martedì 17 novembre 2009
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«Uno strumento vuoto», dice l’Associazione delle Ong italiane. «Con le buone intenzioni non si nutre un miliardo di affamati», fa eco Oxfam International. «Una bella scatola vuota», concorda Actionaid. «Tranquilli, la lotta alla fame la fanno le multinazionali come la Nestlé», ironizza Manitese denunciando il land grabbing, l’accaparramento di territori. Il Vertice mondiale della Fao sulla sicurezza alimentare è appena iniziato, ma tra le organizzazioni non governative la delusione è unanime: «Un’altra occasione persa», commenta amareggiato Sergio Marelli, presidente dell’Associazione Ong.Dalla “dichiarazione della discordia” adottata dal vertice sono infatti spariti riferimenti precisi a somme e scadenze. Marelli parla a nome dei 600 delegati di organizzazioni contadine, indigene e di Ong internazionali riunite a Roma per il Forum parallelo: «Tutti considerano unanimemente la dichiarazione finale uno strumento vuoto di ogni impegno concreto». Nulla sui 44 miliardi di dollari l’anno necessari per lo sviluppo dei piccoli agricoltori, come chiesto con forza dal direttore Fao, Jacques Diouf. Nulla sul 2025, data limite per l’eliminazione totale della fame. Vaghezza anche su chi dovrà gestire le politiche agroalimentari e le risorse che «non possono che essere di competenza delle agenzie specializzate dell’Onu, Fao e Ifad in testa – dice Marelli – e non vanno consegnate alla Banca mondiale come vorrebbero i G8. Si riconsegnerebbe tutto all’istituzione che ha le maggiori responsabilità nell’attuale crisi alimentare». Senza dimenticare l’assenza di tutti i leader del G8, a parte Berlusconi padrone di casa. Perché un documento così annacquato? «È il prezzo, troppo alto, pagato per ottenere il voto favorevole di Usa, Canada, Australia e degli altri paesi del G8». Sommato «all’accordo tra Usa e Cina per sminuire i risultati del vertice di Copenhagen sul clima, sono chiari messaggi di come i Paesi ricchi cerchino ancora di imporre la loro politica ai Paesi poveri».Oxfam non risparmia critiche nemmeno all’Italia, visto che Berlusconi ieri ha enfatizzato i 20 miliardi di dollari in tre anni promessi al G8 dell’Aquilla: «Sono solo un un miraggio. Non ci possiamo permettere altri eroici fallimenti». Lo stesso Diouf, peraltro, fa notare che quei 20 miliardi «sono ancora promesse che hanno bisogno di materializzarsi». Sui 44 miliardi indica termini di paragone che ridimensionano l’apparente enormità della cifra: vedi i «1.340 miliardi di spese militari mondiali nel 2007», ma forse ancora di più i «365 miliardi di sussidi agli agricoltori dei paesi dell’Ocse».“Manitese” denuncia il silenzio sul «ruolo della speculazione finanziaria e dell’accaparramento di terre su cui si stanno lanciando pubblico e privato di Paesi ricchi ed emergenti». Come il Sudan, che 5,6 milioni di affamati, ma «ha ceduto per 99 anni 1,5 milioni di ettari agli Stati del Golfo Persico, Egitto e Corea del Sud». Dagli Usa, l’International food policy research institute rende noto che dal 2006 tra i 15 e i 20 milioni di ettari nei paesi poveri sono stati venduti o negoziati da acquirenti esteri.
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