sabato 12 agosto 2017
Il rapporto: resta ancora una significativa minaccia militare. Persa l'unità territoriale, il terrore vive grazie alle «province»
L'Onu: il Daesh non è morto
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Il Daesh rimane una «significativa minaccia militare» in quanto continua a «motivare e abilitare» attacchi su scala globale e a convogliare fondi alle proprie cellule nonostante i rovesci militari subiti. Lo afferma un rapporto stilato da un team di esperti per il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il rapporto di 24 pagine rileva come le rimesse spedite all’estero (spesso in piccole somme, più difficili da individuare nei flussi finanziari) crescono nel momento in cui il Daesh cerca di aumentare i propri sforzi internazionali, «come dimostra il ritmo accelerato degli attacchi in Europa» e il tentativo di espandere la sua presenza nel Sudest asiatico, in particolare nelle Filippine meridionali dove gli ultimi scontri hanno causato oltre 700 morti.

Secondo gli esperti, le fonti di finanziamento del gruppo terroristico sono ancora basate sul traffico di petrolio e sulle tasse imposte alla popolazione nelle a- ree sotto il suo controllo. Tuttavia la situazione finanziaria del Daesh «continua a deteriorarsi», principalmente a causa della pressione militare sul gruppo. Si stima, infatti, che l’autoproclamato Califfato abbia perso il 78 per cento dei territori che prima controllava in Iraq e il 58 per cento di quelli in Siria, permettendo così di sottrarre tre milioni di persone alla sua influenza diretta. Non solo. La continuità geografica del Califfato non esiste più: gli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi risultano oggi assediati in cinque zone principali: il corso dell’Eufrate che attraversa il deserto siro- iracheno, con epicentro nelle città di al-Mayadin e al-Qaim; nella zona di Tal Afar, a nordovest di Mosul (700 miliziani); nella regione di Hawija, tra Baghdad e Kirkuk (tra 1000 e 5000 miliziani), nell’enclave, sempre più ridotta, di Raqqa (2000 uomini); e in una zona montuosa della Beqaa, sul confine siro-libanese (400 miliziani). In calo anche il numero dei “foreign fighters” che viaggiano verso l’Iraq o la Siria. Gli esperti invitano a prestare particolare attenzione ai giovanissimi (minorenni) che tornano a casa dopo l’addestramento con il Daesh. Questo gruppo, precisa il rapporto, necessita di «attenzioni specifiche e strategie che tengano conto della protezione legale garantita ai minori».

Il rapporto aggiunge che la lunga resistenza del Daesh a Mosul, dichiarata «liberata » dal governo iracheno a luglio, dimostra che la struttura di controllo e comando «non è stata spezzata completamente ». In aggiunta, il Daesh ha imparato a modificare droni commerciali o a costruirne di propri per missioni di ricognizione e bombardamento. Il rapporto chiede inoltre al Consiglio di sicurezza di ricordare agli Stati membri che pagare riscatti per ostaggi è illegale sulla base delle sanzioni Onu contro i gruppi terroristici.

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