giovedì 4 maggio 2023
Il cardinale Segretario di Stato precisa che la missione di pace vaticana non è iniziata, ma è in cantiere, e conferma che Mosca e Kiev, nonostante i dinieghi, sono state debitamente informate
Il cardinale Pietro Parolin

Il cardinale Pietro Parolin - Ansa

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«La missione di pace si farà. Mi sorprende che Kiev e Mosca abbiano detto di non esserne a conoscenza». Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin parla con i giornalisti a margine della presentazione del libro su monsignor Tonino Bello del vescovo Domenico Cornacchia. E delinea i contorni di quanto annunciato da papa Francesco durante il volo di ritorno da Budapest. «Che posso aggiungere oltre a quello che ha detto Papa Francesco? – ha detto il più stretto collaboratore del Pontefice –. Ecco lui ha detto che è in corso, che ci sarà la missione che sarà annunciata nel momento in cui sarà pubblica».

Alla domanda se la missione è in corso o se ci sarà, ha risposto: «Ci sarà». La parole del porporato quindi precisano che la missione di pace vaticana non è iniziata, ma è ancora in cantiere, e confermano che Mosca e Kiev, nonostante i dinieghi, sono state debitamente informate. Russia e Ucraina, ha ribadito Parolin, «a mia conoscenza, erano e sono a conoscenza» della missione. Alla domanda su come si sostanzierebbe, ha replicato: «Non entro nei particolari. Il Papa ha parlato in questi termini, lasciamo a lui di dare eventuali e ulteriori informazioni». Per sapere in cosa consista questa missione di pace bisognerà aspettare l’ufficialità.

A quel punto si capirà se sarà una replica, con o senza varianti, di quanto accaduto nel 2003, quando san Giovanni Paolo II inviò il cardinale Roger Etchegaray a Baghdad da Saddam Hussein e il cardinale Pio Laghi a Washington da George Bush jr per scongiurare l’inizio della guerra che avrebbe sconvolto il Medio Oriente. Ieri, citata dalla Tass, la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova ha dichiarato che «ad oggi, la parte russa non ha ricevuto dal Vaticano proposte o piani specifici per una soluzione pacifica della crisi ucraina. Non abbiamo nulla del genere».

«Non abbiamo dettagli – ha aggiunto – sull’iniziativa di papa Francesco recentemente menzionata dai media occidentali». Tuttavia, sempre alla Tass, un funzionario vaticano sotto anonimato ha spiegato che la missione di pace del Vaticano menzionata dal Papa fa parte degli sforzi di mediazione della Santa Sede per aiutare a porre fine al conflitto ucraino, e i rappresentanti del Pontefice potrebbero essere inviati sia a Mosca che a Kiev per tale scopo.

«Questi potrebbero essere rappresentanti della Curia o diplomatici», ha aggiunto il funzionario. Ieri papa Francesco, nel “baciamano” dopo l’udienza del mercoledì, ha salutato il metropolita Antonij di Volokolamsk. Il fatto ha trovato ampio risalto sui media vaticani che sottolineano come il Pontefice «come fa usualmente in questi incontri, gli ha baciato la Panaghia, il medaglione con l’immagine della Madre di Dio che i metropoliti ortodossi portano al petto».

Il cardinale Parolin ha precisato che questo incontro non è collegato alla missione di pace ma rientra nelle comunicazioni normali che di tanto in tanto ci sono con Antonij in quanto “ministro degli Esteri” del Patriarcato. Lo stesso Pontefice nell’intervista sul volo dall’Ungheria ha spiegato che Antonij è il tramite con cui rimane in collegamento con il Patriarca Kirill. Intanto in Vaticano è arrivata la richiesta di gradimento per il nuovo ambasciatore russo presso la Santa Sede che prenderà il posto di Aleksandr Avdeev, 77 anni, in carica dal 2013, diplomatico stimato da Papa Francesco («è un uomo grande, un uomo comme il faut, una persona seria, colta, molto equilibrato»).

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