martedì 16 novembre 2010
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Cambiare la legge sulla blasfemia in Pakistan perché quel che sta succedendo con Asia Bibi è «una violazione del diritto». Heiner Bielefeldt, il nuovo incaricato speciale sulla libertà religiosa delle Nazioni Unite, si schiera nettamente dalla parte della giovane cristiana. E chiede un maggior impegno internazionale sulla libertà di credere, ad esempio in Iraq. Bielefeldt, nominato all’incarico Onu con sede a Ginevra, insegna filosofia all’università di Norimberga dopo aver studiato teologia cattolica alle università di Tubinga e di Bonn; dal 1999 coordina la Commissione giustizia e pace in Germania. Asia Bibi è stata condannata a morte perché colpevole di “blasfemia”. Quale la sua posizione al riguardo?Si tratta di una violazione del diritto perché la messa a morte di una persona per una sua opinione costituisce un orribile affronto ai diritti umani. La legge sulla blasfemia in Pakistan deve essere cambiata perché pesa sulle minoranze religiose e sulla stessa comunità islamica. Con tale norma la popolazione si sente insicura.Di fronte a una simile palese violazione della libertà religiosa da parte di uno Stato è possibile arrivare a sanzioni economiche?Non sono contrario. Dico solo che bisogna essere realisti e che ad esse bisogna ricorrere come ultima risorsa. Vanno prese in considerazioni solo se non ci sono altre misure. Ma attualmente non penso siano efficaci. Comunque va ricordato che tutti i diritti umani, compresa la libertà di credere, fanno parte della cooperazione internazionale. Alla base dei rapporti di cooperazione con i Paesi del terzo mondo vi deve essere il rispetto di ogni diritto umano. La minoranza cristiana in Iraq sta subendo pesanti attacchi. Un vescovo di Baghdad ha chiesto un’indagine internazionale dell’Onu per conoscere chi opera tali stragi. Cosa risponde?La situazione dei cristiani in Iraq è orribile. Anche solo i numeri ci dicono che stanno emigrando in massa. Sono oggetto di attacchi da parte dei sunniti e degli sciiti mediante forze militari che stanno compiendo pressioni enormi. La situazione è davvero orribile. La cosa più importante da fare, con il governo iracheno in via di formazione, è garantire una sufficiente sicurezza. Se i cristiani emigreranno completamente dall’Iraq, la situazione sarà devastante. L’Onu sta lavorando per ricostruire un minimo di infrastrutture nel Paese ma la principale responsabilità resta del governo iracheno.Libertà religiosa significa, anche, poter cambiare credo. Perché così tanti casi di persecuzione per chi vuol convertirsi ad un’altra religione?Bisogna andare verso una migliore comprensione di cosa sia la libertà religiosa, anche nei forum dell’Onu. Tale libertà deve essere protetta anche nel caso di conversione. Va chiarito che cambiare credo è una questione personale garantita dalle norme internazionali. Tale libertà riguarda la dignità fondamentale dell’individuo. Ciò deve essere messo in pratica da tutti gli Stati, mentre ora ve ne sono molti (fra i 50 e i 70) che non riconoscono tale diritto, sebbene sulla carta garantiscono la libertà di credo. Vanno aumentate le pressioni internazionali, campagne di organismi non governativi e implementata l’attenzione dei media perché questo principio diventi concreto. Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno sottolineato che la libertà di credere è la dimensione fondamentale dei diritti dell’uomo.La libertà religiosa fa parte dei documenti ufficiali internazionali, in primo luogo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948 e della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966 (articolo 18). Senza la libertà religiosa l’intero sistema dei diritti umani collassa e non si sostiene.
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