mercoledì 15 settembre 2010
Dimostranti musulmani hanno preso di mira tre istituti a Pulwana e a Pooch. Migliaia di poliziotti pattugliano le principali città della regione, con l’ordine di sparare a vista. Il leader degli indipendentisti ha annunciato 11 giorni di protesta ma ha criticato duramente l’attacco di lunedì all’istituto missinario di Tangmarg.

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Nonostante il coprifuoco in vigore nelle principali città del Kashmir indiano, diversi manifestanti separatisti sono stati feriti ieri mattina in nuovi scontri con la polizia nel distretto di Baramulla, nel nord della vallata musulmana controllata dall’esercito di New Delhi. Le forze dell’ordine sono intervenute con gas lacrimogeni e colpi sparati in aria per disperdere un corteo di indipendentisti che si era radunato fin dall’alba nella località di Khampora, sfidando il coprifuoco imposto dopo i disordini scoppiati lunedì in seguito alla profanazione di pagine del Corano negli Stati Uniti e che hanno causato almeno 19 morti. Negli scontri di ieri i feriti sarebbero almeno quattro.L’episodio più grave, lunedì, si era verificato nel distretto di Tangmarg, dove una folla inferocita aveva preso d’assalto e incendiato una scuola della Christian Society Mission. Secondo quanto ha riferito AsiaNews, altre tre scuole cristiane sono state assaltate da dimostranti musulmani nel Kashmir indiano. Si tratta della Good Shepherd School di Pulwana, a una quarantina di chilometri dal capoluogo Srinagar, e delle protestanti Christ School e Christ Mohalla School, entrambe nella città di Pooch, nel distretto di Jammu. Gli incidenti sono avvenuti lunedì, ma se ne è saputo solo ieri.A causa della forte tensione nella regione, ieri sono stati sospesi per tre giorni tutti i voli da e per Srinagar. Da giugno si contano almeno 79 vittime in proteste di stampo indipendentista. La popolazione accusa i paramilitari di essere responsabili delle morti. A innescare le violenze, tre mesi fa, è stata l’uccisione di un 17enne durante una manifestazione. Alle tensioni indipendentiste si è aggiunta lunedì la reazione degli estremisti islamici contro i cristiani. Il governo indiano si è riunito lunedì a New Delhi decidendo di non concedere una parziale revoca dello stato di emergenza, in vigore nella regione da 20 anni. Il governo si è detto «molto dispiaciuto» per il malcontento e si riunirà verso la fine della settimana per cercare di porre fine alle violenze.Intanto migliaia di poliziotti e paramilitari pattugliano le principali città del Kashmir indiano, con l’ordine di sparare a vista contro chi viola il coprifuoco. «La polizia è dappertutto: circonda le chiese e le scuole per proteggere i luoghi cristiani – ha confermato all’agenzia Fides monsignor Celestine Elampassery, vescovo di Jammu e Srinagar – Siamo molto preoccupati. La comunità cristiana, sempre pacifica, si sente minacciata».Il leader separatista islamico kashmiro Syed Ali Shah Geelani ha intanto proclamato 11 giorni di protesta. Il capo dell’ala «dura» del movimento separatista Hurriyat Conference non ha però indetto una serrata generale, ma ha chiesto alla popolazione di continuare le normali attività lavorative. Geelani intende inoltre organizzare per il 21 settembre una marcia contro esercito e polizia. Lo stesso Geelani ha condannato duramente l’attacco di lunedì alla scuola cristiana di Tangmarg, invitando i musulmani alla calma. Intanto il ministro degli Esteri pachistano Shah Mahmoud Qureshi ha criticato l’India per «l’uso palese della violenza» da parte delle forze di sicurezza in Kashmir. Qureshi ha chiesto al governo di New Delhi di usare «moderazione» e ha invitato a «trovare una soluzione alla contesa sullo stato di Jammu e Kashmir in base a quanto stabilito dalle risoluzioni dell’Onu e alle aspirazioni del popolo kashmiro».Sull’accaduto è intervenuto anche, intervistato dall’agenzia Fides, l’arcivescovo Felix Machado, a capo della diocesi di Vasai, ed ex segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. «La situazione del Kashmir è particolare – ha sottolineato –. Si tratta di una polveriera, l’episodio del rogo del Corano si innesta in un contesto di tensioni politiche interne ed esterne, visti i rapporti tesi con il Pakistan. La presenza di gruppi terroristi militanti come Laskar-e-Taiba, crea scompiglio anche in altre parti dell’India».
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