lunedì 28 dicembre 2009
Il regime di Teheran alza la voce e un rappresentante dell'ayatollah Khamnei chiede la pena di morte per i leader dell'opposizione. Intanto proseguono gli arresti, tra cui quello della sorella del premio Noibel per la pace Shirin Ebadi. Minacce alla Gran Bretagna: «Taccia o riceverà un pugno in bocca».
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Una guerra di parole ha preso oggi in Iran il posto degli scontri di piazza che domenica scorsa hanno provocato almeno otto morti e decine di feriti. Mentre continua il giro di vite del regime, con gli arresti finora di una ventina di attivisti e giornalisti dell'area riformista, oltre che della sorella della Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, il presidente Mahmud Ahmadinejad ha definito le manifestazioni del giorno dell'Ashura "una nauseante mascherata" orchestrata da "americani e sionisti". E in serata dalla televisione di stato un rappresentante della Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei ha fatto partire la minaccia più dura, evocando la pena di morte per i leader dell'opposizione. "Coloro che stanno dietro all'attuale sedizione - ha detto l'ayatollah Abbas Vaez-Tabasi, che rappresenta Khamenei nella provincia di Khorosan (nord-est) - sono 'mohareb' (nemici di dio) e la nostra legge islamica (Sharia) è molto chiara su come vanno puniti". In sintesi: pena di morte.Il maggiore partito riformista, Mosharekat, aveva però dato una diversa versione, denunciando quelli che aveva definito gli "attacchi di forze militari contro gente indifesa" e aveva affermato che i responsabili governativi devono "chiedere perdono al popolo" e "tornare alla Costituzione" se vogliono"uscire dalla crisi in atto".Lo scontro ha coinvolto anche i Paesi occidentali, in particolare la Gran Bretagna e gli Usa, che avevano condannato la repressione violenta delle proteste. Il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, ha detto che "se Londra non cesserà di dire stupidaggini sui recenti avvenimenti, riceverà un pugno in bocca". E una nota formale di protesta per le "interferenze" britanniche è stata consegnata all'ambasciatore a Teheran. Da parte sua, il presidente del Parlamento, Ali Larijani, ha affermato che le promesse di cambiamento di Obama negli ultimi mesi erano solo "una mossa opportunistica per colpire gli interessi dell'Iran e dei musulmani".A dare la misura del livello degli attacchi verbali in atto è un editoriale di Hossein Shariatmadari, direttore del più importante quotidiano conservatore iraniano, Keyhan, che ha accusato implicitamente il leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi di essere il mandante dell'uccisione di suo nipote Ali Habibi Mussavi, morto durante le manifestazioni di domenica scorsa a Teheran. La polizia ha detto invece che l'uomo è stato ucciso da "terroristi" e che non partecipava nemmeno allemanifestazioni. La televisione di Stato ha riferito che oggi decine di migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni pro-governative in varie città dell'Iran e una più grande è convocata per domani a Teheran. In un comunicato i Pasdaran hanno affermato che "la sedizione" nel Paese "è arrivata alla sua fine" e che coloro che l'hanno pianificata "ne dovranno pagare il prezzo". I Guardiani della rivoluzione hanno indicato i colpevoli nei "nemici della rivoluzione, le spie, i mezzi di stampa stranieri ed elementi interni".Le operazioni degli apparati di sicurezza lasciano intendere che il regime è deciso a mettere fine alla protesta, cominciata con la contestata rielezione di Ahmadinejad nel giugno scorso. Dopo le centinaia di arresti avvenuti durante le manifestazioni di domenica, negli ultimi due giorni si sono susseguite le incarcerazioni di esponenti riformisti, otto dei quali giornalisti. In prigione è tornato anche Shahpur Kazemi, cognato di Mussavi, già incarcerato quest'anno per quattro mesi. Un altro arresto 'eccellentè è quello di Nushin Ebadi, sorella della Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, che ha dato la notizia dal sito Internet Rahesabz. Secondo Shirin Ebadi, la sorella, docente alla facoltà di Medicina, non svolge alcuna attività politica ed è stata arrestata solo per esercitare "pressione" su di lei e indurla a cessare ogni attività in difesa dei diritti umani. La domanda che tutti si pongono è se e quando verranno arrestati anche Mussavi e l'altro leader dell'opposizione, Mehdi Karrubi. Larijani, ha fatto oggi una distinzione tra quelli che ha definito gli "anti-rivoluzionari" scesi in piazza domenica e i capi del cosiddetto 'movimento verdè. Per i primi ha chiesto "le punizioni più severe". Per quanto riguarda Mussavi e Karrubi, pur senza nominarli, ha riconosciuto i loro meriti rivoluzionari del passato ma ha chiesto loro di "tornare in sè e prendere nettamente le distanze" dai manifestanti.
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