venerdì 21 gennaio 2011
Oltre 25mila persone hanno partecipato al corteo, organizzato dal Partito socialista, contro l’esecutivo di Berisha accusato di corruzione. Alcuni dimostranti hanno lanciato sassi e bastoni. Gli agenti hanno risposto coi lacrimogeni, poi hanno aperto il fuoco. Già la scorsa settimana le proteste erano state represse.
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Tre manifestanti morti, uccisi da colpi d’arma da fuoco «sparati da molto vicino», e più di venti i feriti. Mentre sono 17 gli agenti di polizia medicati all’ospedale militare della capitale. La protesta politica incendia l’Albania e lo scontro di piazza si sporca di sangue nel cuore di Tirana, sul lungo boulevard Deshmoret e Kombit, un tempo il lungo viale dedicato a Joseph Stalin, dove si affacciano uffici e ministeri. E proprio il Palazzo del governo del primo ministro Sali Berisha era l’obiettivo della manifestazione di ieri organizzata dal Partito socialista all’opposizione e poi degenerata nella violenza. Quando ai cori contro il governo, accusato di essere corrotto, si sono aggiunti sassi, bastoni e gli ombrelli scagliati dai dimostranti, i poliziotti hanno risposto con lacrimogeni e idranti per disperdere una folla stimata in almeno 25mila persone. La situazione è subito sfuggita di mano e a terra sono rimasti morti e feriti, un pesante bilancio di vittime: quei tre corpi peseranno e renderanno ancora più esasperata una tensione che già cova da parecchio tempo. Da quei risultati delle elezioni legislative del giugno del 2009 che i socialisti albanesi non hanno mai voluto sottoscrivere perché considerate «il risultato di una frode» che si è rivelata a favore del partito democratico per una risicata manciata di voti. E se poi dovesse essere confermato quello che ha certificato il direttore dell’ospedale militare di Tirana e cioè che le tre vittime civili «sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata», la situazione si potrebbe complicare ulteriormente se nel lutto si dovesse ravvisare una intenzionalità, una provocazione: colpire così pesantemente per incendiare gli animi ancora di più.La manifestazione di ieri era stata programmata dal Partito socialista che è all’opposizione ed è guidato dal sindaco di Tirana Edi Rama, il diretto avversario del primo ministro Berisha a capo del Partito democratico: «Non vogliamo prendere il potere con la forza e senza elezioni», arringava il sindaco Rama alla piazza dei manifestanti che fronteggiavano gli agenti in assetto antisommossa.«Il governo – aveva poi aggiunto – deve dare le dimissioni e aprire la strada a nuove elezioni anticipate. È la sola soluzione per far tornare il Paese alla normalità». Da li a poco c’è invece stato lo scontro. Da prima con un piccolo gruppo di manifestanti che però si è successivamente trasformato in una massa di persone che gridavano «Vittoria» e «Se ne vada», invito rivolto al primo ministro Berisha che però ieri pomeriggio era in visita in una località del nord dell’Albania.Già la settimana scorsa c’erano state iniziative di protesta che hanno fatto da anticamera alla giornata di ieri, dopo che il vicepremier e ministro dell’Economia Ilir Meta si era dimesso perché coinvolto in uno scandalo per corruzione. Una bufera scatenatasi con la diffusione di un video che mostrerebbe Meta mentre fa pressioni per nomine di persone a lui legate e per concessioni di licenze ed appalti, in cambio di tangenti: «Sulla vicenda è stata già avviata un’inchiesta e di fronte alla giustizia io vorrei essere un semplice cittadino come tutti gli altri», dichiarava il vicepremier nell’annunciare le proprie dimissioni.A Tirana la calma è tornata in serata quando la polizia ha ripreso il controllo del centro della capitale. Il capo dello Stato albanese Bamir Topi ha fatto appello alla calma: «Tutte le forze politiche devono tranquillizzare i loro sostenitori e garantire il ripristino dell’ ordine pubblico dando sostegno alle forze di polizia». Analogo invito alla calma è stato lanciato anche dal capo dell’opposizione Rama che ha però ha accusato il governo di aver attuato «provocazioni contro una pacifica protesta».L’8 maggio l’Albania andrà al voto per le amministrative. Un test politico che sarà di rilevanza politica, considerando che la capitale Tirana, da 12 anni, è una roccaforte controllata dai socialisti di Edi Rama.
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