mercoledì 31 marzo 2021
Lettera appello di artisti, accademici e religiosi: il gesuita incarcerato è il simbolo di tutte le detenzioni ingiuste
Sit-in di solidarietà con padre Stan di fronte all'ambasciata indiana di Washington il 10 dicembre 2020

Sit-in di solidarietà con padre Stan di fronte all'ambasciata indiana di Washington il 10 dicembre 2020

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"Stan Swamy è un simbolo delle traversie di migliaia di detenuti in attesa di giudizio che marciscono in carcere per anni a causa di prove costruite intorno ad accuse di violazione dell'Uapa (Unlawful Activities Prevention Act)". Con queste parole, oltre 2.500 accademici, artisti, intellettuali, religiosi, giornalisti hanno espresso solidarietà al gesuita 83enne, in carcere dall'8 ottobre 2020. In particolare, la lettera-appello - diffusa dal confratello, padre Cedrik Prakash - si scaglia contro il rifiuto del rilascio su cauzione per il sacerdote anziano e malato di Parkinson, deciso da una corte di Mumbai il 22 marzo. "Il rifiuto della libertà su cauzione per una persona anziana e ammalata, con mobilità limitata e nessun precedente di violenza contro gli altri, va al di là di ogni comprensione", si legge nel testo. Padre Stan, difensore dei nativi Adivasi dagli abusi dei latifondisti, è accusato di ribellione in base alla draconiana legge anti-terrorismo varata dal governo di Naredra Modi. "Il recente rapporto Arsenal, preparato sulla base delle prove elettroniche raccolte dagli 007, ha mostrato come falsi documenti siano stati inseriti nei computer degli accusati nel caso del Bhima Koregaon. Stan stesso ha detto chiaramente che alcuni documenti che l'accusa sostiene siano stati presi dal suo computer, sono stati creati artificialmente e li ha disconosciuti. Appare disdicevole che il tribunale abbia deciso di ignorare questa prova di manipolazione rigettando la richiesta di libertà su cauzione", sottolinea la lettera.

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