sabato 25 gennaio 2025
Al Giubileo dei giornalisti la reporter e Nobel per la pace parla con Avvenire dell'ecosistema corrotto dell'informazione, dell'irresponsabilità di Big Tech. E con il Papa chiede: narriamo la bellezza
La Nobel per la pace Maria Ressa in Vaticano per il Giubileo del mondo della comunicazione

La Nobel per la pace Maria Ressa in Vaticano per il Giubileo del mondo della comunicazione - Reuters

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Il pensiero lento contro il pensiero rapido. Il “restare umani” contro la manipolazione di Big Tech. Il coraggio della trasparenza e della responsabilità contro chi progetta di costruire macchine che pretendono di sostituirsi a Dio senza averne la saggezza. C’è tutto questo nelle parole di Maria Ressa, giornalista filippino-americana, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2021 insieme a Dmitrij Muratov, direttore del periodico indipendente russo Novaja Gazeta, «per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è un prerequisito per la democrazia e la pace duratura».

Maria Ressa è la prima a prendere la parola, questa mattina al Giubileo del mondo della comunicazione, nell’Aula Nervi del Vaticano dove è atteso anche papa Francesco (QUI IL SUO DISCORSO). La reporter, che nelle Filippine nel 2012 ha fondato il sito di giornalismo investigativo online Rappler ed è stata sottoposta a pretestuose accuse che l’hanno portata ripetutamente in carcere per le sue inchieste sui metodi di governo del presidente Rodrigo Duterte, in questa intervista racconta di sé, della battaglia ingaggiata contro il potere manipolatorio dei social network, in grado di minacciare la pace nel mondo, ma anche di speranza, di fede, della bellezza di un giornalismo che si ostina a cercare la verità. La raggiungiamo negli Stati Uniti poche ore prima della sua partenza per Roma.

Maria Ressa, lei sarà la prima testimone per i comunicatori di tutto il mondo. Emozionata?

Il Giubileo viene una volta ogni 25 anni, quindi sì, sono emozionata! Penso che aver dedicato il primo appuntamento del Giubileo 2025 al mondo della comunicazione sia un grande omaggio di papa Francesco alla trasparenza.

Perché alla trasparenza?

Perché la Chiesa cattolica è stata oggetto negli anni di numerose inchieste giornalistiche, e alcune di essi hanno raccontato storie molto dure. Apprezzo papa Francesco perché usa il potere di cui dispone per sostenere la trasparenza e dare importanza e valore alla comunicazione. Il Papa capisce quanto le persone abbiano bisogno di un’informazione di cui fidarsi. Questo per me è fantastico.

Quale contributo specifico può dare la fede ai comunicatori?

Sono originaria dal Paese più cattolico dell’Asia, le Filippine, e da piccola mia nonna mi portava in chiesa tutti i giorni. Da ragazza poi, al college negli Stati Uniti, sono andata alla ricerca della mia fede. Finché papa Francesco nel 2023 e ancora nel 2024 ha chiamato i Nobel per la Pace a partecipare all’Incontro sulla Fratelli Tutti. C’ero anch’io. Ho iniziato a capire tante cose. Ho pensato che il nostro tempo, in cui la quantità di violenza con cui abbiamo a che fare è enorme, in cui vige la normalizzazione dell’odio, richiede la fede e che se le religioni istituzionali non rispondono a questo desiderio, la gente si rifugia nei culti.

In che modo il nostro tempo richiede la fede? E quale contributo può dare la fede a questo mondo dominato dalla violenza?

Penso che ora più che mai, così come in tutti i periodi di crisi, quando la fiducia viene meno, quando noi e i nostri figli passiamo la maggior parte del nostro tempo online, tutto incentiva il peggio dell'umanità. La fede invece ci ricorda che la gente è fondamentalmente buona, e che desidera il bene. E’ il contrario di quanto avviene online, perché le piattaforme sono costruite per incoraggiare i contenuti che provocano paura, rabbia e odio. Insomma, per tirare fuori il peggio di chi siamo.

La dichiarazione sottoscritta nel 2024 dai 30 Nobel per la pace, compresa lei, si intitolava #BeHuman. Un bel manifesto, da riprendere anche nel 2025, non crede?

Soprattutto nel 2025! Questo è l’anno del Giubileo, ma anche quello in cui il mondo è alla prova. Vede, nel 2024 si sono svolte 74 elezioni nel mondo ed è accaduto che in molti Paesi democratici sono stati eletti democraticamente leader illiberali. Questa è anche una conseguenza di ciò che gli algoritmi delle piattaforme sono programmati a fare: premiare chi fa soldi e chi mente. In un ambiente come questo prospera non chi racconta la verità o chi trasmette valori. Ecco perché penso che il 2025 sarà un anno critico: è l’anno in cui la democrazia può prosperare e rimettersi in piedi, riconoscendo le differenze, abbracciando i vicini, oppure al contrario armarsi.

Un anno decisivo, insomma.

Sì, l’anno in cui o recuperiamo la nostra umanità oppure cadiamo nel baratro. Ovviamente spero nella prima ipotesi.

Ecco, parliamo di speranza. La speranza è il tema del Giubileo, e questa parola impegna noi giornalisti. Pensa che si possa trasmettere speranza attraverso l’informazione?

La speranza viene dal fare le cose giuste. Vede, gli uomini oggi hanno il potere di spezzettare e modificare il Dna, possono creare nuova vita. Possiamo agire come Dio ma non abbiamo la saggezza di Dio. Abbiamo visto all’inaugurazione del mandato presidenziale di Trump in prima fila i capi delle Big Tech. Loro prendono decisioni per tutti noi, lavorano per creare macchine che pretendono di sostituirsi a Dio, ma di certo non ne hanno la saggezza. Vedremo se la nostra umanità sopravviverà nella realtà parallela creata dalle Big Tech.

Il Giubileo è anche occasione di conversione. Pensa che anche il sistema dell’informazione debba sottoporsi a un esame di coscienza?

Io penso che il sistema della pubblica informazione oggi sia corrotto. Nel vecchio mondo, il giornalismo controllava la diffusione dell’informazione. Nel nuovo mondo, a partire circa dal 2014, i social media e le Big Tech hanno preso il controllo della diffusione dell’informazione. Noi giornalisti continuiamo a fare il nostro lavoro, ma l’informazione non raggiunge la personalizzazione creata dai social media, nel cui ecosistema ognuno crea la propria personale realtà. Ciò ha trasformato il mondo in un folle giardino d’infanzia.

Chi dovrebbe fare un esame di coscienza, dunque?

Mi piacerebbe che le Big Tech riflettessero e ammettessero ciò che hanno fatto al mondo, provocando una forma di dipendenza. Pensiamo a quanto tempo trascorriamo scrollando le pagine dei social, meccanicamente. Questo ha portato guadagni enormi alle società. Così la prima cosa che mi piacerebbe che le Big Tech si assumessero le loro responsabilità. Il secondo problema è che il sistema di incentivi studiati dalle piattaforme premia il cattivo giornalismo. Uno studio del Mit del 2018 ha rivelato che le bugie si diffondono 6 volte più rapidamente delle verità. E’ contro i Dieci Comandamenti, non è vero? Eppure è questo che accade. Il giornalismo d’inchiesta non ha una diffusione paragonabile alle fake news. E’ la differenza tra pensare velocemente e pensare lentamente.

Qual è la differenza tra pensare velocemente e pensare lentamente?

Il pensiero lento è dove inizia la fede. Pensare lentamente è dove c’è la democrazia, dove si ascolta la realtà, dove avvengono conversazioni intime, dove esistono il pensiero e le emozioni. Il pensiero veloce è violento, è paura, è il tipo di comportamento dell’uomo delle caverne, dove c’era in gioco la sopravvivenza. Con il mio network di giornalismo investigativo Rappler abbiamo testato ogni singola piattaforma delle Big Tech. E ci siamo accorti che non sono posti dove le persone possono intrattenere conversazioni reali senza essere manipolate insidiosamente sia dagli algoritmi che dalla architettura della piattaforma stessa.

Detto questo, qual è il ruolo del giornalista?

Assumersi la responsabilità.

Papa Francesco è un grande comunicatore: cosa ci può insegnare?

A comunicare la verità, la bellezza delle cose e degli esseri umani. Il mio slogan preferito è “Fare la cosa giusta è la cosa giusta”, l’ho imparato. Ho una grande speranza per il futuro, nonostante la bruttezza dei tempi che viviamo. C’è stato un momento in cui rischiavo un secolo di carcere, e non sapevo cosa sarebbe accaduto. Mi teneva viva il fatto che stavamo costruendo un network giornalistico indipendente che non poteva essere manipolato, dove le persone possono avere conversazioni reali in una realtà condivisa. Quando stavo combattendo il dittatore, molti mi dicevano che ero pazza, che dovevo stare tranquilla, o fare compromessi. Ma dalla fede cattolica ho imparato proprio questo: che fare la cosa giusta è la cosa giusta. Il Giubileo è proprio questo: ricordarci di restare umani.

(Ha collaborato Angela Napoletano)

QUI IL VIDEO DELL'INTERVENTO DI MARIA RESSA IN VATICANO

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