venerdì 4 giugno 2021
La «protesta delle luci», con candele e telefonini accesi da migliaia di attivisti, aggira i blocchi della polizia intorno a Victoria Park, il luogo simbolo della veglia per ricordare la stragew
A Hong Kong la luce sfida  i divieti:  in decine di migliaia intorno  a Victoria Park hanno acceso telefoni  e candele

A Hong Kong la luce sfida i divieti: in decine di migliaia intorno a Victoria Park hanno acceso telefoni e candele - Reuters

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È stata una giornata difficile quella del 32mo anniversario dalla repressione della protesta di Piazza Tienanmen. Sicuramente per Hong Kong non una giornata “normale” come le autorità locali e quelle di Pechino a cui fanno riferimento avrebbero preferito. Nonostante gli avvertimenti e gli arresti preventivi di almeno sei persone (tra queste la nota attivista Chow Hang Tung), nonostante i rischi, ancora una volta Hong Kong ha impedito ieri che quella esperienza libertaria e quel massacro fossero dimenticati.
Per la prima volta dal 2019 ma soprattutto la prima volta in Cina in un 4 di giugno, si sono visti per le strade blindati e un cannone ad acqua: le perquisizioni, i fermi, i maltrattamenti che hanno colpito cittadini inermi durante la giornata, non hanno però impedito che nelle strade tornassero gli abiti a lutto e, anche se meno vivaci o numerose del solito, le luci per ricordare le vittime della repressione e la voglia di democrazia.

Decine di migliaia di candele e schermi illuminati dei cellulari: le luci contro il buio della repressione hanno segnato l’imbrunire della città. Sono anche tornati gli slogan «Liberare Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi» e «Indipendenza di Hong Kong, unica via d’uscita», voci ora proibite ma che hanno scandito le imponenti manifestazioni del 2019 e quelle in tono minore dello scorso anno fino all’imposizione, il 31 giugno, della Legge sulla sicurezza nazionale della Repubblica popolare cinese.

Il vescovo emerito di Hong Kong e cardinale, Joseph Zen, ha ieri ricordato i fatti di Tienanmen durante la Messa serale e via Twitter ha sottolineato il ruolo della memoria perché, ha scritto, «i ventenni attuali non possono che ascoltare il racconto altrui del passato che sta per essere diluito dalla storia», Victoria Park, tradizionale sede della veglia di commemorazione, è stato transennato e chiuso al pubblico, tremila agenti sono stati distribuiti per bloccare le vie d’accesso e impedire ogni assembramento, ma non hanno disperso un raduno all’esterno del parco. La “sfida” per quanto ridotta rispetto alla tradizionale veglia, è stata ammessa dalle stessa polizia che in un comunicato ha parlato di «un gran numero di persone» raccolto in aree strategiche. Il comunicato ha parlato di individui «che hanno gridato slogan di incitamento e incoraggiamento a commettere la secessione, che potrebbero aver commesso reati ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale». Una minaccia o forse l’anticipazione di un nuovo giro di vite contro gli irriducibili anti-Pechino.

Comunque una risposta indiretta alle critiche del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che aveva condannato la situazione dei diritti umani e delle libertà in Cina e a Hong Kong. Ribadendo che Pechino ritiene i fatti di Tienanmen «turbolenze politiche» della fine degli anni Ottanta, solo una questione interna, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin ha sollecitato gli Stati Uniti a «guardarsi allo specchio e vedere le loro stesse violazioni dei diritti umani».
A confermare una linea dura di Washington, giovedì il presidente Joe Biden ha firmato l’ordine esecutivo che dal 2 agosto confermerà il blocco degli investimenti statunitensi in 59 aziende cinesi con presunti legami con i militari nei settori tecnologici connessi con la difesa e la sorveglianza.

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