mercoledì 8 novembre 2023
Crolla la fiducia nelle istituzioni, ma non nel presidente. I sondaggi bocciano le urne. Militari al fronte e profughi non avrebbero potuto votare. Parla l'ex giudice ucraino della Corte europea
Maidan, la piazza centrale di Kiev, con le bandierine che ricordano i soldati morti in guerra

Maidan, la piazza centrale di Kiev, con le bandierine che ricordano i soldati morti in guerra - Gambassi

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L’Ucraina non voleva le elezioni in piena guerra. E il presidente Volodymyr Zelensky, nonostante il mandato in scadenza, l’ha accontentata. Una decisione presa non perché stia calando la sua popolarità: anzi, il suo gradimento supera il 74%. Ma perché sa di non poter tradire il Paese mentre la controffensiva non dà i risultati sperati, la stanchezza fra la gente cresce, la corruzione viene considerata la prima piaga sociale, la propaganda russa avvelena il clima, i rimpasti ai vertici (anche militari) si susseguono. Per l’opinione pubblica Zelensky è l’ultimo baluardo di fronte al crollo di fiducia verso le istituzioni che l’invasione russa sta alimentando. Otto ucraini su dieci bocciano il governo guidato dal premier Denys Shmyhal. E appena il 21% apprezza l’operato del Parlamento, secondo gli ultimi sondaggi di Kiis, l’Istituto internazionale di sociologia di Kiev. Allora perché rinviare le elezioni della prossima primavera per scegliere il nuovo presidente e rinnovare l’assemblea legislativa?

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - Ansa

«C’è un discredito condiviso, è vero. Ma come si può pensare di spendere soldi per aprire i seggi quando servono sempre più risorse per i militari che combattono?», si domanda Oleg Vasilenko, docente di diritto in un liceo della capitale. Interrogativi condivisi dall’81% della popolazione per il quale – stando alle più recenti rilevazioni di Kiis – non si possono tenere le elezioni sotto le bombe ma si dovrà attendere la fine del conflitto. «Gli ucraini devono pensare a proteggere lo Stato e non disintegrarsi nelle polemiche politiche. È il momento della difesa, non delle elezioni», ha detto Zelensky nel videomessaggio con cui ha annunciato la sua scelta.

«È evidente che ci sia desiderio di “pulizia” – commenta il direttore esecutivo dell’Istituto di sociologia, Anton Hrushetskyi –. Osserviamo critiche crescenti alle autorità centrali. La popolazione chiede di avere un nuovo Parlamento e un nuovo governo. Tuttavia, se in precedenza l’impennata di disistima andava di pari passo con la richiesta di elezioni immediate, ora prevale l’idea che la priorità sia un’altra. Inoltre la guerra potrebbe minare la legittimità del risultato che quindi correrebbe il pericolo di essere contestato causando danni all’assetto istituzionale». Per una ragione anzitutto. «Le limitazioni alla partecipazione – dice Hrushetsky –: milioni di cittadini rischiano di essere esclusi, in particolare i militari in prima linea e i profughi». Era stato ipotizzato il voto telematico. «Ma il 65% degli ucraini è contrario e ritiene che possa dare adito a brogli», sottolinea il direttore.

I banner che commemorano i caduti di guerra lungo le strade di Kiev

I banner che commemorano i caduti di guerra lungo le strade di Kiev - Gambassi

Nelle scorse settimane sembrava che Zelensky spingesse per tornare alle urne in ogni caso. E aveva chiesto anche il soccorso internazionale: finanziario e logistico. Adesso il passo indietro. «Ritengo che le elezioni vadano rinviate fino a quando resta in vigore la legge marziale – spiega ad Avvenire Ganna Yudkivska, ex giudice ucraino alla Corte europea per i diritti dell’uomo e attuale vicepresidente della Società europea di diritto internazionale –. Questo regime giuridico vieta lo svolgimento delle elezioni. Inoltre la Costituzione dell’Ucraina proroga il Parlamento durante la legge marziale, salvaguardando anche la stabilità del governo. Sono disposizioni di saggezza in periodi di crisi». Poi aggiunge: «Accanto agli elementi giuridici, c’è una serie di considerazioni pratiche da tenere presenti, che incidono sul processo decisionale: dall’equo accesso ai meccanismi della campagna elettorale alla garanzia dell’esercizio del diritto di voto per quanti si trovano all’estero: oggi almeno 5 milioni di ucraini».

Maidan, la piazza centrale di Kiev, con le bandierine che ricordano i soldati morti in guerra

Maidan, la piazza centrale di Kiev, con le bandierine che ricordano i soldati morti in guerra - Gambassi

Lo stop di Zelensky arriva anche all’indomani della sfida che gli ha lanciato il suo ex braccio destro e consigliere Oleksiy Arestovich. «Qualsiasi rinvio delle elezioni presidenziali sarà considerato un'usurpazione di potere», aveva dichiarato nei giorni scorsi. Licenziato per le divergenze di vedute sulla gestione della guerra e oggi fra i più aspri critici del leader ucraino, si è appena candidato alla presidenza presentando un programma di riforme in 14 punti dove dice di voler entrare nella Nato senza «riconquistare i territori occupati ma di cercare il loro ritorno solo politicamente».

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