giovedì 17 giugno 2010
Onu, Ue e Osce chiedono l'apertura di un corridoio per i soccorsi ai civili. Il bilancio delle vittime è salito a 187. Secondo l'ultimo bilancio dell'Onu, le violenze interetniche hanno creato almeno 400 mila rifugiati e sfollati.
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Le violenze interetniche nel sud del Kirghizistan, secondo le ultime stime Onu, hanno creato «almeno 400 mila rifugiati e sfollati». Lo ha riferito un portavoce dell'Ufficio di coordinamento per le questioni umanitarie delle Nazioni Unite. La portavoce, Elisabeth Byrs, all'agenzia Afp ha detto inoltre che «la nostra stima sugli sfollati è ormai di 300 mila persone». Il numero di rifugiati in Uzbekistan «viene stimato tra 75 mila e 100 mila persone considerando solo gli adulti», ha precisato ancora la responsabile Onu. Crisi umanitaria. Secondo gli ultimi dati, la cifra ufficiale dei morti in seguito agli scontri fra kirghizi e uzbeki in Kirghizistan è salita a 187 persone. Preoccupato per la situazione, il Dipartimento di Stato Usa ha inviato nella regione l’assistente segretario di Stato Rober Blake. Durante una riunione a Washington, un altro assistente alla segreteria di Stato, Philipp Crowley, ha dichiarato che la Casa Bianca si tiene in costante contatto con Mosca, sottolineando che gli Usa contano di partecipare alla soluzione del conflitto in Kirghizistan solo sotto l’egida di organizzazioni internazionali.Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha rilevato che i Paesi membri dell’Odkb (o Csto, alleanza militare della Russia con alcuni Paesi dell’ex Urss) contano sull’efficacia delle misure già elaborate nell’ambito di un aiuto solo tecnico e logistico. Anche Lavrov ha sottolineato che un eventuale intervento militare in Kirghizistan deve rispondere alle norme internazionali. Il segretario del consiglio di sicurezza kirghiso, Alik Orosov, è volato a Mosca per discutere con Lavrov il possibile invio in Kirghizistan dei «caschi blu» russi. Rimane in primo piano l’urgenza degli aiuti umanitari. Gli aiuti arrivano da diverse parti, Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, ma anche da Russia e Usa. La Protezione civile russa ha inviato in Kirghizistan tre aerei, ognuno con 42 tonnellate di beni di prima necessità, fra cui zucchero, carne, pesce in scatola e coperte. Il presidente Dmitrij Medvedev ha ordinato che gli aiuti umanitari russi raggiungano le 130 tonnellate. Un certo numero di feriti è stato trasportato per le cure a Mosca.A sua volta l’ambasciata Usa a Bishkek ha fatto sapere che «il governo Usa ha destinato fondi per 10,3 milioni di dollari» per «aiutare il popolo del Kirghizistan a uscire dalla gravissima situazione» creatasi in seguito agli scontri interetnici.Da Onu, Ue e Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Osce) è giunta poi la richiesta di aprire un corridio umanitario per fornire aiuti alle regioni di Osh e Jalalabad, e a tutti gli sfollati. «Il mantenimento dell’unità nazionale e il ripristino della sicurezza nazionale sono di massima importanza per stabilizzare la situazione nel Paese», sostengono le tre organizzazioni, che hanno definito un piano straordinario di interventi comuni.Si moltiplicano infine le accuse di aver fomentato i disordini a carico dell’ex presidente Kurmanbek Bakiyev (rifugiato in Bielorussia), di suo fratello Zhanysh e del suo figlio minore Maksim. Contro Zhanysh Bakiyev ha puntato il dito Feliks Kulov, che con Kurmanbek aveva organizzato la «rivoluzione dei tulipani» nel 2005, era divenuto primo ministro, ma poi aveva rotto i rapporti con il suo mentore. Il governo provvisorio ha invece indicato come fomentatore dei disordini Maksim Bakiyev, che si è rifugiato a Londra, dove, su richiesta di Bishkek, è stato arrestato. Giovanni Bensi
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