martedì 20 gennaio 2015
​Mogherini: «Serve un'alleanza di civiltà». «Più collaborazione tra intelligence»
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Un’alleanza col mondo arabo e musulmano contro la minaccia jihadista. Riuniti per un Consiglio Affari Esteri in calendario da tempo, i capi delle diplomazie dei Ventotto si sono ritrovati ieri a Bruxelles a discutere dell’allarme provocato dai fatti di Parigi e dall’attentato sventato per un soffio in Belgio. Di misure specifiche di sicurezza interna discuteranno invece o ministri dell’Interno che si rivedranno, dopo l’incontro di Parigi dell’11 gennaio, a Riga il 29 del mese. Anche se è il premier italiano Matteo Renzi a rivelare in serata che «i sono state almeno un paio di operazioni» anti-terrorismo condivise dal-l’Italia «con i servizi segreti degli altri Paesi» di cui non si è ancora avuto notizia.  L’urgenza di rilanciare il dialogo col mondo musulmano, evidenziato dal pranzo dei ministri col segretario generale della Lega Araba, Nabil El-Araby, l’ha sottolineato con forza l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. «Il terrorismo non è un problema fra Europa o Occidente e Islam – ha detto – gli attacchi terroristici hanno come principale come obiettivo i musulmani nel mondo. Per questo abbiamo bisogno di un’alleanza di civiltà». Progetti di cooperazione di intelligence verranno sperimentati con Turchia, Egitto, Yemen, Algeria e con i Paesi del Golfo. Stando a quanto riferito dal commissario europeo per il Vicinato Johannes Hahn, El-Araby ha detto ai ministri che «lui in particolare e la Lega in generale sono molto sensibili su queste questioni e molto disponibili a collaborare. Si parla di scambi di informazioni e scambiarsi opinioni». Anche se, attenzione, il segretario generale della Lega Araba parlando ai giornalisti ha poi fatto un importante distinguo: «La cooperazione tra Stati ha dei limiti», soprattutto «quando si tocca la situazione interna di un Paese, ad esempio sul fronte delle libertà».  Ieri comunque Mogherini ha annunciato che il “ministero degli Esteri” Ue da lei guidato avrà un portavoce di lingua araba, «è necessario – ha spiegato – che l’Europa comunichi meglio e ascolti il messaggio che viene dal mondo arabo». L’Alto rappresentante ieri ha però anche annunciato che nelle delegazioni Ue (le “ambasciate” dell’Unione) nei “Paesi rilevanti” ci sarà un attaché alla sicurezza. Sarà, ha spiegato, una figura professionale «sul terreno » che lavorerà «in collaborazione con gli esperti di sicurezza del Paese in cui si trova la delegazione». Potrebbe essere l’inizio di un sistema di intelligence europeo, e l’Italia vede con favore l’iniziativa, Gentiloni ha parlato di «un iniziale lavoro anche nell’Ue sui temi della sicurezza».  Ieri i ministri hanno espresso con ancora più forza la volontà de- gli Stati Ue di cooperare tra loro. «Per la prima volta – ha commentato Mogherini – c’è stata una reale presa d’atto che dobbiamo lavorare insieme per combattere una minaccia comune». Si parla di migliori scambi tra i servizi d’intelligence e informazioni di polizia, una migliore coordinazione alla lotta al traffico d’armi, ma tra gli strumenti cruciali figura la bozza di direttiva sul Pnr – Passenger Name record – che imporrebbe alle compagnie aeree operanti nell’Ue di fornire i nomi dei passeggeri alle autorità di sicurezza. Contrariamente a voci stampa, non c’è accordo, la bozza resta bloccata al Parlamento Europeo. «Sul tema del Pnr – ha riferito Gentiloni – abbiamo rinnovato la nostra  sollecitazione politica (agli eurodeputati n.d.r.). Ma è una materia ferma al Parlamento Ue. E la cosa non la sblocca il Consiglio Esteri ». Una cosa è certa: «Dalla riunione è emersa la conferma della minaccia terroristica all’insieme dei Paesi europei», ha detto il titolare della Farnesina in riferimento all’incontro che ieri i ministri hanno avuto con il coordinatore Ue per l’antiterrorismo Gilles de Kerkhove. Il quale non ha potuto che rilanciare l’allarme: i jihadisti di origine europea attivi in Siria e Iraq, o anche di ritorno, sono tra i 3.000 e i 5.000.
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