lunedì 14 agosto 2023
 La guerra torna sul Mar Nero, colpi sulle navi del grano e razzi su Odessa

ANSA

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Con la lunga linea del fronte in sostanziale e sanguinoso stallo, è ancora una volta il Mar Nero a ospitare, nella guerra in Ucraina, gli episodi più significativi della diplomazia continuata con altri mezzi. Otto missili Kalibr e 15 droni sono partiti nelle prime ore di lunedì dalle navi russe alla volta di Odessa, sede del comando navale e primo porto ucraino. L’artiglieria antiaerea è riuscita a respingere l’attacco, portato con tre distinte ondate. I detriti in caduta hanno tuttavia danneggiato oltre 200 abitazioni, quattro strutture sanitarie, un dormitorio studentesco e un centro commerciale, causando il ferimento di tre persone.

Il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, giustificato da Mosca con la mancata ricezione delle richieste legate alla facilitazione delle proprie esportazioni, ha prodotto invece la sua prima occasione d’attrito. Domenica le teste di cuoio della Marina russa, precedute da colpi d’avvertimento, si sono calate da un elicottero sul ponte del mercantile battente bandiera di Palau “Sukru Okan”, sordo alle prime ingiunzioni della nave di pattuglia Vasily Bykov, che ne aveva intimato l’arresto. La perquisizione non ha dato alcun esito, e dalle acque sud-occidentali la nave mercantile ha potuto proseguire la navigazione, seguita dal portale Refinitiv fino al porto di Sulina, in Romania.

Il ministro della difesa Shoigu ha sostenuto che la Sukru Okan fosse diretta invece verso il porto ucraino di Izmail. «L'ispezione forzata è una chiara violazione del diritto internazionale del mare, un atto di pirateria» ha commentato su X – nuovo nome di Twitter – il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. Le autorità russe hanno interrotto ieri in Crimea il traffico delle auto sul ponte di Kerch. Sabato una raffica di missili S-200 destinata alla struttura era stata abbattuta dai sistemi di difesa. Dal 2018 il viadotto lega, su asfalto e rotaia, la penisola occupata quattro anni prima al territorio russo, svolgendo un ruolo fondamentale nella logistica del conflitto in atto.

La Turchia, che del “caso Sukru Okan” si occupa in queste ore con il Ministero della Difesa, sta intensificando il lavoro diplomatico per la definizione dei dettagli relativi al colloquio fra i presidenti Putin ed Erdogan, da tempo annunciato. Previsto fra gli ultimi giorni d’agosto e i primi di settembre, verranno prese in esame le relazioni bilaterali, l'Ucraina e la questione dell'accordo sull'export di grano, promosso da Ankara e dall’Onu nel luglio del 2022.

L’interruzione sta causando enormi difficoltà all’economia ucraina e minaccia pesantemente le scorte alimentari di numerosi e fragili Paesi africani, mediorientali e asiatici. Fra le trincee, le piccole aree conquistate dall’esercito ucraino intorno alla devastata città di Bakhmut hanno spinto gli strateghi russi a orientare l’offensiva a nord, in direzione Kupyansk, costringendo il comando del Donetsk a chiedere l’evacuazione a 37 villaggi nell’area distesa sul segmento del fronte che comincia a Kramatorsk.

Fra coloro che si oppongono all’esodo anche i genitori di 388 bambini. Tutti potrebbero essere costretti a lasciare forzosamente le loro case, ha affermato Pavlo Kyrylenko, capo dell'amministrazione militare regionale. La criticità della situazione si desume dalla visita che Volodymyr Zelensky ha fatto ieri alla 22ma brigata meccanizzata, impiegata nella battaglia a est: «Abbiamo discusso con il comandante della brigata i problemi affrontati dai combattenti e le proposte per la loro soluzione», ha detto il presidente su Telegram.

Sul versante meridionale, dove le forze ucraine investono molti uomini e mezzi nel tentativo di rompere la continuità territoriale fra Donbass occupato e Crimea, un raid compiuto dai russi con missili S-300 ha centrato ieri notte il villaggio di Stepne, regione di Zaporizhzhia, uccidendo due coniugi settantenni e ferendo una donna di 64 anni.


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