venerdì 26 dicembre 2014
Proseguono i raid aerei sulle zone controllate dallo Stato islamico, mentre infuriano i combattimenti anche sul terreno con molte vittime.
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Il "governatore" dello Stato islamico (Is o Isis) a Mosul, in Iraq, è stato ucciso in un raid aereo della coalizione. Lo ha riferito la Cnn citando fonti della polizia irachena. Habdelgani Saleh Hamid, un ex ufficiale all'epoca di Saddam Hussein, è il secondo "governatore" del gruppo jihadista nella città irachena ucciso in meno di un mese. Intanto a Sinjar, il villaggio del Kurdistan iracheno da cui i miliziani dell'Isis si erano ritirati il 19 dicembre, sei peshmerga curdi sono rimati uccisi e altri 11 feriti per i colpi di mortaio sparati dagli jihadisti. Il giorno di Natale altri cinque peshmerga erano morti e altri 25 erano rimasti feriti in attentati kamikaze con autobomba nella zona di Al Quaiti, nel nord dell'Iraq. Intanto, sul fronte internazionale, la Turchia ha promesso all'Iraq di unire le proprie forze a quelle di Baghdad per combattere i jihadisti dello Stato islamico che "minacciano non solo la sicurezza dell'Iraq e della Turchia ma anche quella dell'intera regione". In una conferenza stampa congiunta ad Ankara, i ministri degli Esteri iracheno Haidar al-Abadi e turco Ahmet Davutoglu hanno sottolineato che è possibile sconfiggere questa organizzazione unendo le forze e con il sostegno dei Paesi della regione. In particolare al-Abadi ha chiesto aiuto nei settori di intelligence, addestramento militare e armamenti, dato che l'Isis già controlla una parte del territorio iracheno e siriano al confine con la Turchia. Davutoglu ha garantito appoggio ricordando che già i turchi partecipano all'addestramento dei peshmerga (i combattenti curdi iracheni). Ha però tenuto anche a sottolineare che altri curdi, quelli del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), sono per Ankara "terroristi". In Siria, invece, quasi 40 civili, tra i quali sette bambini, sono rimasti uccisi a causa dei raid dell'aviazione siriana su due villaggi controllati dall'Isis nel nord del Paese. Lo riferisce l'osservatorio siriano per i diritti umani, Ondus, basato a Londra. L'ong precisa che tra le decine di feriti "molti sono in gravi condizioni".
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