sabato 19 febbraio 2011
E' il bilancio di una ong americana. Testimoni parlano di 70 manifestanti uccisi solo a Bengasi. Baida in mano ai manifestanti, via l'esercito. A Bengasi chiuso l'aeroporto e incendiata la sede della radio. Vittime anche in Bahrein, Obama condanna la repressione violenta. Morti in Yemen. Scontri e feriti in Giordania. Berlusconi: «Gheddafi? Per ora, non voglio disturbarlo».
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Le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 84 persone in Libia in tre di giorni di manifestazioni. Lo afferma Human Rights Watch citando testimonianze di fonti mediche e di residenti. Ieri sera Amnesty international aveva fornito un bilancio di 46 morti. "Le autorità libiche devono porre fine immediatamente agli attacchi contro i manifestanti pacifici e proteggerli da gruppi antigovernativi", si legge in un comunicato dell'organizzazione umanitaria che ha sede a New York.L'accesso a Internet è stato completamente bloccato in Libia nel corso della notte. Lo riferisce Arbor Networks, una società specializzata nella sorveglianza del traffico internet basata negli Stati Uniti.La Libia ha "bruscamente interrotto" l'accesso a internet alle 02.15 locali (le 1.15 in Italia), ha precisato la società, aggiungendo che le connessioni internet erano già molto disturbate ieri. Nelle manifestazioni degli ultimi giorni in Libia, soprattutto nelle città della Cirenaica, nell'est del Paese, sono rimaste uccise dall'intervento delle forze di sicurezza almeno 46 persone, secondo quanto ha riferito Amnesty International.E' sempre più in fiamme l'est della Libia: anche ieri Bengasi, Al Baida e oltre, verso il confine con l'Egitto, sono state teatro di nuove manifestazioni e di nuovi disordini nonostante il pugno di ferro del leader Muammar Gheddafi che, attraverso i "Comitati rivoluzionari e il popolo", ha minacciato "i gruppuscoli" anti-governativi di una repressione "devastante". Decine i morti. Gran parte delle vittime sono state registrate proprio a Bengasi e a Al Baida, afferma al'organizzazione umanitaria denunciando il comportamento "sconsiderato" delle autorità. A Bengasi, la seconda città del paese da sempre 'ribelle', migliaia di dimostranti sono scesi in piazza ed alcuni di loro hanno occupato l'aeroporto per impedire l'arrivo di rinforzi. La BBC in serata ha reso noto che lo scalo era stato chiuso. In alcune zone della città è stata sospesa l'erogazione della corrente elettrica. Per tarpare le ali tecnologiche della protesta, Facebook da ieri sera era stato reso inaccessibile e la navigazione su Internet resa più difficoltosa. Anche le comunicazione telefoniche per tutta la giornata di ieri sono risultate ardue.Due poliziotti sono stati impiccati dai manifestanti ad Al Baida (terza città del Paese) mentre a Bengasi la sede della radio è stata incendiata. Le forze di sicurezza hanno successivamente ricevuto l'ordine di ritirarsi dal centro delle due località, ufficialmente "per evitare ulteriori scontri con i manifestanti e altre vittime". Ma nello stesso tempo non si sono allontanate, prendendo il controllo di tutte le vie d'accesso, sia per impedire a chi ha partecipato ai disordini di allontanarsi sia per bloccare eventuali civili o miliziani intenzionati ad unirsi alla piazza. In serata il sito di un giornale online vicino al figlio riformista di Gheddafi, Seif al Islam aveva ammesso 20 morti a Bengasi e sette a Derna, dove ieri si sono celebrati i funerali delle vittime di giovedi. Ieri ci sono stati morti anche in due prigioni dove i detenuti avrebbero approfittato della situazione instabile per scatenare una rivolta: sei sarebbero stati uccisi a Jadaida, nella capitale; numerosi sono invece riusciti a fuggire dalla prigione al-Kuifiya di Bengasi, ed hanno poi appiccato il fuoco all'ufficio del procuratore generale, a una banca e a un posto di polizia. Poi, da un esule libico che vive in Svizzera, arrivano notizie simili ma con un punto di vista diverso. Al Baida e Derna sono ormai "due città libere" e "il potere è passato al popolo", proclama Hassan Al-Jahmi - uno dei promotori della 'Giornata della Collera' - ai sui circa 30.000 simpatizzanti su Facebook. E su Youtube un video amatoriale mostra incidenti a Tobruk, con un monumento al 'Libro Verde' di Gheddafi, simbolo della sua rivoluzione, gettato giù dal suo piedistallo. A Tripoli invece, per tutta la giornata la vita è andata avanti abbastanza normalmente. Gheddafi si è fatto vedere nel centro della città, nella Piazza Verde, dove è stato salutato con entusiasmo dai suoi sostenitori. Non ha parlato ma hanno parlato i comitati rivoluzionari: una risposta "violenta e fulminante" colpirà - hanno detto - gli "avventurieri" che protestano, e qualunque tentativo di "superare i limiti" si trasformerà in "suicidio"."No, non lo ho sentito. La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno": così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, lasciando palazzo Grazioli, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se avesse avuto modo di sentire il leader libico in queste ore. "Siamo preoccupati per tutto quello che sta succedendo in tutta l'area", ha aggiunto"."In Libia èin corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell'opposizione. Chiediamo che il Governo riferisca in Parlamento al più presto su quanto sta avvenendo e che le Camere esprimano una condanna netta e ferma per atti di violenza perpetrati nei confronti di spontanee manifestazioni di protesta popolare contro un regime tirannico". Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.
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