giovedì 30 marzo 2023
Armi sempre più costose e potenti stanno arrivando dall'Occidente a Zelensky. Ma basteranno a vincere la guerra o produrranno solo altre macerie e morti?
M142 High Mobility Artillery Rocket System (Himars)

M142 High Mobility Artillery Rocket System (Himars) - Ansa

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Aprile-maggio. Dipende dalle condizioni meteorologiche. Gli ucraini sono pronti: il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov ha annunciato ieri che la controffensiva dell’esercito è già «pianificata, su più direzioni». I comandanti decideranno il momento migliore. Non subito, «perché il terreno è ancora molto umido». Ostacolerebbe l’avanzata. I carri armati occidentali stanno arrivando in Ucraina. Su questo non c’è dubbio.

Tutto da capire, invece, se con la loro superiorità tecnologica rovesceranno le sorti della guerra, permettendo a Kiev di rispedire i russi oltre i confini del 2014. Non ci avevano promesso lo stesso con le munizioni circuitanti Switchblade, i missili antiradar Harm, i razzi a lunga gittata Himars e le bombe terrestri Glsdb da 150 chilometri di gittata? Tutto inutile.

Sia chiaro: i russi sono in difficoltà. Faticano a prendere Bakhmut e si sono ridotti a combattere una guerra di logoramento. Rosicchiano lembi, con una tattica mortale. Da gennaio ad oggi, a un prezzo immane, non hanno preso che 500 chilometri quadrati, meno della metà dell’area di Roma. Difficile che espugnino il quadrilatero Sloviansk-Kramatorsk-Drujkivka-Kostiantynivka, per finirla con la partita del Donbass. La sfida supera le loro capacità, ardua più di quattro Bakhmut.

E gli ucraini? A dirla tutta, non se la passano meglio. Hanno limiti di comando e controllo, oltre che di logistica e munizioni. La facilità con cui sfondarono a Kharkiv, a settembre, non deve illudere. Al fronte non esistono più settori sguarniti. Da ottobre, la linea Surovikin è stata eretta dai russi come un baluardo. Corre per 900 chilometri, quasi a formare un continuum ermetico: è oggi una vera fortezza, adagiata su vie di comunicazione ridondanti, lungo un territorio santuarizzato.

Per quanto caotica sia stata la mobilitazione dei riservisti, l’Armata rossa si è fatta più coriacea. Non avanza, ma ha difese solide, ben munite di uomini e di armi leggere e anticarro, superiori per cannoni, munizioni e mine a quelle nemiche. Altro che “armi miracolo” e “game-changer”: i tank Leopard, Challenger e Abrams con cui illudiamo gli ucraini potrebbero infrangersi come onde su scogli.

Nel giro di 24-36 mesi le nostre capacità in armi pesanti, soprattutto in carri da girare a Kiev, si ridurranno a zero: ci sarà impossibile rimpiazzare le perdite ucraine e rigenerarne le forze. Le nuove produzioni arriveranno tardi. Hanno cicli troppo lunghi per star dietro ai ritmi della guerra. Ecco perché l’offensiva di primavera pare una chimera. Tredici mesi di guerra hanno livellato i due eserciti. Nessuno prevale più sull’altro. Mesi fa, Kiev surclassava ancora Mosca numericamente e qualitativamente. Aveva più sergenti e capitani, decisivi a Kharkiv e a Kherson. Ma quello è stato forse il punto culminante delle sue capacità.

Mesi dopo, il conflitto ne ha decimato truppe scelte e sottufficiali migliori. I 15mila che l’Ue sta addestrando, sommati ai 10mila in formazione nel Regno Unito, permetteranno al massimo di allestire dieci nuove brigate. A Kharkiv, in un’operazione tutto sommato agevole, ne occorsero 15. Certo, molti altri ucraini sono preparati in patria. Ma comporre unità organiche richiede ben più che uomini e armi. Servono quadri, dottrine coerenti ed esperienze comuni, stratificate in battaglie sinergiche o in anni di addestramento. Anche se la guerra accelera tempi e procedure, l’Ucraina di oggi manca di reclute esperte.

Riprendere i territori occupati, richiederebbe un’offensiva plurima, perfettamente sequenziata, competente a tutti i livelli. Bakhmut ci insegna invece che i problemi ucraini di comando e controllo non sono superati e che la logistica rischia di spegnere le velleità offensive di Zelensky. A furia di rimpinzarlo di armi, stiamo solo prolungando l’agonia di un Paese stremato, che dipende in tutto dalla magnanimità dei mecenati occidentali. Macerie e morti: ecco quello che continueremo a raccogliere.

Affari e tecnologia militare sul terreno ucraino

I tank

Kiev potrà disporre dei Leopard2, i carri armati della forze armate tedesche; dei Challenger, in dotazione all’esercito britannico, e degli Abrams di fabbricazione statunitense

Gli Harm

L’Agm-88 Harma (High-speed Anti Radiation Missile) è un missile aria-superficie anti-radar progettato per adattarsi alle trasmissioni elettroniche provenienti da sistemi radar terra-aria

Gli Switchblade

Noto come “drone suicida”, lo Switchblade è così piccolo da stare in uno zaino, viene lanciato da una canna tipo mortaio, apre le ali, e si schianta sul bersaglio facendo detonare la sua testata esplosiva

Gli Himars

Il M142 High Mobility Artillery Rocket System (Himars) è un lanciarazzi multiplo leggero sviluppato per l’esercito americano. È, montato su un telaio standard per camion M1140 dell’esercito Usa

I Glsdb

I Ground Launched Small Diameter Bomb (Glsdb), bombe di piccolo diametro lanciate da terra, possono colpire un bersaglio fino a 150 chilometri entro un metro di raggio e a 360 gradi





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