martedì 17 agosto 2010
L'attentatore suicida, che indossava un giubbotto esplosivo, si è fatto saltare in aria verso le 7.30 locali (le 6.30 ora italiana). L'uomo si trovava accanto a un gruppo di nuove reclute che aspettavano in prossimità dell'ingresso del centro di addestramento, nel vecchio palazzo del ministero della Difesa, a Bab al-Mouazam, a Baghdad.
- Un compromesso virtuoso per la normalizzazione dell'Iraq di Riccardo Redaelli
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Quasi 60 reclute e soldati iracheni sono stati oggi massacrati in un attentato suicida a Baghdad, ad appena due settimane dalla data in cui le forze armate irachene dovranno assumere la totale responsabilità della sicurezza in Iraq, all'indomani del completamento, il 31 agosto, del ritiro delle forze da combattimento Usa da tutto il Paese. Il kamikaze, con indosso la micidiale cintura esplosiva, è riuscito a infiltrarsi a piedi tra centinaia di uomini e ragazzi radunati davanti al centro di reclutamento, nel vecchio edificio del ministero della Sicurezza.Da ore attendevano di essere chiamati, nella speranza di essere arruolati nell'esercito nazionale, intento a rafforzare i suoi ranghi in vista della riduzione delle forze Usa a 50mila soldati entro la fine del mese, che poi saranno a loro volta definitivamente ritirati entro il 2011 in base a un accordo tra Baghdad e Washington siglato nel 2008.Erano da poco passate le 7.30 quando l'attentatore suicida, con ogni probabilità affiliato al ramo iracheno di al Qaida, ha azionato il detonatore, ed è stata una strage: fonti ospedaliere parlano di 59 morti e oltre 120 feriti. Le immagini poi diffuse dalle tv locali hanno mostrato uno scenario di morte e devastazione degno dei periodi più bui per l'Iraq del dopo Saddam; di quando, soprattutto nel 2006 e 2007, al Qaida metteva a segno quasi ogni giorno attacchi del genere.Nel 2009 la violenza era però progressivamente andata calando, fino all'inizio del 2010, per poi segnare una nuova recrudescenza. In particolare dopo le elezioni parlamentari del 7 marzo, da cui non è emerso alcun chiaro vincitore.Da allora, in un'atmosfera di crescente tensione, sono iniziate serrate quanto finora inutili trattative tra le maggiori formazioni politiche, per tentare di dar vita ad un nuovo governo di coalizione. Trattative che proprio ieri hanno segnato una nuova seria battuta d'arresto, quando l'ex premier Iyad Allawi ha annunciato l'interruzione dei colloqui col premier uscente Nuri al Maliki.Alle elezioni di cinque mesi fa, la lista dello sciita Allawi, di impostazione laica ma sostenuta dai sunniti, ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi: 91 su 325. La Lista per lo Stato di Diritto di al Maliki, pure sciita, ne ha ottenuti 89. In seguito il premier uscente ha raggiunto un fragile accordo con l'Alleanza nazionale irachena, una formazione esplicitamente sciita. Ma anche così i seggi su cui potrebbe contare al Maliki per cercare di ottenere un nuovo incarico alla guida del governo sono 159, quattro in meno della maggioranza assoluta.Al momento non è chiaro quando le trattative riprenderanno, ma l'attentato di oggi dimostra più che mai l'urgenza di arrivare ad un accordo.
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