mercoledì 13 gennaio 2021
Pechino maglia nera dei diritti umani per la repressione ad Hong Kong e contro le minoranze. Nei 4 anni di Trump «erosa la credibilità degli Usa all'estero». Diritti umani violati in molti Paesi
La repressione delle proteste a piazza Tienanmen nella primavera 1989

La repressione delle proteste a piazza Tienanmen nella primavera 1989 - Ansa

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«Dopo quattro anni con al potere Trump, indifferente e spesso ostile ai diritti umani, la presidenza Biden rappresenta una opportunità per un cambiamento fondamentale», ha esordito Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, presentando a New York il "World Report 2021" che fotografa la situazione dei diritti umani in 100 nazioni.

Quattro anni di "vuoto" che hanno lasciato il segno, ed «eroso la credibilità degli Stati Uniti all’estero. La condanna statunitense di Venezuela, Cuba o Iran è suonata vuota come, in parallelo gli elogi a Russia, Egitto, Arabia Saudita o Israele», ha aggiunto Roth, ex procuratore federale. Scontate le speranze dell’Ong statunitense verso la nuova Amministrazione democratica, anche se nel frattempo «altri governi si sono fatti avanti per difendere tali diritti. L’amministrazione Biden – ha aggiunto il direttore di Hrw – dovrebbe cercare di unirsi e non sostituirsi a questo nuovo sforzo collettivo, mentre gli altri governi dovranno continuare l’impegno nella difesa dei diritti umani senza dipendere da quello che fanno gli Stati Uniti».

È questa la "nuova frontiera" per la più importante organizzazione umanitaria statunitense. Si sono infatti create nuove coalizioni per proteggere i diritti: i governi dell’America Latina e il Canada in Venezuela, l’Organizzazione della cooperazione islamica per difendere i Rohingya, numerosi governi europei sono intervenuti ad esempio in Bielorussia, Arabia Saudita, Siria ed è cresciuta una coalizione di Paesi pronti a condannare la persecuzione degli Uiguri in Cina.

Ed è infatti a Pechino che viene assegnata la maglia nera nella violazione dei diritti umani nell’anno appena concluso: «La Cina è nel pieno del suo periodo più buio sul fronte dei diritti umani dal massacro di Tienanmen del 1989», denuncia il direttore di Human Rights Watch, additando la repressione delle minoranze etniche nello Xinjiang, Mongolia e Tibet, la repressione politica a Hong Kong e il tentativo di insabbiare l’insorgenza della pandemia da Covid-19. Una situazione «emblematica del peggioramento della situazione dei diritti umani sotto il presidente Xi Jinping», ha affermato Roth.

Anche la pandemia da Covid-19 ha avuto pesanti ricadute sui diritti delle persone: è aumentata la forbice delle diseguaglianze sociali ed economiche, come sono in crescita le discriminazioni ai danni di migranti e minoranze in tutto il mondo, Europa compresa. Oltre che in Cina, sempre molto problematica è pure la situazione in Russia, ma altri Paesi con derive autoritarie hanno sfruttato l’emergenza socio-sanitaria per governare con il "pugno di ferro". Una tendenza che Hrw denuncia in particolare in Egitto e in Ungheria. «Basta essere indulgenti, Egitto e Cina sono dittature. Il business non è sovrano. Dopo Regeni, l’Italia non deve più vendere armi ad Al Sisi» ha concluso Roth.

Anche per l’Unione Europea «è stato un anno impegnativo per la protezione dei diritti: alcuni Stati membri stanno scivolando sempre più verso un governo autoritario», è stata l’analisi di Benjamin Ward, responsabile di Hrw per l’Europa. La malattia e le conseguenze economiche dei lockdown in alcuni casi sono state il pretesto per alcuni governi per rafforzare il potere, promuovere politiche anti-diritti, limitare le libertà.




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