mercoledì 28 febbraio 2024
Da Tiraspol appello a Putin, che risponderá. Usa e Ue in allerta. Ecco cosa sta succedendo
La Transnistria chiede aiuto a Mosca contro la Moldavia. Si teme l'escalation
COMMENTA E CONDIVIDI

La nebbia tra i boschi di Bender, porta d’accesso verso il tempo della nostalgia sovietica, nasconde il confine fantasma presidiato dai militari russi di stanza in Transnistria, lo Stato che non c’è, ma esiste e da ieri reclama il soccorso di Mosca. Falce, martello, e Kalashnikov in spalla, i soldati lasciano passare indicando il cartello: niente foto, niente video, e insomma niente domande. La regione separatista moldava della Transnistria ha chiesto alla Russia di proteggerla dalle «pressioni» moldave. Il governo di Chisinau l’ha definita una trovata propagandistica. Ma la tensione è molto alta, soprattutto nell’attesa che possa esprimersi oggi Vladimir Putin nel discorso annunciato di fronte alla Duma. Il distretto, considerato come una piattaforma logistica della guerra ibrida di Mosca in Europa, ha visto ieri una seduta del Congresso, modellato secondo le tradizioni sovietiche e perciò raramente convocato. L’Assemblea ha approvato una risoluzione in cui annuncia di appellarsi a entrambe le Camere del Parlamento russo, «con la richiesta di attuare misure per proteggere la Transnistria di fronte alle crescenti pressioni della Moldavia». L’enclave non riconosciuta, che confina a est con l’Ucraina, ha mantenuto l’autonomia da Chisinau con il sostegno di Mosca, che ha inviato più di 1.500 uomini come “forza di pace”, soprattutto allo scopo di proteggere il più grosso arsenale lasciato in eredità dall’Unione Sovietica. Nella terra secessionista, secondo le autorità locali, vivrebbero 220mila cittadini con passaporto russo, su un totale di mezzo milione di persone, tra cui oltre 100mila ucraini e altrettanti moldavi. Abbastanza perché zar Putin se ne debba preoccupare, specie alla vigilia delle elezioni presidenziali di metà marzo. Le relazioni tra Moldavia e Russia si sono logorate specialmente dopo l’aggressione all’Ucraina, mentre Chisinau ha intrapreso un percorso di avvicinamento all’Unione Europea.

La presidente Maia Sandu ha dichiarato che la Moldavia rimane impegnata per una risoluzione pacifica delle tensioni. Ma a fare alzare il livello di guardia sono giunte le parole del ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, secondo cui «la difesa degli interessi dei cittadini della Transnistria è una priorità e che la richiesta sarà esaminata con attenzione». Gli Usa hanno avvertito: «Sosteniamo la sovranità e l’integrità della Moldavia». Il caso esplode proprio quando da Pechino era arrivata la conferma della missione diplomatica cinese in Europa, salutata come uno spiraglio negoziale nella crisi ucraina. Li Hui, inviato speciale per l’Eurasia e l’Ucraina inizierà sabato la sua missione a Kiev, Mosca, oltre a Bruxelles e incontri bilaterali in Polonia, Francia e Germania. «Negli ultimi due anni, non abbiamo mai rinunciato agli sforzi di pace e mai smesso di chiedere il dialogo», ha dichiarato la portavoce del ministero, Mao Ning. Il primo viaggio di Li Hui in Ucraina risale a maggio. L’inviato ebbe anche colloqui a Mosca ma senza che questo portasse a visibili progressi. Nel febbraio 2023 la Cina aveva presentato un documento sulla guerra in Ucraina in cui chiedeva il rispetto della sovranità, un cessate il fuoco, la ripresa dei negoziati. Quali ricadute possa avere l’Sos lanciato dalla Transnistria è difficile prevedere. Nei giorni scorsi erano apparse notizie sulla possibilità che il Congresso di Tiraspol si spingesse oltre, chiedendo l’annessione alla Russia. Ad oggi Mosca non ha mai riconosciuto l’indipendenza della Transnistria. Un escamotage per poter lasciare sul terreno i suoi soldati in “forza di pace” senza che Chisinau possa definire i militari russi come contingente d’occupazione in territorio moldavo. Ma un passo avanti delle autorità russe rimetterebbe in gioco ogni variabile, anche quella armata.

Il governo moldavo ha introdotto di recente nuove norme doganali che impongono alle imprese di Tiraspol i dazi sulle importazioni. Il ministero dell’Economia trasnistriano sostiene che in meno di un mese le entrate per il bilancio di Tiraspol sono già crollate del 18 per cento. «La Transnistria è sottoposta a una pressione sociale ed economica», hanno dichiarato fonti dell’assemblea riunitasi ieri. E non sono mancati toni roboanti, arrivando perfino a sostenere che voler strozzare l’economia della regione separatista equivale a «volere provocare un genocidio». «Penso che sia un’accusa totalmente infondata. Non ci sono omicidi, figuriamoci un genocidio. È un’espressione tecnicamente scorretta, dal punto di vista giuridico e fattuale non rispondente alla verità». L’ambasciatore italiano a Chisinau, Lorenzo Tomassoni, segue minuto per minuto gli sviluppi. «La Transnistria – dice il diplomatico – è sicuramente utilizzata dalla Federazione Russa, e non solo la Transnistria, per la sua guerra ibrida». Ma sul terreno ci sono anche gli interessi «di alcuni oligarchi moldavi che vorrebbero tornare allo status quo, cioè quello di un Paese in cui poter prosperare in modo molto diverso da quello degli Stati occidentali».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: