sabato 3 ottobre 2009
A Dublino è in corso lo spoglio delle schede elettorali, ma i risultati indicano già una vittoria schiacciante dei "sì", con l'approvazione del documento bocciato l'anno scorso. Barroso: «Un grande risultato». Dopo l'Irlanda toccherà a Polonia e Repubblica Ceca esprimersi per la ratifica.
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Gli elettori irlandesi sembrano aver detto sì al trattato di Lisbona dell'Ue.Lo hanno annunciato il governo e un funzionario dell'opposizione, riferendosi al primo conteggio parziale del voto di ieri su un trattato che punta a snellire le procedure decisionali del blocco dei 27 paesi e che necessita dell'approvazione di tutti gli stati membri per entrare in vigore. "Sono contento per il Paese. Sembra una vittoria convincente per il sì in questa occasione", ha detto il ministro degli Esteri Micheal Martin alla radio nazionale.Richard Greene, portavoce del gruppo Coir che si oppone al trattato, ha detto che "sembra che sia un sì. Voglio simpatizzare con tutte le nostre persone che hanno fatto un grande sforzo per l'amore del nostro paese".La radio di stato Rte ha riferito che i primi risultati mostrano che alcune zone come Dublino Centrale e Dublino Nord Est hanno votato il 56% a favore, mentre a Galway le prime indicazioni danno il sì al 63%.Il voto è stato anticipato da avvertimenti di celebrità, politici e uomini d'affari, secondo i quali un secondo "no", dopo la bocciatura del trattato dello scorso anno avrebbe rovinato la reputazione dell'Irlanda mentre lotta contro la recessione. L'approvazione da parte dell'Irlanda potrebbe fare pressione sui leader euroscettici di Polonia e Repubblica Ceca, per la ratifica del trattato che darebbe un presidente a lungo termine all'Ue e un più forte capo della politica estera.Il presidente polacco Lech Kaczynski ha detto che ratificherà il trattato se l'Irlanda voterà sì.È un "grande giorno per l'Europa grazie agli irlandesi che hanno detto un enorme sì" al trattato di Lisbona. Cosi il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso ha salutato il risultato del secondo referendum sulla ratifica di Lisbona. L'anno scorso vinse il "no". Gli irlandesi hanno votato per la seconda volta il Trattato di Lisbona, il progetto di riforma elaborato per migliorare il funzionamento dell’Unione europea, che nel giro di pochi anni è passata da 15 a 27 Paesi membri. Ieri quasi 4 milioni di irlandesi sono stati chiamati alle urne per approvare un documento che riguarda circa 500 milioni di cittadini europei. Secondo i funzionari elettorali l’affluenza è stata bassa nelle campagne, ma piuttosto alta nelle grandi città come Dublino e Cork. Il referendum non ha bisogno di quorum.L’anno scorso la maggioranza della popolazione ha votato «no», temendo che il trattato avrebbe obbligato Dublino ad alzare le tasse, legalizzare il divorzio e l’aborto e a partecipare alle operazioni militari europee. Ma nel frattempo il premier irlandese ha ottenuto delle garanzie legali dagli altri leader europei. Gli ultimi sondaggi danno vincente il «sì», ma l’esito positivo di questo seconda consultazione popolare non è scontato.Il primo ministro irlandese Brian Cowen e i leader dell’opposizione, quasi tutti favorevoli al trattato, hanno ribadito che un secondo «no» recherebbe un grave danno all’Irlanda. «Con un sì, l’Irlanda manterrà un ruolo positivo e influente all’interno dell’Unione europea, che potrà quindi andare avanti per affrontare problemi urgenti», ha dichiarato Cowen. «Con un no, la fiducia nell’Irlanda sarà inevitabilmente danneggiata». Nel giro di un anno la Tigre Celtica è caduta in una profonda recessione economica e il premier irlandese ha spiegato che, ad esempio, un’ennesima bocciatura avrebbe un impatto negativo sugli investimenti stranieri nel Paese. Ma secondo un esperto del settore è ancora presto per trarre conclusioni. «Non credo ci siano delle prove stringenti a riguardo, anche se c’è la sensazione diffusa che un secondo no potrebbe scoraggiare gli investimenti stranieri», ha detto il professore John Fitzgerald dell’Istituto di ricerca economica e sociale di Dublino.Il Trattato e i suoi obiettivi. L’obiettivo di fondo delle riforme contenute nel trattato è migliorare il funzionamento di un’organizzazione che ha accolto una dozzina di nuovi membri negli ultimi anni. Se il progetto di riforma dell’Ue entrerà in vigore, i 27 Stati membri nomineranno un presidente fisso con un mandato di due anni e mezzo rinnovabile, invece di fornire a turno un presidente ogni sei mesi. Il nuovo presidente sarà affiancato da una sorta di "ministro degli Esteri" (che sarà anche vicepresidente della Commissione). Non solo: da un lato, i 27 rinunceranno al potere di veto in diversi ambiti, ad eccezione di alcuni settori come il fisco e la difesa. Dall’altro i Paesi membri avranno sempre più bisogno dell’appoggio dell’Europarlamento per approvare le leggi comunitarie. Anche in ambiti come l’agricoltura, la giustizia e l’immigrazione. Senza contare che il trattato introduce per la prima volta la possibilità per uno Stato membro di uscire dall’Ue.Il Trattato di Lisbona, che è una versione un po’ annacquata della Costituzione europea bocciata dai cittadini francesi e olandesi nel 2005, deve essere ratificato da tutti i Paesi membri dell’Ue per entrare in vigore. L’Irlanda è l’unico Paese membro in cui il trattato deve essere approvato tramite un referendum. Finora 24 Stati l’hanno ratificato, mentre la Polonia e la Repubblica Ceca attendono l’esito del voto in Irlanda. E non solo. «Se gli irlandesi voteranno a favore, non vuol dire che io un minuto dopo firmerò», ha dichiarato ieri il presidente della Repubblica ceca, Vaclav Klaus, alla televisione ceca, precisando che aspetterà prima il via libera della Corte costituzionale.
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