sabato 10 luglio 2010
Donne e bambini tra le oltre cento vittime dell'attentato: un uomo, a bordo di una motocicletta, si è fatto esplodere in un mercato affollato. Nel mirino, gli uffici amministrativi o leader locali incaricati di negoziare con i ribelli.
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È di almeno 102 morti il bilancio dell'attentato suicida compiuto venerdì nel villaggio pakistano di Yakaghund, nella regione tribale nord-occidentale di Mohmand, vicino alla frontiera con l'Afghanistan. Tra le vittime, molte donne e bambini, secondo quanti riferito dalle agenzie locali.A compiere l'attentato, un kamikaze che, a bordo di una motocicletta, si è fatto esplodere nel centro di un affollato mercato a Yakaghund, un villaggio nel distretto tribale di Mohmand, nel nord-ovest del Pakistan.La zona è considerata uno dei bastioni dei taleban pachistani e dei combattenti di al-Qaeda. Proprio di fronte al mercato c’è un’abitazione che ospita alcuni uffici dell’amministrazione locale. «Il bersaglio non è chiaro – ha spiegato Rasool Khan, capo dell’amministrazione –: potrebbero essere stati gli uffici governativi, ma anche i membri di un gruppo di leader tribali incaricati di negoziare la pace con i taleban». Di certo lo scoppio è stato devastante. Oltre ai morti, si sono registrati un centinaio di feriti, tra cui molti sfollati che, in fuga dai combattimenti in corso da mesi tra le forze di sicurezza e i militanti, si erano radunati nella zona del mercato per raccogliere generi di prima necessità. L’edificio che ospita l’amministrazione è stato pesantemente danneggiato, così come una trentina di negozi vicini e i muri di una prigione adiacente. Secondo la polizia, 28 detenuti sono evasi. «Pensiamo ci siano state in realtà due esplosioni – ha proseguito Khan –: quella della carica trasportata dal kamikaze e un’altra determinata da un’autobomba parcheggiata nelle vicinanze». Non è sinora arrivata una rivendicazione dell’attentato. Nel distretto di Mohmand sono attivi da sempre i ribelli del Movimento dei taleban del Pakistan (Ttp), che si sono alleati con al-Qaeda nel 2007. Il gruppo è, insieme a movimenti “satelliti”, il principale responsabile di circa 400 attentati, perlopiù suicidi, che hanno fatto circa 3.500 morti in tutto il Paese negli ultimi tre anni. Il governo questa settimana ha promesso, senza tuttavia fissare la data, una conferenza nazionale per migliorare la lotta contro il terrorismo. La spinta a un’azione più incisiva era arrivata dopo il doppio attentato suicida che ha fatto 43 morti e più di 170 feriti una settimana fa in un mausoleo molto frequentato a Lahore, nell’est del Paese. I taleban avevano però negato di essere responsabili dell’azione, assicurando che gli obiettivi della loro campagna di violenza sono l’esercito, la polizia e le autorità, non i cittadini o i fedeli. Anche se in maggio più di 80 persone erano morte, sempre a Lahore, a causa degli attacchi simultanei realizzati dai kamikaze a due moschee della setta minoritaria islamica “Ahmadi” (in conflitto con i musulmani sunniti) durante la preghiera del venerdì.Washington considera le zone tribali pachistane come «la regione più pericolosa del mondo». Il Pentagono ha avviato nella regione un’intensa campagna militare, condotta soprattutto con i droni, che ha ucciso numerosi combattenti. La situazione resta estremamente difficile anche in Afghanistan. Ieri la Nato ha annunciato la morte di un altro soldato causata dall’esplosione di una mina artigianale. Salgono così a 342 le perdite nei ranghi dell’Isaf da gennaio. Il 2010 si annuncia quindi, sin d’ora, come l’anno più nero per la Forza internazionale negli ultimi nove di guerra. Ma continuano a morire anche i civili. L’Isaf ha fatto sapere che l’altro ieri, durante un’operazione contro i taleban nella provincia orientale di Paktiya, alcuni proiettili di artiglieria non hanno raggiunto l’obiettivo prefissato causando il ferimento di otto civili, di cui uno è successivamente morto.
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