lunedì 27 maggio 2024
Il Nord lancerà un satellite militare. I tre Paesi hanno deciso di accelerare i negoziati sul trattato di libero scambio. La Cina: no alla trasformazione delle questioni economiche in giochi politic
Sa sinistra verso destra, il premier giapponese Fumio Kishida, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e il premier cinese Li Qiang

Sa sinistra verso destra, il premier giapponese Fumio Kishida, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e il premier cinese Li Qiang - ANSA

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Un tentativo di rianimare un “malato” spacciato ormai per agonizzante? Cina, Giappone e Corea del Sud rilanciano uno dei pilastri della globalizzazione, in salsa asiatica: il libero scambio, da confezionare su misura sulla realtà economica dei tre Paesi. Incontrandosi a Suel, nella formula del triangolare, per la prima volta dal 2019, il premier cinese Li Qiang e nipponico Fumio Kishida, ospiti del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, hanno deciso di "accelerare" i negoziati sul trattato sul libero scambio, riscattandoli da un percorso peraltro assai faticoso: partiti a novembre 2012, i negoziati si sono arenati al sedicesimo round a novembre 2019.
Nel momento in cui sul commercio mondiale si abbattono i dazi americani con gli Usa, che seguiti dal “satellite” europeo, mirano a isolare il gigante asiatico e a rilanciare e proteggere anemici settori nazionali - esemplari i casi dell’acciaio e delle auto elettriche nonché la stretta “politica” voluta dagli usa sui chip - , dalla Cina arriva un segnale politico che va in direzione contraria: da Seul il premier cinese, come ha riferito l’agenzia Xinhua, ha invitato “ad opporsi alla trasformazione delle questioni economiche e commerciali in giochi politici o questioni di sicurezza, e di rifiutare il protezionismo, nonché il disaccoppiamento o la rottura delle catene di approvvigionamento". Non mancano stridenti contraddizioni: Giappone e Corea hanno recentemente stretto i bulloni dell’alleanza militare con gli Usa, in chiave anti cinese. Se insomma i tre leader hanno concordato di "istituzionalizzare" la cooperazione a tre, il rinnovato slancio rischia di essere zavorrato da una serie di dossier politici sempre più spinosi, a cominciare da quello relativo alle ingestibili “turbolenze” della Corea del Nord. Proprio mentre andava in scena il vertice a tre a Seul, il regime nordcoreano ha recapitato un messaggio al Giappone: lancerà un satellite da ricognizione militare entro il 4 giugno.

La risposta dei tre leader non si è fatta attendere. La denuclearizzazione della Corea del Nord e il mantenimento della stabilità nella Penisola coreana sono un "interesse comune" e una "responsabilità condivisa", hanno detto. "Abbiamo confermato ancora una volta che la denuclearizzazione della Corea del Nord e la stabilità nella Penisola coreana sono nell'interesse comune dei nostri tre paesi", ha detto, durante la conferenza stampa congiunta, il primo ministro giapponese Fumio Kishida, mentre il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, ha aggiunto che la questione è una "responsabilità e un interesse condiviso" per i tre paesi. Il premier cinese Li Qiang ha esortato, a sua volta, tutte le parti a "esercitare moderazione" nella Penisola.
"Yoon ha chiesto alla Cina, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di svolgere il suo ruolo di bastione della pace, in mezzo alle ripetute provocazioni del Nord e alla cooperazione militare con la Russia", ha detto un alto funzionario presidenziale.

Ma le acque sono agitate anche in altri contesti. Il Giappone ha avvistato navi cinesi intorno alle Senkaku, le isole contese nel Mar Cinese orientale, per un nuovo record di 158 giorni consecutivi, battendo quello precedente di 157 giorni del 2021. Lo ha riferito il portavoce del governo di Tokyo, Yoshimasa Hayashi, per il quale "il governo giapponese considera estremamente grave questa serie di navigazioni all'interno della zona contigua e di intrusioni nelle acque territoriali".
Hayashi, secondo i media giapponesi, ha fatto sapere che il premier Fumio Kishida ha espresso preoccupazione per la questione nell'incontro bilaterale con l'omologo cinese Li Qiang tenuto domenica a Seul. La disputa territoriale sugli isolotti disabitati, controllati da Tokyo ma rivendicati da Pechino con il nome di Diaoyu, è uno dei punti di maggiore attrito tra i due Paesi. La vicenda ebbe uno scossone nel 2012, quando il governo di Tokyo “nazionalizzò” alcune isole per evitare incursioni da parte di una consistenza frangia di politici nazionalisti giapponesi. La guardia costiera nipponica ha riferito di aver osservato quattro navi dell'Ufficio di polizia marittima cinese che navigavano nella zona "contigua" adiacente al mare territoriale del Giappone, vicino alla catena di isole: si tratta della fascia di 12 miglia nautiche che si estende oltre le acque territoriali.
Ad aprile, Pechino ha presentato una protesta a Tokyo dopo che un gruppo di parlamentari giapponesi ha visitato le isole contese, un viaggio che l'ambasciata cinese ha definito "provocatorio". Dopo anni di negoziati, i due Paesi hanno istituito una linea militare per scongiurare scontri inaspettati nel mar Cinese orientale, con la prima chiamata effettuata un anno fa.

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