martedì 19 settembre 2023
Il presidente americano Biden chiede al mondo di restare con Kiev e addita Mosca come un esportatore di morte e miseria
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Un aggressore che non si fermerà ai confini ucraini e che fa leva sulle divisioni mondiali e sui bisogni di intere popolazioni per ridisegnare l’ordine internazionale. Le parole più forti emerse oggi all’Assemblea generale dell’Onu hanno dipinto un’immagine della Russia di Vladimir Putin come una minaccia globale. Volodymyr Zelensky, in particolare, al primo intervento in persona al Palazzo di Vetro, ma anche Joe Biden e il segretario generale Guterres, non hanno esitato ad additare Mosca come un esportatore di morte e miseria che non si limitano ai cittadini ucraini. Ma, nonostante i richiami all’unità ribaditi da tutti i leader nella prima giornata di dibattito generale al Palazzo di Vetro, ci sono state eccezioni, ad esemplificare le “fratture” di cui ha parlato Guterres e che Washington sta cercando di rattoppare.

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, ad esempio, che ha sempre ha rifiutato di unirsi al regime delle sanzioni anti-Mosca o di armare l’Ucraina, ha insistito sulla necessità di una pace di dialogo e compromesso. La maggior parte degli altri leader non hanno citato Kiev nei loro interventi. Intanto dal Cremlino arrivava la conferma che Putin, grande assente a New York, a ottobre sarà a Pechino per consultazioni con il presidente cinese Xi Jinping.

Dell’offensiva diplomatica che accompagna quella militare russa ha parlato sempre Zelensky, che ha accusato la Russia di cercare il sostegno di alcuni Paesi, dei quali non ha fatto il nome, con accordi sottobanco, dietro le quinte, e li ha avvertiti che non ci si deve “fidare del diavolo”. “L’obiettivo dell’attuale guerra contro l’Ucraina è trasformare la nostra terra, la nostra gente, le nostre vite, le nostre risorse in un’arma contro di voi, contro l’ordine internazionale basato sulle regole”, ha detto il capo di Stato ucraino ai leader riuniti, aggiungendo che la Russia sta utilizzando come armi beni essenziali come il cibo e l’energia “non solo contro il nostro Paese, ma anche contro tutti i vostri”.

Zelensky ha quindi accusato Putin di genocidio per aver rapito e deportato “decine di migliaia di bambini” nei territori occupati. “Noi stiamo cercando di riportare questi bambini a casa, ma il tempo passa e cosa succederà di loro?”, ha aggiunto il presidente ucraino, accusando la Russia di spingege il mondo alla guerra finale.

È il genere di minaccia epocale della quale ha parlato anche il presidente Usa, invitando i colleghi dell’Onu a “opporsi a questa palese aggressione oggi per scoraggiare altri potenziali aggressori domani”. Biden, che ha già respinto piani di pace che comportino una cessione di territorio ucraino a Mosca, ha additato la Russia come la sola responsabile della guerra e il solo ostacolo alla pace. “Gli Stati Uniti vogliono che questa guerra finisca, nessuno più dell'Ucraina vuole che finisca, solo la Russia ha il potere e la responsabilità di farlo e ora sbarra il cammino della pace perché vuole la capitolazione e il territorio dell’Ucraina”, ha detto, raccogliendo gli applausi della sala.

Da Mosca la portavoce del Cremlino ridicolizzava Zelensky come un mendicante al soldo dei suoi “padroni americani”.

Biden è apparso consapevole che i leader davanti a lui non hanno necessariamente le risorse o la volontà di schierarsi senza riserve con gli Stati Uniti e con l’Ucrina all’interno di istituzioni internazionali che non riconoscono le loro priorità. “Abbiamo bisogno di più voci, di più prospettive al tavolo”, ha detto ribandendo la posizione degli Stati Uniti in favore di un allargamento del Consiglio di Sicurezza, già annunciata nel discorso dello scorso anno. “Stiamo avviando una serie di consultazioni con gli Stati membri per trovare terreno comune”, ha aggiunto.

Biden ha poi spinto lo sguardo oltre Usa e Europa, affermando come i colpi di Stato avvenuti “in rapida successione” in Niger e in Gabon ricordano come la lotta per il rafforzamento della democrazia “sia più urgente che mai” e sottolineando il suo sostegno ad Unione Africana e Ecowas. Ai Paesi del Sud del mondo era anche rivolto il messaggio che Washington non cerca il conflitto o la tensione con la Cina, ma è pronta “a lavorare con Pechino”.

Tra gli appuntamenti di ioggi di Biden c’era anche il suo primo vertice con i leader dei cinque Paesi centro asiatici (Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) che gli Usa cercano di corteggiare per sottrarli alla crescente influenza di Pechino sullo sfondo della sempre più stretta alleanza Cina-Russia.

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