sabato 23 dicembre 2023
L’ipotesi di un'escalation nei giorni delle feste “riformate” che si allontanano dalla Russia. Ma creano panico anche i cyber attentati. Ai ristoranti i clienti precettati per partire al fronte
I mezzi militari russi distrutti, il treno della fuga dalle zone occupate e il complesso religioso di Santa Sogia nel centro di Kiev

I mezzi militari russi distrutti, il treno della fuga dalle zone occupate e il complesso religioso di Santa Sogia nel centro di Kiev - Gambassi

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Dall’inizio di dicembre la “fiamma di Natale” brilla accanto all’altare maggiore della Cattedrale latina di Kiev. Ogni domenica serve ad accendere una delle quattro candele della corona d’Avvento. E al termine delle Messe c’è la possibilità di portare a casa la luce della speranza. Iryna Vlasenko si avvicina con una candela color azzurro. Vive in condominio a cavallo fra i quartieri di Dniprovskyi e Desnyan, dall’altra parte del fiume Dnepr che taglia in due la città, dove nella notte fra il 12 e il 13 dicembre dieci missili diretti verso il cuore di Kiev sono stati fatti esplodere dai sistemi di difesa e i detriti hanno devastato decine di abitazioni, un ospedale pediatrico, un asilo. «Conosco bene molti dei cinquantatré feriti – spiega –. E questa luce vuole essere un segno di fiducia che distribuirò anche ai vicini. Ne abbiamo bisogno».

La 'fiamma di Natale' nella Cattedrale latina di Kieva

La "fiamma di Natale" nella Cattedrale latina di Kieva - Gambassi

A meno di un chilometro, davanti a Santa Sofia, la fortezza religiosa che racconta l’identità e le radici della capitale, Olga di cinque anni si fa fotografare a fianco delle palline d’oro e blu che riempiono il grande albero di Natale. L’abete dei «cuori coraggiosi» che «ci porteranno la tanto attesa pace», ha scritto l’amministrazione comunale nel totem che lo presenta ai passanti. È una città impaurita, Kiev, che si aggrappa anche a piccoli antidoti per allontanare la stanchezza. Oltre la vita che sembra tornata all’ordinario, con le strade intasate di traffico, i negozi decorati per le festività, i mezzi pubblici affollati, c’è ben altro. C’è una comunità che sente la guerra dietro l’angolo, benché il fronte sia a settecento chilometri.

L'albero di Natale allestito dal Comune di Kiev davanti alla Cattedrale di Santa Sofia

L'albero di Natale allestito dal Comune di Kiev davanti alla Cattedrale di Santa Sofia - Gambassi

Nella capitale nessuno si fa illusione: non ci sarà la tregua di Natale. Anzi, sia la gente, sia le autorità regionali si dicono certe che i russi intensificheranno i raid nei giorni in cui l’Ucraina celebrerà il distacco definitivo da Mosca: non più la grande festa della Natività il 7 gennaio, come accadeva fino a pochi mesi fa e come rimane in Russia, ma il 25 dicembre, insieme con l’Occidente. È l’anno della grande svolta. Chiese e governo concordi nel “riformare” il Natale per farne una ricorrenza che avvicina l’Ucraina all’Europa. «Per questo siamo consapevoli che ci verrà servito il piatto della vendetta», sostiene Tatyana. Il suo appartamento è uno di quelli colpiti la notte scorsa dai resti di un drone nei pressi del centro. Si trova al 25° piano del grattacielo sventrato nella zona di Solomenskyo. «C’è stata una palla di fuoco e tutto si è incendiato – racconta ai media –. Avevamo gli estintori in casa e abbiamo iniziato a spegnere le fiamme». Poi mostra l’albero di Natale incenerito. «Ma sono distrutte anche le finestre e alcune pareti. Però grazie al cielo siamo sani e salvi».

Il grattacielo di Kiev con gli appartamenti danneggiati dall'esplosione di un drone

Il grattacielo di Kiev con gli appartamenti danneggiati dall'esplosione di un drone - Reuters

«Otto attacchi dall’inizio del mese sulla capitale – avverte il capo dell’amministrazione militare Serhiy Popko –. A giudicare da ciò che è stato lanciato, il nemico sembra tornato alla tattica dello scorso maggio quando alternava diversi tipi di armamenti. Anche adesso volano qui uno dopo l’altro droni-kamikaze, missili da crociera, missili balistici. Le incursioni potranno lievitare». E si fa strada l’idea di un “big one”, di un raid massiccio senza precedenti nonostante la città simbolo dell’Ucraina disponga della più potente contraerea statale. I due edifici danneggiati nelle ultime ore e i due feriti per le esplosioni ne sarebbero la riprova. A far crescere i timori contribuisce ciò che accade lungo la frontiera della Bielorussia, a centotrenta chilometri: Minsk ha prolungato le esercitazioni militari congiunte con l’esercito russo in otto campi di addestramento.

A Maidan, la piazza principale di Kiev, le bandiere e le fotografie in ricordo dei caduti durante la guerra

A Maidan, la piazza principale di Kiev, le bandiere e le fotografie in ricordo dei caduti durante la guerra - Gambassi

Ma non sono soltanto le offensive aeree a paralizzare la più grande città dell’Ucraina. Il Paese è ancora sotto choc per il cyber attacco alla maggiore compagnia telefonica, Kyivstar, che ha ridotto al silenzio metà della popolazione e che è stato rivendicato da un gruppo russo. «Era già accaduto che ci fossero accessi fraudolenti nei sistemi delle società di telecomunicazione dall’inizio della guerra – riferisce Andriy S., che lavora in una delle aziende concorrenti –. Ma i problemi erano stati arginati. Adesso gli hacker dicono di aver sottratto dati sensibili anche delle forze armate: mi sento di escluderlo. Però siamo di fronte a una strategia di destabilizzazione digitale che andrà di pari passo con i bombardamenti alle infrastrutture energetiche». Erano stati la piaga dello scorso inverno: migliaia di persone al buio e al freddo per i black-out dell’elettricità e del gas. Con la corsa ai generatori, ai fornellini a gas, alla legna per sopravvivere che continua anche in queste settimane.

I sacchi di sabbia davanti a un edificio nel quartiere storico di Podil a Kiev

I sacchi di sabbia davanti a un edificio nel quartiere storico di Podil a Kiev - Gambassi

Kiev è anche lo specchio del nervosismo che in tutto il Paese aumenta. La linea di combattimento arriva fin qui quando la polizia o i militari consegnano il cartellino per l’arruolamento obbligatorio. In città lo stanno facendo anche nei ristoranti. Si presentano ai tavoli e lasciano la convocazione del distretto militare ai clienti, soprattutto giovani. «È una sorta di incubo soprattutto per le nuove generazioni. Si fa sempre più fatica a trovare chi vuole partire», sostiene Andriy. E non è un caso che il presidente Zelensky abbia appena ipotizzato di mobilitare altri 500mila uomini durante la conferenza stampa di fine anno.

A Maidan, la piazza principale di Kiev, le bandiere e le fotografie in ricordo dei caduti durante la guerra

A Maidan, la piazza principale di Kiev, le bandiere e le fotografie in ricordo dei caduti durante la guerra - Gambassi

Il malcontento si tocca con mano nelle proteste. A Maidan, piazza principale della città, si sono date appuntamento le famiglie dei soldati in servizio permanente da diciotto mesi. «L’esercito è esausto. I nostri soldati non sono in grado di difendere ancora la patria», dice Alena Stenova che ha il marito ad Avdiivka, oggi teatro di una delle più feroci battaglie. Sui gradoni del municipio, ogni giorno, sono gli attivisti pro-esercito a chiedere più stanziamenti per le truppe. «Non abbandoniamo chi resiste», si legge in un cartello. Le tensioni giocano a favore di Putin: sfibrare l’intera nazione è la sua priorità.

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