domenica 16 gennaio 2011
Archiviato il progetto da quasi 7 miliardi di dollari. Per costruire appena 85 chilometri su 3mila era già stato impegnato un miliardo. La frontiera verrà  pattugliata con sistemi tradizonali: regolari controlli aerei e più agenti per un costo di 750 milioni. Resta la recinzione.
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La controversa barriera “vir­tuale” fra Usa e Messico co­sta troppo e non tiene fuori i clandestini. Washington la elimi­nerà. Quattro anni di lavori e un mi­liardo di dollari dei contribuenti hanno coperto solo 85 chilometri degli oltre tremila che separano il Sud dal sogno americano e nean­che in modo efficace: il diparti­mento per la Sicurezza interna U­sa stacca dunque la spina dal pro­getto voluto da George Bush e ap­paltato alla Boeing. E torna indie­tro.A pattugliare il confine fra l’Arizo­na e il Messico d’ora in avanti sa­ranno mezzi più tradizionali e me­no costosi, anche se tecnologica­mente avanzati. Il ministero met­terà in campo più frequenti e rego­lari sorvoli dell’area, sia da parte di agenti di frontiera che di droni te­lecomandati, sistemi di rilevazione di temperatura al suolo per indivi­duare il movimento di gruppi di persone, e, semplicemente, più personale di confine. Barack Oba­ma lo scorso anno, quando comin­ciarono ad emergere con forza i dubbi sull’effettiva fattibilità del nuovo “muro”, aveva infatti assun­to 1.500 guardie, fornendo all’Ari­zona anche una manciata di nuovi posti di lavoro. Di recente, il presi­dente americano ha, inoltre, tra­sferito 1.200 uomini della Guardia nazionale lungo il confine meri­dionale, quello più “battuto” dai migranti irregolari e dai trafficanti di droga per entrare negli Stati U­niti.La Boeing fin dall’inizio aveva in­vece proposto un sistema integra­to di telecamere, radar e sensori di movimento montati su una serie di torri da costruirsi lungo il confine. Ma gli intoppi negli ultimi anni so­no stati tanti che anche gli 85 chi­lometri teoricamente monitorati dal sistema SBInet, come è chia­mato, si sono rivelati “porosi”. La “cortina virtuale” proposta dal­la Boeing – per una spesa totale di quasi 7 miliardi di dollari – doveva integrarsi con il muro fisico co­struito al confine meridionale de­gli Stati Uniti e voluto sempre da George W. Bush. Di quella barriera, che ha suscita­to polemiche sia negli Usa che in Messico, sono stati fino­ra eretti oltre mille chilome­tri, non conti­nuativi, dalla California all’A­rizona al Texas.Janet Napolitano, ministro della Si­curezza nazionale, ha archiviato il fallimento della barriera virtuale di­chiarando che, per la tutela dei con­fini, non c’è una «soluzione a taglia­unica per tutte le situazioni e che un certo livello di sperimentazione è necessario». Ma ha, poi, di fatto da­to ragione ai critici della Boeing che da mesi chiedono la cancellazione del progetto. «Il nuovo metodo rap­presenta una soluzione che forni­sce un maggiore equilibrio fra co­sti e prestazioni», ha infatti conclu­so la Napolitano, che è stata anche governatore dell’Arizona. Il nuovo approccio, che coniuga tec­nologia esi­stente a una maggiore pre­senza di pattu­glie, costerà 750 milioni di dollari per co­prire l’intera li­nea di confine con il Messico.La mossa dell’Amministrazione O­bama si inserisce in un più ampio dibattito sull’immigrazione. La ca­pacità del governo Usa di control­lare la sua frontiera meridionale è considerato infatti il punto di par­tenza della riforma dell’immigra­zione che Obama spera di avviare con il Congres­so quest’anno. I repubblicani hanno finora opposto le proposte dell’Ammini­strazione so­stenendo fra l’altro che non assicurano u­na chiusura ef­ficace dei con­fini dall’in­gresso di irre­golari. Se l’Amministrazione Oba­ma vuole avere speranza di far pas­sare qualsiasi forma di legge che permetta l’uscita dall’ombra degli 11 milioni di immigrati senza per­messo di soggiorno, deve prima ga­rantire che non permetterà a una nuova ondata di messicani e cen­troamericani – dato che il Messico è il punto di passaggio per i mi­granti di tutto il Continente – di trar­re vantaggio della nuova legge.
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