martedì 15 ottobre 2013
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Allah non è una “invenzione” di Maometto e tanto meno una divinità specifica dei musulmani (come molti occidentali sono indotti a pensare). E questo anche se i musulmani di oggi, quando traducono il Corano nelle lingue europee, rifiutino di tradurre la parola “Allah” con “Dio” (o “Dieu” o “God”). L’uso di mantenere la parola Allah in arabo è diventato quasi un dogma, come se si trattasse del “Dio dei musulmani” o comunque di una parola monopolio dell’islam. La cose non stanno proprio così. La radice trilittera della parola Allah (’-l-h) è contenuta in tutti i termini che indicano la divinità nelle lingue semitiche. La si trova, infatti, nell’Antico Testamento nella forma ebraica “Elohim”, che generalmente si pensa sia derivata da “eloah”, forma estesa di “El/Il”, il dio supremo del panteon canaanita. Semmai, la lingua araba offre la possibilità di distinguere tra “al-ilàh”, il dio con la “d” minuscola, e Allah, letteralmente “Iddio”, in cui – come avviene in italiano – l’articolo si trova accorpato con il sostantivo per indicare il Dio assoluto. È assodato che gli arabi pagani abbiano usato il termine Allah per indicare una divinità particolarmente potente, chiamata talvolta con l’attributo “al-Rahmàn”, il Clemente, presente nella professione di fede islamica. L’islam non avrebbe fatto altro che adottare una parola preesistente per indicare il Dio unico, tant’è vero che lo stesso padre di Maometto – che non era certo musulmano – si chiamava Abdallah, letteralmente il servo di Allah. Sia Allah che al-Rahmàn sono inoltre attestati nella poesia arabo-cristiana precedente all’avvento dell’islam, come pure nella tradizione degli ebrei che vivevano in Arabia. Un’iscrizione risalente al VI secolo presenta al-Rahmàn come attributo di Dio Padre, dato che parla di al-Rahmàn, di suo figlio Christos e dello Spirito Santo. Nessuna meraviglia dunque se la parola Allah sia stata successivamente adottata dai cristiani di lingua siriaca nei primi secoli dell’espansione islamica al posto di “Aloho”, quando le comunità cristiane del Vicino Oriente sono entrate a confronto con la lingua e la cultura araba.
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