sabato 8 luglio 2023
Come Mosca e Kiev, anche gli americani non le hanno messe al bando non avendo aderito alla Convenzione internazionale. In arrivo armi per altri 800 milioni. Il presidente: decisione sofferta
Il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato l'invio di altre armi a Kiev

Il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato l'invio di altre armi a Kiev - Reuters

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È arrivato il turno delle bombe a grappolo. La politica Usa nei confronti dell’Ucraina scavalca linea rossa dopo linea rossa. Il 42esimo pacchetto di armi da 800 milioni di dollari, oltre a portare l’impegno della Casa Bianca a un totale di oltre 40 miliardi, includerà anche le munizioni o bombe a grappolo. Dopo le indiscrezioni dei media, la Casa Bianca, ieri, ha confermato. «Riconosciamo che le munizioni a grappolo creano rischi per i civili, Kiev, però, si è impegnata per iscritto a minimizzarli», ha detto il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jack Sullivan dopo l’imbarazzo di Germania e Francia, gli appelli di Onu, Human Right Watch e Amnesty International, e la reazione furibonda di Mosca.

E poco dopo è toccato a Joe Biden, nella sua escalation guerriera, di portare la faccia davanti alle trelecamere. "La mia - ha detto - è stata una "decisione molto difficile" giustificandola con il fatto che l'Ucraina stava "esaurendo le munizioni". "E' stata una decisione molto difficile per me", ha insistito in un'intervista alla Cnn, aggiungendo di averne discusso in precedenza con i Paesi alleati e il Congresso degli Stati Uniti. "Gli ucraini hanno finito le munizioni".

Un ordigno a grappolo russo inesploso recuperato nella zona di Kharkiv

Un ordigno a grappolo russo inesploso recuperato nella zona di Kharkiv - Reuters

«Una pericolosa escalation», ha detto invece di nuovo l’ambasciatore all’Onu, Vasilij Nebenzya, rappresentante di un Paese che, però, le impiega dall’inizio del conflitto. «Ecco perché ci occorrono. Più armi, più armi», ha ribattuto il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Anche l’Ucraina, da parte sua, vi ha fatto ricorso. Con la fornitura da parte di Washington, tuttavia, Joe Biden compie una drastica inversione di marcia rispetto al passato recente. Dal 2016, durante l’Amministrazione di Barack Obama in cui l’attuale presidente era vice, gli Usa avevano deciso di limitare l’impiego delle bombe a grappolo per l’alto numero di non combattenti uccisi. Non proprio un bando. Quantomeno, però, Washington cercava di allinearsi alla linea di 164 Paesi che, nel 2008, le avevano proibite. L’invasione russa di Kiev, però, ha stravolto le regole del gioco. E, soprattutto, ha creato una narrazione funzionale a tale cesura, in cui tutto è consentito pur di sconfiggere il male. Una visione poco lungimirante come le guerre del passato recente hanno tragicamente dimostrato. Così, di fronte allo stallo in battaglia, Biden ha rispolverato un tipo di ordigni contenenti una serie di bombe più piccole che si spargono su una area fino a 30mila metri quadrati, moltiplicando “l’efficacia”. Ovvero le persone ferite o ammazzate, le quali, molto spesso, sono civili. Non solo. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icr) sostiene che il 40 per cento delle munizioni impiegate nei conflitti recenti – dall’Afghanistan alla Siria – siano rimaste inesplose.

Mimetizzate nel terreno sono tuttora in agguato, pronte a colpire. Del resto, tra il 3 e il 40 per cento delle munizioni non scoppia al momento giusto. Proprio questo aveva portato il Comitato per l’eliminazione delle bombe a grappolo a battersi per il loro divieto con la Convenzione, a cui non hanno aderito 71 Paesi, tra cui Russia e Ucraina. Oltre agli Usa, ovviamente. I quali, però, hanno una legge del 2011 che vieta il commercio e la cessione delle munizioni a grappolo con un margine di errore superiore all’uno per cento. È possibile, però, aggirarla fornendo ordigni con più bassa percezione di materiale inesploso. Uno degli artefici della Convenzione, curiosamente, è stato l’allora premier laburista Jens Stoltenberg, attuale segretario della Nato e tra i più convinti sostenitori del sostegno militare all’Ucraina. Interrogato sulla scelta della Casa Bianca, quest’ultimo, che resterà in carica un altro anno, ha affermato: «Sono già state usate nella guerra in Ucraina da entrambe le parti: la differenza è che la Russia le usa per attaccare e invadere l’Ucraina, mentre Kiev le usa per proteggersi dall’aggressore. Gli alleati concordano sul fatto che dobbiamo fornire sostegno militare all’Ucraina: esattamente quale tipo di armi e di munizioni varia a seconda dei Paesi e continuerà a variare». Joe Biden, dunque, non è l’unico a oltrepassare linee rosse.

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