martedì 14 settembre 2010
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«Valeva la pena tutta questa tempesta? La risposta è categoricamente sì. Perché questo centro sarà un posto per far convivere le fedi». Con queste parole l’imam Faisal Abdul Rauf, che sovraintende alla costruzione del centro di preghiera islamico nei pressi di Ground Zero a New York, ha ribadito che il piano andrà avanti. Le tensioni divampate nell’anniversario dell’11 settembre sono state alimentate dall’annuncio del pastore della Florida Terry Jones di voler bruciare copie del Corano e con la richiesta dello spostamento della moschea. La minaccia, poi finita nel nulla, ha provocato manifestazioni di protesta in diversi Paesi musulmani. «Se avessi potuto prevedere il clamore suscitato dalla mia iniziativa non avrei mai proposto il progetto – ha commentato Rauf – ma adesso è troppo tardi. Rinunciare alla moschea significherebbe dare forza alla voce dei radicali e degli estremisti». Insomma, sarebbe «un segnale sbagliato e disastroso ai musulmani di tutto il mondo». Il sindaco di New York Michael Bloomberg si è espresso a favore della costruzione della moschea e lo stesso presidente Barack Obama non ha mai ostacolato il progetto. Rauf ha sottolineato che la vicenda della moschea è stata «sfruttata da alcuni politici per nutrire le loro ambizioni politiche»: «È un dato di fatto – ha detto – che i musulmani che vivono negli Stati Uniti sono felici e prosperano, protetti da leggi e da un sistema politico che funziona. Resta però il fatto che esiste una crescente islamofobia negli Stati Uniti». L’imam ha infine dichiarato che non è vero che la moschea nascerebbe su un terreno «consacrato», sottolineando come la zona sia un distretto commerciale dove è presente addirittura uno strip club.
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