mercoledì 28 giugno 2023
Il Programma alimentare mondiale (Pam) denuncia l’indifferenza verso la crisi alimentare sull'isola: «Ormai la gente non va più al mercato per colpa delle bande armate»
Donne haitiane sfollate

Donne haitiane sfollate - Reuters

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«La crisi alimentare che sta vivendo la popolazione di Haiti è invisibile, inascoltata e non affrontata». A tuonare su Twitter è stata la direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale (Pam) , Cindy McCain, che ha visitato il Paese caraibico nei giorni scorsi. Quasi 5 milioni di haitiani soffrono la fame, ma «il Pam – ha detto la direttrice – può fornire soltanto il 15% degli aiuti necessari quest’anno. La violenza e gli choc climatici catturano i titoli dei giornali – ha aggiunto – ma non sentiamo parlare dei 4,9 milioni di haitiani che lottano ogni giorno per mangiare». La percentuale degli abitanti che affrontano l'insicurezza alimentare è la seconda più alta al mondo: «non possiamo abbandonarli», ha concluso McCain.

Anche Jean-Martin Bauer, direttore del Pam per Haiti non si arrende difronte alle ingiustizie che subisce il popolo di quella metà dimenticata dell’isola di Hispaniola: «Ci sono bambini negli ospedali di Gonaïves e Port-au-Prince che sono malnutriti e poi ci sono queste montagne di cibo che non possiamo spostare fuori dalle aree altamente produttive a causa dell'insicurezza che regna nel Paese» Haiti è alla mercé di organizzazioni criminali e banditi spietati: «Ho incontrato persone che non possono neanche andare al mercato per paura di essere derubate, rapite e picchiate», ha spiegato Bauer. «Alcune donne che si erano recate al mercato per vendere cibo hanno subito il furto di tutti i loro averi – ha raccontato – e sono state trattenute per giorni. Una di loro è stata anche violentata».
Il caos e i criminali armati, che impongono la loro legge con la forza, hanno un grosso impatto sulla crisi alimentare perché «le persone che dovrebbero nutrire questo paese, come i contadini o le donne del mercato, si nascondono a casa». Inoltre, secondo il direttore del Pam: «Se guardiamo i bisogni umanitari di questo Paese, il cibo è una componente importante, ma non è tutto: è necessaria una risposta multisettoriale. Il tessuto sociale è stato fatto a pezzi – ha sottolineato -, I vicini non si fidano dei vicini. C'è aggressività, c'è violenza e le persone cercano in tutti i modi di proteggersi».

Haiti vive una profondissima instabilità politica dai primi anni 2000 e in particolare dal terremoto del 2010 che ha provocato circa 220 mila morti. Il Paese non ha avuto neanche il tempo di ricostruire le case che, nel 2016, l’uragano Matthew si è abbattuto sull’isola lasciando un milione e mezzo di persone in stato di necessità e 175mila senza casa. Da allora, le bande armate si sono imposte sulla polizia e dal 2021, quando il presidente Moïse è stato ucciso, hanno preso il controllo del Paese. I rapimenti a scopo di riscatto stanno aumentando in maniera incontrollabile, così come gli attacchi alle strutture scolastiche. Haiti ormai viene considerato uno stato fallito al pari della Somalia: basti pensare che i funzionari pubblici lavorano da casa perché molti edifici amministrativi sono occupati dalle gang.



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