venerdì 10 febbraio 2023
Al vescovo di Matagalpa, Rolando Álvarez, è stato proposto di andare in esilio per evitare il processo. Ma ha rifiutato e andrà alla sbarra, anche lui rischia 10 anni da carcere
Daniel Ortega, il dittatore del Nicaragua, e la moglie Rosario Murillo

Daniel Ortega, il dittatore del Nicaragua, e la moglie Rosario Murillo - Ansa

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Un processo a porte chiuse e del quale nulla si sa delle prove di colpevolezza prodotte dalla Procura. Così la giustizia del regime di Daniel Ortega edel la moglie Rosario Murillo, in Nicaragua, ha condannato a 10 anni di carcere quattro sacerdoti cattolici, due seminaristi e un diacono della diocesi di Matagalpa, accusati di presunta «cospirazione e diffusione di notizie false». Erano stati arrestati ad agosto con il vescovo Rolando Álvarez, una delle voci più critiche per la violazione dei diritti umani in Nicaragua, a capo della diocesi a 130 chilometri a nord di Managua.

Monsignor Älvarez, 56 anni, da allora agli arresti domiciliari sotto stretta sorveglianza nella capitale, sarà invece processato in un giudizio separato inizialmente fissato per il 28 marzo, ma anticipato al 15 febbraio. Al vescovo, secondo la stampa locale, il governo avrebbe imposto l’aut aut “esilio o carcere” e lui si sarebbe rifiutato di «abbandonare la sua patria».

Nei suoi confronti, la giudice Nadia Tardecilla del Distretto penale di Managua ha formulato le stesse accuse contestate ai 7 religiosi condannati, che nel processo express hanno potuto solo insistere sulla propria innocenza, citando versi della Bibbia. Sono i sacerdoti Ramiro Tijerino, rettore dell’Università Juan Pablo II, José Luis Díaz e Sadiel Eugarrios, primo e secondo vicario della cattedrale di Matagalpa, Raúl Vega, e i seminaristi Darvin Leiva Mendoza e Melkin Centeno, oltre al diacono Sergio Cárdenas. A tutti, secondo quanto conferma il gruppo di difensori d’ufficio nominato dallo Stato, è stata comminata la pena accessoria di interdizione perpetua dagli incarichi pubblici o di elezione popolare.

Una sentenza bollata come una «aberrazione giuridica» dal Centro Nicaraguense per i Diritti Umani (Cenidh), che ha denunciato «la nuova azione repressiva» svolta da «vari giudici che stanno aggiungendo l’interdizione politica a sentenze già passate in giudicato».

La settimana scorsa 10 anni di carcere erano stati inflitti a Oscar Danilo Benavidez, parroco di Mulukukú. Il presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea (Comece), cardinale Jean-Claude Hollerich, mercoledì aveva espresso solidarietà in una lettera al presidente dell’episcopato nicaraguense, chiedendo alle autorità «l’immediata liberazione» di monsignor Älvarez e dei detenuti.

Mercoledì sono stati messi i sigilii anche alla redazione del quotidiano La Prensa, dopo il processo-farsa a due lavoratori condannati a 10 anni di galera, e all’indomani dell’annuncio di Rosario Murillo che nello storico edificio del giornale sarà inaugurato un «centro culturale».

Il governo ha anche annunciato l’espulsione negli Usa di 222 oppositori. «Sono stati condannati – ha spiegato il regime – per aver commesso atti che minano l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione del popolo, per incitamento alla violenza, al terrorismo e alla destabilizzazione economica». «I deportati – conclude il comunicato – sono stati dichiarati traditori della patria».



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