domenica 17 luglio 2011
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«Being catholics in China». «Essere cattolici in Cina»: è questo il titolo del blog, in inglese e in cinese, lanciato in rete martedì scorso da Fides, l’agenzia stampa internazionale afferente alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il dicastero vaticano che ha competenze dirette per quasi tutta l’Asia. «Questo blog è stato creato da Fides per avere uno scambio con i fratelli e le sorelle della Chiesa in Cina», si legge nel sottotitolo del blog, mediante il quale il dicastero vaticano vuole quindi avere un colloquio diretto con i fedeli cattolici che vivono oltre la Grande Muraglia. Il primo tema affrontato da questa nuova iniziativa vaticana, è stato quello relativo all’ordinazione episcopale illecita consumatasi il 29 giugno a Leshan, con una serie di dodici domande e risposte che conservano la loro attualità anche dopo la nuova ordinazione illecita verificatasi ieri a Shantou. Le prime sei riguardano la situazione canonica in cui si è venuto a trovare il vescovo consacrato illecitamente, le altre la posizione invece dei vescovi consacranti.Innanzitutto si ribadisce che il neovescovo di Leshan è stato dichiarato formalmente scomunicato. Il che vuol dire che gli è «proibito» di: «celebrare la Santa Messa, amministrare/ricevere sacramenti, o di mantenere qualsiasi ufficio ecclesiale». E che, sebbene ordinato vescovo, «non ha nessun potere di governare la diocesi». Così, spiega il blog, «preti e fedeli (eccetto per grave causa, ad esempio in punto di morte) devono non solo evitare di ricevere i sacramenti da lui, ma anche tenerlo lontano dal celebrare ogni forma di liturgia o cerimonia ecclesiale, e sospendere la liturgia o la cerimonia nel caso egli non osservi la proibizione». Ovviamente il vescovo consacrato illecitamente (che in tutto il testo del post viene sempre qualificato come “father" e quindi come semplice sacerdote) potrà essere perdonato ma solo dopo che ne abbia fatto richiesta e abbia ottemperato «meticolosamente» alle istruzioni che gli verranno fornite dalla Santa Sede. E comunque anche dopo la rimozione della scomunica non potrà esercitare il ministero episcopale.Differente è la situazione di vescovi consacranti. Per loro non è stata dichiarata formalmente la scomunica. Per essi si procederà caso per caso. Ciascuno di loro dovrà dimostrare alla Santa Sede di essere stati costretti a compiere il grave atto. Ma fino a quando non avranno dimostrato ciò si troveranno nello stato di “presunta imputabilità” e quindi non possono continuare ad esercitare il loro normale ministero episcopale. Il loro primo dovere quindi è di «contattare immediatamente la Santa Sede per essere perdonati e per spiegare le ragioni per cui hanno partecipato all’ordinazione episcopale illegittima e attendere la risposta dalla Santa Sede». Così anche se un vescovo consacrante ritenesse in coscienza di non essere incorso nella scomunica, ciononostante, fino a quando la sua posizione non sarà chiarita con la Santa Sede, i preti e i fedeli devono evitare di ricevere sacramenti da loro amministrati, «non perché i preti e i fedeli sono nella posizione di giudicare la coscienza del vescovo in questione, ma perché la “presunta imputabilità” non è ancora rimossa».
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