giovedì 2 dicembre 2021
Lo rivelano i media. L'esplosione provocò la distruzione del 90 per cento delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. A Vienna, intanto, l'Iran chiede agli Usa la fine delle sanzioni
Centrifughe nell'impianto atomico di Natanz in Iran

Centrifughe nell'impianto atomico di Natanz in Iran - Ansa

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L'esplosione lo scorso aprile nell'impianto nucleare iraniano di Natanz fu orchestrata dal Mossad israeliano, che utilizzò una decina di scienziati nucleari iraniani che collaborarono all'operazione che portò alla distruzione del 90 per cento delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. È quanto rivela il Jewisj Chronicle, che cita fonti anonime a conoscenza della vicenda.
Secondo quanto riporta il Chronicle gli scienziati iraniani non erano consapevoli di lavorare per Israele, ma credevano di collaborare con la loro azione di sabotaggio con vari gruppi di dissidenti in esilio. L'esplosivo usato nell'operazione venne fatto entrare nell'impianto con vari stratagemmi, compresa un'azienda di catering o l'impiego di droni che sganciarono dei pacchi all'interno della struttura.
"Le motivazioni degli scienziati erano le più svariate", ha riferito una fonte al Jewish Chronicle. "Il Mossad individuò ciò che veramente volevano dalle loro vite e glielo offrì. Cèra una cerchia più ristretta di scienziati che erano maggiormente a conoscenza dell'operazione, ed altri che avevano meno informazioni al riguardo ma fornirono il loro aiuto". Dopo l'attacco, ha riferito la fonte, tutti gli scienziati coinvolti sono stati portati al sicuro. Nessuna conferma ufficiale, chiaramente, è giunta alle indiscrezioni pubblicate dai media che si aggiungono alle speculazioni che da mesi circondano l'episodio sul quale le autorità di Teheran hanno sempre tentato invece di tenere un bassissimo profilo.

I colloqui a Vienna

Intanto a Vienna l'Iran ha presentato alle parti europee - riunite in questi giorni a Vienna per cercare di salvare l'intesa sul nucleare- due bozze di parti di quell'accordo, una delle quali chiede la rimozione delle sanzioni, l'altra è su questioni più tecniche. Lo riferisce la stampa iraniana. Non sono noti altri dettagli sulla questione, ma una fonte europea ha confermato la consegna dei due documenti, mentre i mediatori iraniani ostentano "ottimismo". Preoccupazione invece è quella di Israele, che si oppone chiaramente alla ripresa degli accordi sullo sviluppo del nucleare iraniano caldeggiati dagli Stati Uniti di Joe Biden. Mettere fine immediatamente ai negoziati in corso a Vienna tra l'Iran e le potenze mondiali è stata infatti la richiesta del primo ministro israeliano, Naftali Bennett, al segretario di Stato americano, Antony Blinken, citando le violazioni dell'accordo sul nucleare da parte di Teheran documentate anche nell'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea).

Secondo una nota diffusa dall'ufficio del primo ministro, Bennett ha chiesto a Blinken di non cedere al «ricatto nucleare» dell'Iran e ha sollecitato una dura risposta da parte delle potenze mondiali. Il leader israeliano ha anche espresso la sua opposizione alla revoca delle sanzioni americane contro l'Iran, perché a suo parere porterebbe un massiccio flusso di denaro nella Repubblica islamica. Settimana prossima è in programma una visita ufficiale a Washington di Benny Gantz. Il ministro israeliano della Difesa ha in programma faccia a faccia con il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, e il segretario di Stato, Antony Blinken. Tema centrale proprio l'Iran.

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