lunedì 22 aprile 2024
Il messaggio vocale, inviato dalla prigione dove si trova l'attivista 52enne, dopo che le autorità hanno intensificato la repressione che obbliga a obbedire al rigido codice di abbigliamento
L'immagine di Narges Mohammadi proiettata sulla facciata del Grand Hotel di Oslo, il 10 dicembre scorso durante la cerimonia di consegna del Nobel ai parenti della attivista 52 enne in carcere in Iran

L'immagine di Narges Mohammadi proiettata sulla facciata del Grand Hotel di Oslo, il 10 dicembre scorso durante la cerimonia di consegna del Nobel ai parenti della attivista 52 enne in carcere in Iran - Ansa

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L'attivista iraniana Narges Mohammadi, vincitrice del Premio Nobel per la pace 2023, ha esortato i suoi connazionale a protestare contro una "guerra su vasta scala contro le donne" dopo che le autorità hanno intensificato la repressione che obbliga le donne a obbedire al rigido codice di abbigliamento islamico.

Mohammadi ha esortato le donne iraniane a condividere le loro storie di arresti e violenze sessuali per mano delle autorità tramite la sua pagina Instagram. Con l'aumento delle tensioni internazionali in Medio Oriente, le autorità iraniane questo mese hanno annunciato un'operazione a livello nazionale per imporre l'uso del velo islamico da parte delle donne, che è diventato obbligatorio subito dopo la rivoluzione islamica del 1979.
Gli attivisti hanno riferito che le donne sono state arrestate e portate nelle stazioni di polizia dalla cosiddetta polizia morale mentre l'hashtag in farsi "guerra contro le donne" è diventando trend sui social media. "Popolo iraniano, chiedo a voi, artisti, intellettuali, lavoratori, insegnanti e studenti... dentro e fuori dal paese, di protestare contro questa guerra contro le donne", ha detto Mohammadi in un messaggio pubblicato ieri notte dai suoi sostenitori sui social.
"Non sottovalutare il potere di condividere le tue esperienze. Farlo smaschererà il governo misogino e lo mettera' in ginocchio", ha aggiunto. Mohammadi ha poi accusato le autorità di condurre "una guerra su vasta scala contro tutte le donne in ogni strada dell'Iran". L'attivista ha diffuso il messaggio in una telefonata dalla prigione, hanno detto i suoi sostenitori. Privata dell'uso della propria scheda telefonica carceraria per cinque mesi, ha utilizzato quella del suo compagna detenuta Sepideh Gholian, considerata prigioniera politica dai gruppi per i diritti.
"Per anni abbiamo assistito a molte donne che hanno subito aggressioni, abusi e percosse da parte di agenti governativi", ha detto Mohammadi, 52 anni, insignita lo scorso anno del Premio Nobel per la pace in riconoscimento della sua campagna per i diritti umani in Iran, che l'ha vista trascorrere gran parte degli ultimi due decenni dentro e fuori dal carcere.)

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