sabato 29 ottobre 2022
Il capo dello Stato uscente ha rosicchiato buona parte dello svantaggio accumulato al primo turno del 2 ottobre: ora nei sondaggi è a 5 punti di distacco. Oggi sarà quindi sfida sul filo di lana
A destra Jair Bolsonaro e a sinistra il rivale Luiz Inácio Lula da Silva

A destra Jair Bolsonaro e a sinistra il rivale Luiz Inácio Lula da Silva

COMMENTA E CONDIVIDI

Luiz Inácio Lula da Silva è senza dubbio il favorito alle presidenziali di oggi in Brasile. Il candidato progressista, leader di una coalizione di forze che va dal “suo” Partido dos trabalhadores (Pt) alla destra moderata, però, fa fatica a sorridere. Il suo incubo sta prendendo corpo. Sulle urne aleggia lo spettro del “pareggio tecnico”.


Il rivale di ultra-destra, Jair Bolsonaro, lo incalza, sfiorando la “distanza di sicurezza” dei cinque punti: 44 contro i 49 di Lula. Al netto del margine di errore delle rilevazioni, il ballottaggio si prefigura un testa a testa. Nemmeno l’infuocato dibattito tv di ieri, ha cambiato gli equilibri, anche se il candidato progressista ha retto bene alle continue bordate dell’avversario. Un finale ben diverso dal «trionfo annunciato» prefigurato dai sondaggi fino al primo turno del 2 ottobre: i sei milioni di preferenze di cui Lula ha staccato il rivale sono stati meno della metà di quelli previsti. E, nelle ultime quattro settimane, la forbice sembra essersi ulteriormente ristretta. Se Bolsonaro s’è scagliato contro gli analisti, “colpevoli” di sottostimare la sua popolarità, in realtà, molti sono i fattori che spiegano l’errore di valutazione.

Di certo, la mossa pre-elettorale del capo di Stato di ampliare il sussidio ai più poveri senza copertura per il prossimo anno, ha contribuito a far crescere i consensi nei gruppi con meno risorse, tradizionali sostenitori di Lula. Su quest’ultimo ha pesato anche il profondo astio di una quota importante della popolazione nei confronti del Pt per i passati scandali di corruzione. Se, come si evince dalle decisioni della Corte Suprema, la maxi-inchiesta “Lava Jato” non è stata imparziale, è vero che il partito ha attraversato una crisi oggettiva, riconosciuta dallo stesso Lula. Non a caso, nell’ultima fase, quest’ultimo ha cercato di catalizzare l’attenzione sulla sua persona, puntando sulla memoria del doppio mandato, terminato con la popolarità alle stelle.
Quella appena terminata, inoltre, è stata una campagna anomala. La più violenta del Brasile post-dittatura. In media, ogni giorno, sono stati registrati due aggressioni con movente politico e una decina di persone è stata uccisa. L’episodio più clamoroso ha avuto per protagonista l’ex deputato Roberto Jefferson, alleato di Bolsonaro e sostenitore delle armi libere, agli arresti domiciliari nell’appartamento di Rio per aver cercato di intimidire i giudici della Corte Suprema. Domenica scorsa, l’ex politico si è barricato in casa e ha sparato oltre cinquanta proiettili e tre granate contro gli agenti arrivati per riportarlo in carcere per ordine della magistratura, ferendone due. Seppure l’attuale presidente abbia subito preso le distanze dal gesto, il centro-sinistra lo accusa di essere responsabile del clima incandescente.

In effetti, il fantasma dei brogli evocato dal leader e la minaccia di non riconoscere i risultati hanno innalzato la temperatura politica. Come pure le ripetute critiche al massimo tribunale. La diffusione delle fake news sull’avversario ha raggiunto livelli allarmanti tanto da spingere gli alti togati a dotarsi di ampi poteri di intervento per impedirne la circolazione nelle reti sociali. Perfino sacerdoti e vescovi sono stati fischiati e le omelie interrotte da fedeli che le consideravano poco equidistanti perché parlavano di povertà. Il fronte progressista, da parte sua, non ha disdegnato la disinformazione per colpire il candidato ultra-conservatore, definito «genocida», «massone» e «pedofilo». L’imbarbarimento in atto ha preoccupato anche papa Francesco che, dopo l’intervento all’Udienza generale di mercoledì, ieri, nell’incontro con i vescovi brasiliani, come hanno riferito questi ultimi, ha ribadito di aver affidato il Paese alla Vergine di Aparecida, sua patrona, affinché «gli dia pace durante le elezioni». Sulla stessa linea il messaggio pre-elettorale della Conferenza episcopale brasiliana. Rimarginare le ferite sociali, insieme alla lotta alla crescente povertà, sarà la vera battaglia che da domani dovrà affrontare il nuovo presidente.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: