lunedì 22 febbraio 2010
Un appello per un intervento internazionale a Mosul, in Iraq, è stato lanciato dai vescovi cristiani della cittadina, teatro nei giorni scorsi di violenze contro i cristiani, in una lettera rivolta al governo locale: «Il governo locale e centrale è incapace di proteggerci. Se la situazione non cambia, i cristiani andranno via dall'Iraq».
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Un appello per un intervento internazionale a Mosul, in Iraq, è stato lanciato dai vescovi cristiani della cittadina, teatro nei giorni scorsi di violenze contro i cristiani, in una lettera rivolta al governo locale. Lo riferisce l'agenzia vaticana Fides. "Le autorità - ha dichiarato alla Fides l'arcivescovo siro-cattolico di Mossul, mons.Georges Casmoussa - devono assumersi la piena responsabilità per salvaguardare la presenza cristiana a Mossul. Abbiamo bisogno di un intervento internazionale per spingere il governo centrale e quello locale ad agire immediatamente".In città - sottolinea l'agenzia vaticana - non accennano a fermarsi i sequestri e gli omicidi di cristiani. Due giorni fa l'ultima vittima, la quinta in una settimana: Adnan al Dahan, un cristiano ortodosso di 57 anni, rapito una settimana fa, è stato ritrovato ucciso.Nell'appello rivolto alle autorità irachene, firmato da mons. Gregorios Saliba, arcivescovo siro-ortodosso, da mons. Georges Casmoussa, e da mons. Emile Nona, arcivescovo caldeo-cattolico, i vescovi cristiani denunciano "l'assassinio di persone pacifiche e innocenti", secondo "un piano premeditato per far pressione sulle Chiese cristiane", e spingerle ad abbandonare la città. I presuli ricordano che "i cristiani hanno partecipato direttamente e con grande efficacia all'edificazione della civiltà a Mossul", nella città e nell'intera regione, offrendo un fecondo contributo nell'arte, nella cultura, nel pensiero, nella creatività, nonchè a livello economico en sociale". "Per questo - si afferma nell'appello - chiediamo al governo di Mossul e al governo centrale a Baghdad di assumersi piena responsabilità, di operare per la sicurezza dei cittadini, specialmente per i fedeli delle minoranze cristiane, che sono i più vulnerabili e i più pacifici fra i pacifici".Mons. Sako: Il governo non ci protegge. "Il governo locale e centrale è incapace di proteggerci". Se la situazione non cambia, "i cristiani andranno via dall'Iraq". Così l'arcivescovo caldeo di Kirkuk, Louis Sako, a margine di un convegno tenutosi oggi presso la Comunità di Sant'Egidio, commenta l'appello dei vescovi di Mossul per l'intervento di una commissione internazionale a difesa dei cristiani residenti in Iraq.A Mossul "la situazione sta peggiorando", spiega Sako, secondo cui c'è il pericolo che così "la città si svuoti di tutti i residenti cristiani. Da qui l'appello dei vescovi per chiedere "almeno un appoggio internazionale che però non è detto che sia un'opportunità positiva", sottolinea il presule. Per Sako, invece, è necessario che "i cristiani parlino con il governo di Baghdad per trovare una soluzione", visto che dal 2003 "sono stati 825 i cristiani uccisi" in Iraq.
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