giovedì 25 febbraio 2010
Benedetto XVI è fortemente addolorato per le perduranti uccisioni di cristiani nella zona di Mosul ed è tornato a chiedere al governo di Baghdad «rispetto» e «tutela» per i diritti della comunità cristiana in Iraq. A Mosul i funerali dei tre cristiani uccisi martedì da alcuni uomini armati.
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    Benedetto XVI, fortemente addolorato per le perduranti uccisioni di cristiani nella zona di Mosul, chiede al governo di Baghdad "rispetto" e "tutela" per i diritti della comunità cristiana in Iraq. Impegnato in questi giorni negli esercizi spirituali in Vaticano con i collaboratori di Curia, il Papa ha appreso "con profondo dolore" che a Mosul e dintorni, nel nord dell'Iraq, continuano i casi di cristiani uccisi: gli ultimi ieri, con l'assassinio di tre membri di una famiglia siro-cattolica. Il Pontefice "è vicino a quanti soffrono le conseguenze della violenza con la preghiera e l'affetto", riferiscono oggi all'unisono i media d'Oltretevere, come la Radio Vaticana e l'Osservatore Romano. E gli stessi media, sul tema delle "violenze contro le minoranze e i particolare contro i cristiani", danno conto della lettera che il 2 gennaio scorso il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva inviato al primo ministro iracheno, Nouri Al-Maliki.La lettera di Bertone. Il porporato ricordava nella lettera la visita compiuta dal premier in Vaticano nel 2008 e il suo incontro col Papa. In quell'occasione era stata espressa "la speranza comune che, attraverso il dialogo e la cooperazione fra i gruppi etnici e religiosi del suo Paese, incluse le sue minoranze, la Repubblica dell'Iraq sarebbe stata in grado di effettuare una ricostruzione morale e civile, nel pieno rispetto dell'identità propria di quei gruppi, in uno spirito di riconciliazione e alla ricerca del bene comune". Benedetto XVI aveva esortato "al rispetto in Iraq per il diritto alla libertà di culto" chiedendo "la tutela dei cristiani e delle loro chiese".Il premier aveva assicurato al card. Bertone che il governo iracheno avrebbe considerato "molto seriamente la situazione della minoranza cristiana che vive da così tanti secoli accanto alla maggioranza musulmana, contribuendo in modo ingente albenessere economico, culturale e sociale della nazione". Il Papa, successivamente, aveva invitato il suo primo collaboratore a scrivere al premier iracheno per trasmettere la sua "sincera solidarietà" per quanti vengono uccisi o feriti in attacchi a edifici governativi e luoghi di culto in Iraq, sia islamici sia cristiani. Il Pontefice - concludeva la lettera - "prega con fervore per la fine della violenza e chiede al Governo di fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza intorno ai luoghi di culto in tutto il Paese". I funerali a Mosul. Ieri, intanto, si sono svolti in Iraq i funerali dei tre cristiani uccisi ieri a Mosul da alcuni uomini armati. Le esequie sono state celebrate dall'arcivescovo siro-cattolico di Mosul, Georges Casmoussa. Lo stesso Casmoussa era stato nei giorni scorsi tra i promotori dell'appello dei vescovi cristiani per un intervento internazionale a Mosul. I continui sequestri e omicidi di cristiani, tra l'altro, sono visti come il fallimento delle misure promesse per garantire la sicurezza in vista delle elezioni del prossimo 7 marzo. "In tutte le elezioni ci sono problemi - dice oggi mons. Casmoussa alla Radio Vaticana -, ma non al punto di uccidere la gente e in particolare i cristiani: i cristiani sono uccisi non dal punto di vista politico, ma in quanto cristiani. Noi abbiamo parlato con il governatore e ha promesso di indagare. Ieri mi ha chiamato e ha promesso che le sue forze militari sarebbero state impiegate per cercare i responsabili dell'assassinio. Ma non abbiamo ricevuto nessun riscontro".
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