produzione agricola costruito con il Progetto per impiantare nuove colture e modifcare l’alimentazione. Se tutto funziona, almeno quella parte dell’isola in queste ore non ha problemi d i cibo». Il sisma ha raso al suolo la parte bassa della capitale, il sistema nervoso del paese più povero dell’emisfero occidentale, ma il black out delle comunicazioni rende impossibile sapere cosa sia accaduto nel resto di Haiti. E nella capitale, Martino Vinci, 42 anni, originario di Martina Franca (Taranto), responsabile dell’area Centramericana teme per le prossime ore.«Era stato già difficile recuperare un po’ di normalità in quest’ultimo anno a Port au Prince. C’erano segnali della riorganizzazione di gang legate al narcotraffico e alle estorsioni. Figuriamoci ora, in queste circostanze aumentano esponenzialmente gli sbandati e quelli senza scrupoli.Intanto si è appreso ieri che il capoprogetto Nicolas Derenne, 30 anni, belga e per anni residente a Venezia, è al sicuro presso l’Ambasciata francese. Adesso bisogna vedere cosa succederà al nuovo progetto del Mlal, fresco di approvazione della Commissione Europea. Il nuovo programma per prevenire la migrazione illegale dovrebbe svilupparsi a partire da marzo in una zona di frontiera con la Repubblica Dominicana, a Fonds-Verrettes, città ai piedi di colline deforestate e devastata nel maggio 2004 dall’uragano Gianna e nel settembre 2008 dal passaggio di ben quattro uragani di seguito.«Al disastro ambientale – prosegue Filippi – si è aggiunta la mancanza assoluta di lavoro per i giovani che, in questa regione poverissima, sono costretti ad emigrare nella Repubblica Dominicana». Grazie a un finanziamento della Provincia Autonoma di Trento, Mlal ha realizzato una pubblicazione sulla frontiera tra Haiti e Dominicana dal titolo «Terra di Mezzo» per denunciare cosa accade. Il terremoto potrebbe far crescere il flusso degli irregolari. «Quando alla tv hanno detto che in città mancava la luce – spiega l’autore del volume, Enrico Vagnoni, oristanese, appena rientrato in Italia – ho quasi sorriso perché a Port au Prince, da sempre, la luce va e viene e solo in alcune zone della città, già da decenni fatiscente, arroccata sul pendio di una collina bucata, dove gli edifici si accavallano privi di qualsiasi caratteristica antisismica». Una tragedia annunciata. Con questo orrore il mondo ha scoperto Haiti, i volontari sperano che ora non la dimentichi.
La fondazione RavaEra un vecchio albergo in disuso a Petionville, nei sobborghi di Port au prince, la capitale haitiana. Grazie al contributo di tanti benefattori pubblici e privati, compresi artisti e personaggi dello spettacolo, nel 2006 è stato convertito in ospedale pediatrico dalla Fondazione Francesca Rava di Milano, che rappresenta in Italia Nph, Nostros pequeños hermanos, in italiano i nostri piccoli fratelli, un’associazione creata nel 1954 dal prete cattolico statunitense William Wasson per aiutare gli orfani. Dopo il terremoto che ha sconvolto Haiti l’ospedale Saint Damien è stato seriamente lesionato e i circa 200 piccoli pazienti sono stati trasferiti in una grande tendopoli.«L’ospedale – spiega Chiara Del Miglio della Fondazione Rava, presente nell’isola caraibica da oltre 20 anni con diverse strutture per l’infanzia – è l’unica realtà sanitaria ancora funzionante nonostante gli ingenti danni e al momento è l’unico sull’isola ad avere due sale operatorie funzionanti. È stato praticamente preso d’assalto da centinaia di feriti. Il muro di cinta è crollato, così affluiscono centinaia di feriti. Abbiamo allestito delle tende all’esterno per cercare di soccorrere più gente possibile. Il nostro ospedale è pediatrico, ma stiamo accogliendo anche gli adulti al pronto soccorso».Ogni giorno al Saint Damien venivano ricoverati almeno 100 piccoli degenti in day hospital, mentre il numero complessivo dei pazienti operati e curati da ogni tipo di malattia, in particolare da quelle dovute alla malnutrizione, è arrivato a toccare quota 25 mila. L’ospedale è diretto dal prete cattolico nordamericano Rick Frechette, che in questi giorni era tornato a casa per assistere la madre morente. Ieri è riuscito a raggiungere l’aeroporto di Santo Domingo ed è in attesa di passare la frontiera. Resta invece operativo l’orfanotrofio dei Piccoli angeli di Konscoffe, sulle montagne a 30 chilometri dalla capitale quindi lontano dall’epicentro del sisma, fondato 30 anni fa, dove vengono accolti 600 bambini che hanno perso i genitori o sono stati abbandonati. È crollato il centro di accoglienza volontari, dove è morto un giovane americano di 23 anni, mentre gli italiani sono tutti in salvo. Non si ha notizia invece delle 17 scuole di strada aperte negli slum per accogliere ogni giorno 5000 bambini tra i più poveri. Ma è molto probabile che siano crollate. Doveva essere inaugurata il 3 febbraio Francisville, la città dei mestieri, realizzata con l’aiuto di imprenditori italiani per formare meccanici e panificatori. La struttura non ha subito danni, ma è tutto rinviato.La Fondazione si è subito mossa per inviare aiuti. «Ieri mattina – sottolinea Del Miglio – è partita una prima missione con un’equipe di 12 medici italiani volontari. Abbiamo inviato anche garze, acqua, sacchi per i cadaveri e quanto altro ci è stato chiesto dai nostri volontari sul posto». Ora a Milano si sta preparando una seconda missione di aiuti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: