lunedì 27 novembre 2023
Negoziati in corso per prolungare la pausa di 2-4 giorni e per altri scambi ostaggi-detenuti. Per oggi attesa la liberazione di altri 11 israeliani
Un murale a Tel Aviv invoca il ritorno a casa degli ostaggi

Un murale a Tel Aviv invoca il ritorno a casa degli ostaggi - Reuters

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Ultimo giorno di tregua. O forse proseguirà. La speranza è appesa al filo della trattativa, mediata dagli Stati Uniti e dall'Egitto, tra Israele e, per Hamas, l'intermediario Qatar. I miliziani avrebbero informato di essere favorevoli a una proroga da due a quattro giorni. L'accordo, in vigore da venerdì all'alba, prevede quattro giorni di tregua, il rilascio di 50 ostaggi su circa 240, la scarcerazione di 150 palestinesi e l'ingresso nella Striscia di Gaza di circa 200 camion al giorno di aiuti umanitari. Finora sono stati rilasciati 39 ostaggi israeliani, più 24 stranieri, e 117 detenuti.

Per la giornata di oggi è atteso un nuovo scambio, il quarto, ma ci sarebbero contestazioni tra le parti sulle rispettive liste degli ostaggi e dei detenuti da rilasciare. Funzionari israeliani ritengono «problematico» l'elenco degli 11 ostaggi ricevuto nella notte; d'altra parte Hamas chiederebbe il rilascio di 6 detenuti arrestati prima del 7 ottobre e contesterebbe la mancata applicazione del principio di anzianità (rilasciare chi è in carcere da più tempo). Per entrambe le parti vige il criterio: donne, minori e anziani. Non vengono scarcerati detenuti condannati per omicidio.

«Il mio e il nostro obiettivo è garantire che questa pausa continui oltre lunedì in modo da poter vedere più ostaggi rilasciati e più aiuti umanitari» ha detto ieri il presidente Usa, Joe Biden. Ma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mette i paletti all'eventualità di prorogare la tregua: «Ipotizzare il rilascio di altri dieci ostaggi ogni giorno è una benedizione. Ma dopo l'accordo torneremo al nostro obiettivo: eliminare Hamas». Oggi chiederà al governo un budget "di guerra" di 30 miliardi di shekel (circa 8 miliardi di euro).

Alla popolazione della Striscia di Gaza la pausa dalle ostilità sta concedendo sollievo anche se la situazione rimane «pericolosa» e i bisogni «senza precedenti», stima l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Secondo l'Onu 248 camion umanitari sono entrati da venerdì nella Striscia di Gaza. «Dovremmo inviare 200 camion al giorno per almeno due mesi per rispondere ai bisogni», ha detto il portavoce dell'Unrwa, Adnan Abu Hasna.

Abigail, 4 anni, ha ritrovato i fratelli. E il suo trauma

La speranza ha il volto di Abigail, 4 anni compiuti venerdì scorso prigioniera a Gaza. È stata rilasciata ieri, con altri 8 bambini, due madri, due anziane, un cittadino russo-israeliano e 3 thailandesi. Miliziani con il volto coperto li hanno consegnati alla Croce Rossa dopo 51 giorni.

Abigail Mor Edan, che è anche il primo rilasciato dei 3 ostaggi americani (ha doppio passaporto), ha ritrovato i nonni, gli zii, il fratellino Michael di 9 anni e la sorellina Amalia di 6. I suoi genitori non ci sono più, uccisi nel massacro del 7 ottobre nel kibbutz di Kfar Aza. Le foto sui social ci restituiscono una cascata di riccioli e un faccino sorridente, prima della fine del suo mondo. Secondo un funzionario statunitense, la madre è morta davanti ai suoi occhi e il padre è stato ucciso mentre cercava di proteggerla. Abigail si era rifugiata nella casa di un vicino, da dove venne rapita. La bimba ha doppia nazionalità, statunitense e israeliana, ed è la prima dei 3 ostaggi Usa a essere liberata. Per lei era ripetutamente intervenuto anche il presidente Joe Biden. Il nonno Carmel cerca di nascondere una «tristezza cronica che non guarirà mai».

Chi sono gli altri ostaggi rilasciati

Tra i rilasciati di ieri ci sono i quattro membri della famiglia Goldstein-Almog: la madre Chen, 48 anni, la figlia Agam, 17 anni, e i figli Gal e Tal, di 11 e 9 anni. Nadav, padre e marito di 48 anni, e la figlia maggiore Yam, 19 anni, non ci sono più, uccisi il 7 ottobre. Hagar Brodetz, 40 anni, e i figli Ofri, Yuval e Oriya di 10, 8 e 4 anni, hanno riabbracciato il padre e marito, Avihai Brodutch. Quel giorno Avihai era uscito a difendere il kibbutz mentre la sua famiglia si nascondeva, ma quando è tornato a casa, ferito, non c'erano più. Ad attendere Adrienne "Aviva" Siegel, 62 anni, rapita dal kibbutz Kfar Aza, c'erano i quattro figli e i nipoti. Ma è stata una gioia a metà: il marito Keith, 64 anni, resta nelle mani dei miliziani.

E c'è apprensione per Elma Avraham, 84 anni, del kibbutz Nahal Oz, rilasciata in gravi condizioni e trasportata in elicottero in ospedale: è ricoverata nel reparto cure intensive del Centro medico Soroka di Beersheba.

Ella Elyakim, 8 anni, e sua sorella Dafna, 14, erano state rapite dalla casa paterna nel kibbutz Nahal Oz, dove si trovavano in vacanza: hanno assistito all'omicidio del padre Noam, della sua compagna Dikla e di suo figlio Tomer. Ma hanno ancora la mamma, Maayan Zin. Libero anche Roni Kariboi, un russo-israeliano che lavorava al festival Nova. Un rilascio extra, ha annunciato Hamas, in «omaggio agli sforzi del presidente Vladimir Putin».

Altri 24 ostaggi, perlopiù thailandesi che lavoravano in Israele, sono stati rilasciati al di fuori dell'accordo.

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