sabato 23 gennaio 2010
Paura e preoccupazione nelle ore del dramma Dalla Penisola si attivano subito i contatti, con quanti, associazioni e missionari da tempo operano a Port au Prince portando l’aiuto della Chiesa e delle diocesi italiane.
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Genova. È un legame forte e particolarmente significativo quello che unisce Genova con Haiti. È un rapporto iniziato diversi anni fa, ai tempi in cui era attiva la missione diocesana di Santo Domingo ed un impegno che prosegue anche oggi, grazie all’attività del Movimento giovanile missionario diocesano e grazie all’opera delle suore Brignoline di Genova che continuano ad operare nel Barrio del Guaricano. Non è un caso, infatti, che proprio l’estate scorsa, un gruppo di giovani genovesi si sono recati ad Haiti per trascorrere alcuni giorni di esperienza missionaria accompagnati dal vicedirettore dell’ufficio missionario, don Francesco Di Comite, e dalla responsabile diocesana del Mgm, Lara Cavezarsi. Il legame di Genova con Haiti è però dovuto anche alla presenza nell’isola di Maddalena Boschetti, la missionaria laica che lavora nell’isola caraibica per conto della diocesi di Milano. La missionaria, che è impegnata nell’isola dal 2002, ha infatti origini genovesi ed il legame con la sua città natale è ancora forte al punto che a Genova vi sono parrocchie e comunità a lei particolarmente legate che non hanno mai fatto mancare aiuti di vario genere e che, se possibile, hanno ulteriormente incrementato il sostegno in seguito al recente terremoto. «Attualmente – spiega la responsabile diocesana Mgm – vi sono due punti di raccolta di generi alimentari da inviare a Maddalena. Il primo, attivo già da anni, è il Santuario di Nostra Signora di Coronata. Un secondo è stato, invece, aperto da poco preso la parrocchia di Sant’Antonio Abate di Pegli». «In questo particolare momento – ha aggiunto Lara – Haiti ha bisogno di tutto, ma ci è stato chiesto espressamente di inviare in modo particolare generi alimentari non deperibili, anche per bambini, soprattutto in previsione del perdurare dello stato di emergenza». Il materiale raccolto viene poi fatto pervenire a Torino, presso i Padri Camilliani, che provvedono ad inoltrarlo insieme con altri aiuti raccolti tramite appositi container. «Quello che è importante sottolineare – ha spiegato ancora Lara – è l’efficienza della modalità di invio e ricezione degli aiuti, grazie ad un sistema attivo e collaudato da molti anni». «E questo – ha sottolineato – è un aspetto particolarmente significativo dal momento che è emerso da più parti che in questo momento, ad Haiti, vi sono evidenti problemi di gestione e coordinamento degli aiuti umanitari». Quel che è certo, ha concluso, «noi giovani del Gruppo Haiti 09 continueremo a tenere i contatti personalmente con la diocesi di Saint Marc e porteremo avanti raccolte fondi per le necessità che emergeranno».Torino. La rete della solidarietà si stringe intorno ai religiosi della provincia piemontese dei padri Camilliani, che ad Haiti gestisce, oltre a una scuola e un seminario, l’ospedale Foyer St. Camille, in piena attività in questi giorni per curare i feriti. Una parte della colletta diocesana verrà loro devoluta; inoltre, non si arresta il sostegno «da parte di tutti, istituzioni locali, aziende, farmacie e Banco Farmaceutico, comunità religiose, singole persone», come racconta padre Antonio Menegon, responsabile del segretariato missioni dei camilliani del Piemonte e presidente dell’organizzazione onlus Madian Orizzonti. Il Sermig, che già da anni collabora con la missione camilliana di Haiti, sta allestendo un container per spedire medicine e cibo. Per raccogliere fondi, questa sera al Santuario di Santa Rita di Torino ci sarà il concerto dei cori "Ora e’ tempo di gioia", "Coro La Gerla", "Coro Alpette"; sabato 13 febbraio il coro "Free voices gospel choir" e il gruppo vocale "Chorus" si esibiranno alla parrocchia di San Bernardino da Siena; domenica 21 al santuario di San Giuseppe a cantare sarà il coro gospel "Anno Domini". Intanto, parte questa mattina per Haiti, dov’è già arrivato il medico statunitense padre Scott Binnet, una "task force" camilliana composta da fratel Luca Perletti, consultore generale dell’Ordine e infermiere, Anita Ennis, infermiera irlandese esperta nella gestione delle emergenze, l’infermiere Leonardo Tropea, il volontario Ugo Morra che si occuperà della logistica, l’elettricista Angelo Fioretti, che aveva curato l’impianto elettrico dell’ospedale di Haiti.Macerata. Appena avuta notizia del terribile terremoto, don Benoit Fleurissaint, della diocesi haitiana di Les Gonaïves, ha tentato di chiamare la sua famiglia ma i telefoni non funzionavano. Il giovane, diacono dal 9 gennaio e studente all’ateneo pontificio Regina Apostolorum di Roma, ha passato giorni di terribile ansia, poi i suoi parenti sono riusciti a contattarlo il venerdì successivo al sisma, in piena notte. «Ho saputo che mio padre e i miei fratelli sono vivi – racconta sollevato – e anche il mio vescovo, monsignor Yves-Marie Péan è salvo come i seminaristi della mia diocesi che studiavano nella capitale, dove purtroppo i due seminari sono crollati. Ma la terra continua a tremare e di alcuni miei cugini, che stavano a Port-au-Prince, non sappiamo più niente…». Don Fleurissaint è in Italia da quattro anni e terminerà gli studi il prossimo giugno: quello che più lo preoccupa in questo momento è la frammentarietà delle notizie, l’impossibilità di poter telefonare a casa, a cui si aggiunge l’angoscia di vedere ogni sera in Tv le immagini dei disperati e di un’irriconoscibile Port-au-Prince, città dove ha studiato per due anni, ridotta a un cumulo di macerie. Il diacono ha ricevuto in questi giorni numerose telefonate di amici e molte provenivano dalla parrocchia di Santa Croce, nella diocesi di Macerata: quest’ultima, dal 2006, ha offerto sostegno materiale e affettivo a don Benoit, che appena può la raggiunge nei fine-settimana. La stessa parrocchia ha aiutato in questi anni altri seminaristi haitiani: si tratta di una di quelle storie di generosità "silenziosa" tra chiese sorelle, in cui una più fortunata si preoccupa del futuro dell’altra con meno mezzi. Don Alberto Forconi, il parroco, ricorda che tutto è cominciato nel 2000, quando la diocesi di Macerata ha deciso di aiutare don Norvela Garçon, oggi sacerdote a Hinche. Il ragazzo aveva in Santa Croce la sua comunità di riferimento e dopo la sua ordinazione, nel 2003, la parrocchia ha deciso di continuare, da sola, ad aiutare altri seminaristi haitiani che si trovavano in Italia: due sono già diventati sacerdoti e don Benoit lo sarà tra poco; non è mancato anche un contribuito a un progetto di microcredito per le donne nella diocesi don Norvela. Forse in questa decisione ha pesato il viaggio ad Haiti di don Forconi e di alcuni parrocchiani in occasione dell’ordinazione di don Garçon, «dove – sottolinea il parroco – trovammo un popolo dignitoso, allegro e pieno di entusiasmo nelle celebrazioni ma anche un paese con tanti problemi in cui le chiese si occupano veramente di tutto, compreso il sostegno ai tanti bambini senza famiglia».Modena. Una cittadina di 9mila abitanti è accorsa in massa all’incontro organizzato ieri sera al teatro di Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, per ascoltare in diretta telefonica dalla viva voce di suor Angela Michelon la tragedia che lei sta condividendo con la popolazione di Haiti. «Il mio ruolo attuale – ha spiegato la missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice – è quello di fare da testa di ponte fra la mia missione nella Repubblica Dominicana e le 14 missioni della nostra Ispettoria a Haiti, animate da 80 consorelle. Insieme all’ispettrice suor Carmen, cerco di portare quasi tutti i giorni acqua potabile, viveri, materiale sanitario, tende perché dormono per strada, gasolio per i generatori della corrente elettrica e le jeep nelle missioni, fra cui quelle di Port-au-Prince, dove gli scampati alla tragedia hanno bisogno di tutto. In una missione della capitale si sono rifugiate 7500 persone affamate e in un’altra 3500, che dormono all’aperto. La consorella suor Elisabeth Corsino è partita con una nave militare per la missione di Jacamel, di cui non abbiamo notizie».Originaria di Padova, suor Angela Michelon, 69 anni, svolge la sua missione nei Caraibi dal 1976 e da quattro anni a Barahona, una città dominicana, vicina a Haiti, dove dirige una missione con tante attività, fra cui una scuola con 800 bambini. Per diversi anni ha coordinato a Santo Domingo e Haiti il Centro Canillitas della rete Muchachos y Muchachas con don Bosco, partner dell’Associazione salesiana Vis. La serata è stata organizzata in collaborazione col Vis dall’Associazione Il Mondo, una famiglia, sorta a Savignano nel 2002 come espressione dell’unità pastorale di due delle tre parrocchie cittadine. «La collaborazione con suor Angela – spiega il vice presidente, Augusto Bonaiuti – è nata dopo un mio soggiorno dal 2005 al 2007 con famiglia (la moglie Paola e i figli Lorenzo e Stefano) nella sua missione, allo scopo di unire le nostre due parrocchie con una missione, realizzando progetti di formazione per ragazzi e donne. Anche quest’estate suor Angela è venuta da noi per progettare attività e rafforzare il rapporto fra le parrocchie e la missione». Per il terremoto sono stati inviati i primi 2000 euro. Conclude Bonaiuti: «Lo scopo, come ha spiegato il relatore don Ferdinando Colombo del Vis, non è solo quello di raccogliere fondi, ma soprattutto di informare che a Haiti si stava male anche prima del terremoto e di illustrare i nostri progetti. Molti partecipanti hanno ringraziato, perché hanno scoperto una realtà spesso sconosciuta: i missionari sono le nostre mani nei paesi più poveri, in questo caso per aiutare i terremotati di Haiti, in particolare i bambini».
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