lunedì 24 agosto 2015
Dopo essere stato cacciato da Derna il Califfato vuole stabilire il controllo su un'area importante del Paese. Resa dei conti tra i jihadisti.
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In Libia si fa sempre più violenta l'offensiva del Califfato, nel tentativo di ritagliarsi spazi permanenti. In un nuovo video diffuso in rete, lo Stato Islamico invita i suoi militanti alla "mobilitazione generale per la Jihad in Libia" lanciando un appello ai "fratelli del monoteismo", del vicino Marocco ma anche di quelli in Iraq e Siria e Arabia Saudita per sostenere la loro causa del Paese Nordafricano. Lo riporta la tv satellitare "al Arabiya". In Libia è ormai guerra aperta tra le due anime del terrorismo internazionale; ad ufficializzarla è l'ala libica dello Stato Islamico (Is o Isis) che ha diffuso in rete "l'ordine di uccidere" il leader di al Qaeda, Aymen al Zawahiri, reo, assieme all'algerino Mukhtar Belmukhtar, di aver guidato le brigate di "blasfemi" che lo scorso giugno cacciarono gli uomini del Califfato da Derna, l'allora roccaforte del gruppo che fa capo ad Abu Bakr al Baghdadi nella parte orientale del Paese Nordafricano. Sui social media, girano infatti le "schede" firmate dallo Stato Islamico con tanto di foto segnaletiche dei due "ricercati da uccidere"; al Zawahiri, appunto e Belmukhtar, capo della Brigata jihadista filo-qaidiste "Katiba al-Mulaththamin" ("Battaglione mascherato"), considerato uno dei più noti e influenti signori della guerra del Sahara. Secondo i jihadisti dell'Isis, i due si troverebbero tutt'ora a Derna, in particolare affermano che Belmukhtar sarebbe rimasto ferito in uno scontro con i miliziani del Califfato e che "in questo momento è sottoposto a cure mediche a Derna". Commentando le minacce dell'Isis, il "Consiglio dello Shura", sigla che rappresenta un'alleanza di milizie islamiche che hanno sconfitto i jihadisti a Derna hanno accusato il Califfato di voler "mescolare le carte per attrarre un intervento straniero in Libia". E sempre sul fronte mediatico ecco l'ennesimo attacco a Roma: "La Libia è la porta per arrivare fino a Roma". È il titolo della nuova campagna del terrore dei jihadisti dell'Isis in Libia, che su Twitter hanno pubblicato una serie di immagini che mostrano la città eterna in fiamme sovrastata da una mappa della Libia dove campeggia la bandiera nera del Califfato ed un combattente armato a lato. Intanto lo Stato islamico tenta di istituire un vero e proprio "emirato" a Sirte, città natale del defunto raid Muhammar Gheddafi caduta ormai nelle mani dei miliziani fedeli ad Abu Bakr al Baghdadi, seguendo l'esempio di altre città conquistate dai jihadisti come al Raqqa in Siria e Mosul in Iraq. Secondo quanto riferito al quotidiano "al Wasat" dal proprietario di un laboratorio industriale di Sirte, membri armati dell'Is hanno fatto visita ai negozi, alle officine industriali e alle fabbriche assegnando loro dei numeri di identificazione. Il gruppo estremista ha marcato gli esercizi commerciali con il proprio timbro, sottoponendo tutte le imprese alle imposte. Fonti locali hanno riferito che l'organizzazione ha aperto anche una Corte islamica della sharia, confermando quanto era già trapelato la scorsa settimana dalla città rivierasca. I militanti islamici hanno distribuito volantini con il nuovo calendario in vigore e le disposizioni religiose da seguire pedissequamente. Il cosiddetto Ufficio per l'educazione dell'Is, inoltre, ha imposto un nuovo programma scolastico e stabilito la separazione delle classe in maschi e femmine, sia nelle scuole che nelle università. Il gruppo jihadista sembra avere il completo controllo dell'area di Sirte, circa 500 chilometri a est di Tripoli. Attraverso un comunicato congiunto, i governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno condannato con forza gli atti barbarici che terroristi affiliati allo Stato islamico stanno perpetrando nella città libica di Sirte. Da parte sua il governo di Tobruk, dove si riunisce il parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale, ha lanciato un appello alla Lega araba affinchè colpisca le postazioni dello Stato islamico, soprattutto a Sirte, e ha esortato i paesi alleati ad intensificare la loro pressione sul Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite perchè revochi il divieto ad armare l'esercito libico imposto dopo la caduta di Muhammar Gheddafi. Al momento, tuttavia, questi appelli sono caduti nel vuoto. La guida suprema dei Fratelli musulmani libici, Bashir al Kubti, ritiene che le notizie provenienti da Sirte siano ricche di esagerazioni per giustificare un intervento straniero nel paese. Secondo quanto riferisce il quotidiano libico "al Wasat", l'esponente della Confraternita ha dichiarato nel fine settimana che qualsiasi intervento esterno sarà considerato dai libici alla stregua di un'invasione, affermando che spetta ai cittadini liberare le città dalla presenza dell'Is. Al Kutbi ha detto che alcuni stati stanno cercando attraverso la Lega araba di sostenere il generale Khalifa Haftar, comandante delle forze armate che fanno capo al parlamento "rivale" di Tobruk, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale.
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