venerdì 5 febbraio 2010
I rappresentanti dei perseguitati hanno consegnato ai politici europei un documento nel quale si chiede sia fatta giustizia per il passato e assicurata la pacifica convivenza. Svuotati i campi profughi Per gli attivisti è una operazione di cosmesi per gli ospiti.
COMMENTA E CONDIVIDI
Si conclude oggi la visita della delegazione dell’Unione Europea nello Stato orientale indiano di Orissa. Una visita prevista da tempo, dopo quella di novembre 2009 che si era dovuta limitare alla sola capitale dello Stato, Bhubaneswar. Proprio la possibilità inizialmente negata di visitare il tormentato distretto di Kandhamal, al centro delle persecuzioni anticristiane del 2008, aveva consigliato alla delegazione di sospendere il viaggio e di riprenderlo dopo il via libera delle autorità. E non sono mancate le polemiche per lo svuotamento dei campi profughi, per “truccare” la realtà agli occhi degli europei.Dopo avere incontrato mercoledì l’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, monsignor Raphael Cheenath, e diversi rappresentanti della società civile locale, oltre che di gruppi cattolici attivi per la difesa dei diritti delle minoranze e l’assistenza alle vittime, i 12 membri della delegazione sono entrati ieri nel Kandhamal. Lungo il tragitto verso il capoluogo del distretto, Phulbani, il gruppo ha visitato diverse località e ha incontrato rappresentanti degli sfollati e dei sopravvissuti presso le rovine carbonizzate del Centro pastorale cattolico di Nuagaon. Oggi pomeriggio, prima di ripartire, la delegazione incontrerà le autorità locali e assisterà a una sessione di uno dei due tribunali appositamente costituiti per giudicare con rito direttissimo i responsabili delle violenze che costrinsero alla fuga 50mila persone, di cui la metà finirono in campi profughi per molti mesi, e fecero una novantina di vittime, mettendo a grave rischio la presenza cristiana in queste regioni a maggioranza tribale. Ieri i rappresentanti dei perseguitati hanno consegnato ai politici europei un documento dove si dà loro il benvenuto ma si chiede anche di fare luce «non solo sulle condizioni in cui vivono molti dei nostri fratelli e sorelle, le circostanze che hanno portato a scatenare contro di noi una violenza brutale, portandoci a vivere i condizioni penose, senza diritti umani e dignità», ma anche che la visita spinga le autorità a restituire un’esistenza dignitosa a chi ha perso tutto, e a punire i responsabili, mettendo fine alle intimidazioni dei testimoni e alle violenze. Ultima, il 3 febbraio, l’aggressione a due cristiani al loro ritorno nel villaggio di Badimunda. Un visita, quella dei rappresentanti europei, contestata dai gruppi radicali induisti che, dopo avere tentato di farla cancellare premendo sul governo locale e su quello centrale di Nuova Delhi, hanno inscenato manifestazioni di protesta. La situazione resta tesa in Kandhamal. Non solo per la minaccia dei fanatici indù verso quanti rientrano nei villaggi, ma anche per le ingiustizie quotidiane ai danni, in particolare di chi è costretto a vivere ai margini dei centri maggiori, senza una possibilità di rientro sulla propria terra. Di queste migliaia di individui fanno parte i 91 cristiani costretti ad evacuare i campi di raccolta nella cittadina di G Udaigiri alla vigilia dell’arrivo della delegazione in quella che gli attivisti cattolici hanno indicato come una «operazione cosmetica» messa in atto per dare ai visitatori un quadro più positivo della situazione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: