venerdì 31 agosto 2018
Il politologo di Dresda Werner Patzelt punta il dito contro il governo centrale: la regione è stata abbandonata dalla caduta del muro
Il professor Werner J. Patzelt insegna Scienze politiche all’Università di Dresda

Il professor Werner J. Patzelt insegna Scienze politiche all’Università di Dresda

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«Il problema è che molti dei neonazisti che manifestano a Chemnitz hanno come riferimento politico Afd». È la principale analisi di Werner J. Patzelt, noto politologo tedesco, che insegna Scienze politiche all’Università di Dresda, capoluogo della Sassonia, il Land di Chemnitz.

Professor Patzelt cosa sta provando in questi giorni?

Tutto. Tristezza, rabbia, disperazione, senso di abbandono. Al contempo, però, avverte anche un senso di speranza.

Speranza?

Improvvisamente i media tedeschi si sono accorti che nell’Est della Germania, in particolare in Sassonia, c’è un problema con l’estremismo di destra. Bravi, complimenti! Io organizzo seminari e partecipato a studi e ricerche sul tema da più di 20 anni. Ora spero che tale clamore possa almeno attirare l’attenzione su questa Regione che è stata per troppo tempo abbandonata a se stessa.

Una critica anche al governo di Berlino?

Certo. L’emergenza migratoria degli ultimi due anni ha fatto precipitare la situazione. In decine di Paesi della Sassonia dove ci sono centinaia, migliaia di giovani disoccupati sono arrivati centinaia, migliaia di stranieri che sono anche disoccupati e senza mezzi. Una situazione difficilmente gestibile da molti punti di vista.

Perché i gruppi neonazisti sono così diffusi in Sassonia e nell’Est?

Questa eegione è uno dei pochi luoghi al mondo che nel XX secolo ha vissuto due dittature, prima quella nazista poi quella comunista. E dopo una dittatura, prima di ripristinare un sistema sociale e politico equilibrato e democratico, ci vuole tempo e stabilità economica. Quest’ultimo elemento in Sassonia è venuto meno. Dalla caduta del Muro, nella regione, povertà e mancanza di impiego sono sempre stati i due problemi principali.

Due anni fa a Dresda sono iniziate le manifestazioni di Pegida, il movimento anti-islam. Lei, all’epoca, venne criticato per non aver preso troppo le distanze da quelle manifestazioni?

Io dissi solamente che per le strade di Dresda non scendevano solo gli estremisti di destra ma anche famiglie con i loro figli. Tra di loro c’erano anche laureati, giovani ed anziani che manifestavano contro l’evidente fallimento di una società multiculturale. Questo avrebbe dovuto far riflettere, invece, media ed opinione pubblica le definirono semplicemente manifestazioni di estremisti di destra.

E le manifestazioni di Chemnitz come le definisce?

È esplosa una bomba ormai piazzata lì da tempo. E adesso sarà molto complicato disinnescarla. Perché ora hanno ciò che volevano: attenzione da parte dei media e anche considerazione al livello politico.

Per considerazione al livello politico cosa intende?

Per la prima volta nella storia recente della Sassonia, gli estremisti di destra, i neonazisti, hanno un punto di riferimento politico forte che è Afd, il primo partito di destra nella storia della Repubblica federale tedesca. Prima di Afd a destra dell’Unione Cdu/Csu c’era l’Npd, il partito neonazista appunto, che non era mai entrato nel Bundestag e che aveva conquistato un paio di seggi in venti anni di elezioni consecutive in Sassonia e Turingia.

Gli ultimi sondaggi dicono che in Sassonia se si votasse oggi Afd prenderebbe il 25 per cento delle preferenze?

Solo? Ci sono zone della Sassonia dove alle ultime elezioni federali Alternative für Deutschland ha ottenuto il 30, il 35 per cento. Ora il problema non è solo sociale ma anche politico.

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